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Published: January 29th 2012
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Si avverte una strana sensazione entrando via terra in India dal Bangladesh, come quella di essere arrivati in un paese molto piu' avanzato dove tutto e' perfettamente funzionante e ben organizzato, quasi come se dal terzo mondo si stesse salendo di un livello fino al secondo; naturalmente non ha senso fare di queste classificazioni, e comunque so bene che in India non tutto e' proprio cosi' ben sviluppato e pulito come il suo scintillante posto di frontiera dotato di computer nuovi di zecca e aria condizionata; di certo fa impressione se paragonato alla casupola buia e maleodorante della dogana bengalese, dove tutti i miei dati sono stati trascritti su un grosso ed impolverato libro mastro estratto da un vecchio armadio di legno scricchiolante.... Ma qui siamo lontani da tutto e da tutti, nella nuova frontiera del paese, lo sperduto e selvaggio Nord-Est. Il Tripura, dove mi trovo ora, e' quello che tra tutti i piccoli stati della zona offre le condizioni piu' propizie per lo svilupo economico, con un terreno in gran parte pianeggiante e buone vie di comunicazione: l'ideale per favorire l'arrivo in massa di genti da tutte le parti del subcontinente, in particolare dal West Bengal; e poi l'antica
tradizione induista di gran parte della popolazione locale ne ha favorito l'integrazione, rendendo questo stato decisamente il piu' "indianizzato" rispetto a tutti gli altri suoi turbolenti vicini.
Agartala, la capitale, e' una citta' in rapida espansione ma dal centro sorprendentemente tranquillo e ben sviluppato attorno all' imponente ex palazzo del maharaja, attualmente dall'aspetto alquanto dimesso ma opportunamente in fase di ristrutturazione; qui mi posso godere tutte quelle frivole comodita' da ventesimo secolo che in Bangladesh mi era cosi' difficile trovare: uso diffuso della linua inglese, bevande ghiacciate, una moltitudine di negozi e ristoranti ma soprattutto un chiaro ed efficace sistema di mezzi di trasporto; e poi una nuova religione, l'induismo, che puo' pero' anche comportare tutta una serie di rischi e pericoli, come per esempio il tentativo di ordinare per pranzo degli spiedini di manzo! Fortunatamente non sono caduto cosi' in basso, ma ho comunque attirato su di me tutta una serie di sguardi adirati quando, dopo essere stato colpito con una testata, convinto di essere ancora in terreno neutrale, ho tirato un sonoro pugno sul groppone di un giovane vitello girovago che mi aveva per non so quale motivo preso di mira; accortomi immediatamente delle espressioni sconcertate e
meravigliate dei numerosi passanti, ho cercato allora di rimediare comprando al volo due banane da offrire, seppur contro voglia, al sacro animale cosi' tanto amato e rispettato da tutti gli indigeni del luogo....
Riuscito ad abbandonare indenne la citta', decido di tralasciare la visita al piu' volte raccomandato Neermahal palace per dirigermi invece a Nord, verso zone un tempo infestate dalla guerriglia, ma ora decisamente piu' tranquille, dove si nasconde un sito che si rivelera' una vera e propria perla nascosta e dimenticata dai piu': l'antico centro religioso di Unakoti. Qui, tra l'undicesimo ed il dodicesimo secolo dopo Cristo, su ripide pareti rocciose sono state scolpite una grande quantita' di immagini di divinita', tra cui delle imponenti teste di Shiva dalla capigliatura rasta, volti di Vishnu ed una serie di simpatici panciuti Ganesha, il tutto nascosto dalla densa foresta che ricopre questa regione scarsamente popolata e lontana dalle maggiori vie di comunicazione: senza dubbio luogo che merita di essere visitato e che, grazie alla sempre piu' salda pacificazione di quese zone, non potra' che cominciare ad attirare un numero sempre piu' elevato di visitatori in cerca di nuove emozioni e luoghi inesplorati fuori dai sentieri piu' battuti del turismo
di massa.
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