Lezioni di vita / La vita da un balcone


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Senegal's flag
Africa » Senegal » Saint-Louis Region » Saint-Louis
December 31st 2019
Published: January 9th 2020
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E' ormai sempre piu' comune da parte dei viaggiatori via terra lungo la costa occidentale dell'Africa, cercare di evitare la famigerata frontiera tra Mauritania e Senegal posta nella citta' di Rosso: qui i cordiali doganieri mauritani, che ti hanno accolto col sorriso e a braccia aperte entrando dal Marocco, si trasformano in veri e propri vampiri assetati di sangue, in questo caso dei vostri soldi; faranno di tutto per estorcervi le ultime Ouguiya rimaste nel vostro portafogli inventandosi ogni piu' ridicola scusa. Caldo, traffico e confusione non fanno che aumentare il disagio ed il tempo necessario per superare quelst'ultimo ostacolo prima di poter uscire finalmente dal paese. La soluzione? Usare il valico alternativo di Diama. Si tratta di un piccolo villaggio sperduto in mezzo alle paludi non raggiungibile direttamente dalla capitale Nouakchott, e qui sorge dunque il primo problema: scesi allo svincolo per la frontiera, si deve attendere un veicolo di passaggio verso quella direzione oppure che uno di quelli in attesa si riempia e sia pronto per percorrere questi ultimi trenta chilometri. Sto parlando delle temibili "sept place", quasi sempre delle vecchissime Renault 21 Nevada, Peugeot 504 o 505 SW che, come dice il nome, riescono a caricare almeno 6 passeggeri oltre all'autista nei 5 posti per cui l'auto e' stata fabbricata nei lontani anni '70. E' cosi' che, schiacciato come una sardina, mi dirigo verso il confine immerso in un idilliaco, finalmente verde, paessaggio fatto di paludi popolate da migliaia di uccelli migratori, alcuni simpatici facoceri ed i soliti, onnipresenti camperisti europei. Siamo nel Parco Nazionale di Diawling e qui sorge un problema: il ranger posto al suo ingresso esige il pagamento di ben 200 ouguiya (5 euro) per il transito nell'area protetta! Dalle mie poche fonti non ho mai avuto notizia di nessun pagamento dovuto per cui rispondo con un risoluto "no" alla richiesta di denaro ma la guardia sembra decisa a riscuotere e mi mostra anche un cartello che effettivamente richiede il pagamento per l'entrata al parco, al che io replico di essere solamente in transito attraverso di esso; nulla da fare, o pago o rimango fermo qui! Comincia cosi' un lungo dibattito fatto di poco francese e molti gesti con cui cerco di comunicare la mia assolita indisponibilita' a pagare; sfortunatamente gli altri passeggeri del taxi sono bloccati qui con me in attesa che la situazione si risolva. Si scaldano gli animi, si alzano le voci, tento una palesemente finta telefonata all'ambasciata, ricordo i presunti fondi che l'Unione Europea invia per il mantenimento del parco ma il discorso ritorna sempre al solito punto: devo pagare, non pago. Alla fine uno dei miei compagni di viaggio mi impartisce una lezione di vita che dovro' tenere in considerazione per il prossimo futuro: non posso comportarmi in questo modo con un ufficiale di polizia davanti ad altre persone, non devo assolutamente sminuire in pubblico la sua autorita'; dovro' scusarmi profusamente e dire semplicemente che non ho soldi (l' "argent") con me e non posso permettermi di pagare, trasformandomi agli occhi di tutti i presenti in un poveraccio europeo venuto sin qui ad elemosinare la mia liberta' di passaggio; il trucco funziona, la guardia se la ride di gusto con atteggiamento di superiorita' ed io me la rido sotto i baffi contento di questo bagno di umilta' che spero mi ritornera' utile per gli attraversamenti di frontiera che mia attendono piu' avanti. Sono ormai in Senegal, perche' parlare ancora della Mauritania? Per il semplice fatto che prima di andarmene sono riuscito a procurarmi un ultimo ricordo del paese sotto forma di un leggero malore intestinale (dannato cibo di strada di Nouakchott...) che mi costringe fermo qui a Saint-Louis in attesa di un ritorno alla piena salute. Ho trovato comunque un comodo alloggio nel centro di questa caratteristica citta' coloniale dall'atmosfera francese retro' nell'affidabile Auberge de la Vallee, dal cui balcone in pieno centro mi godo comodamente la vita del luogo che scorre sotto i miei occhi: il fornaio e' a venti metri e gia' dalla prima mattina l'odore delle baguette calde arriva fino alla mia camera, un dormitorio con 10 letti; un baracchino sul marciapiede proprio qui all'incrocio serve te', uova e panini per colazione mentre di sera si trasforma in una minuscola griglieria; il giornalaio e' a dieci metri, come pure un piccolo ristorante che per pranzo serve deliziosi piatti di riso e pesce; per la strada c'e' sempre gente ma mai troppa, scarsissimo anche il traffico di automobili, qualche calesse e sparuti turisti europei. Mi riempio lo stomaco di banane e bevo le prime birre dopo quasi un mese: non male come temporaneo ricovero dove fermarmi a riposare per riprendermi dai consueti malanni che prima o poi affliggono il viaggiatore che si ritrova a vagare da queste parti....


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