Primo giorno in Terra del Fuoco


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South America » Argentina » Tierra del Fuego » Ushuaia
March 4th 2009
Published: March 10th 2009
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Quando arrivo nel Bed and Breakfast a Ushuaia sono quasi le quattro, troppo tardi per una qualsiasi escursione organizzata per le mete nei dintorni (canale di Beagle, parco Tierra del Fuego o altro).

Il tempo è grigietto, si scorge solo qualche sprazzo di azzurro oltre le montagne più prossime, dove è ormai territorio cileno.

A Ushuaia, se non ti giri verso l'entroterra, dove guardi è Cile. Cile le montagne, Cile le isole al di là del canale di Beagle.

Penso che la cosa migliore si comunque girare un po' intorno per dare un'occhiata al paese approfittando della luce per poi decidere il da farsi.

La parte centrale di Ushuaia ha strade squadrate. Quelle trasversali al mare, scendono ripide come quelle di San Francisco, un isolato in discesa ripida, uno in piano.
Non mi stupirei di vedere saltare le auto come nei film visto che tra l'altro, i limiti di velocità mi sembrano bellamente ignorati.

Nella baia attirano la mia attenzione una nave abbandonata e la gran quantità di uccelli per il resto, forse anche a causa del tempo bigio, non mi posso dire folgorato.

La sensazione di trovarsi davvero ai margini del mondo è forte. Avevo provato qualcosa di simile solo a Ísafjörður o a Seyðisfjörður, in Islanda. Nulla di strano in fondo che l'estremo nord e l'estremo sud si somiglino. Qui però qualcosa nelle case, come sono costruite forse, o la loro organizzazione in isolati precisissimi, detti quadros, mi fa pensare anche a una base militare.

Nel mio girovagare per la città mi ritrovo davanti all'ufficio turistico e, dopo avere raccolto le informazioni necessarie a organizzarmi la giornata successiva e la partenza da Ushuaia verso Punta Arenas, salto al volo sul sightseeing tour che sta per partire.

Il giro comincia mostrando le costruzioni storiche della città o quelle che ospitano le istituzioni locali, si passa poi all'interno della base militare e poi, attraverso una lingua di terra che congiunge due lati della baia, si arriva al vecchio aeroporto che adesso è utilizzato solo per voli turistici. C'è anche esposto un aereo che pare sia stato il primo a volare su Ushuaia in passato.

La vista della città da qui è notevole, specialmente dalla baia enserrada (chiusa) un catino d'acqua che d'inverno veniva usato come pista di pattinaggio. I riflessi delle montagne nello specchio d'acqua sono bellissimi.

Durante il giro ci vengono mostrate una serie di villette marroni che sono state costruite da operai italiani a inizio secolo per i militari della base. Interessante sapere che

Il giro si conclude di lì a poco lasciandomi di fronte all'ingresso del museo, ospitato all'interno della base militare. Interessante sapere che a quei tempi, gli operai italiani erano un migliaio per una città che contava circa duemila abitanti. Non mi sembra di notare però una grande influenza italiana a Ushuaia, al di là del collegio Don Bosco.

Ushuaia nasce come colonia penale, metodo usato dal governo argentino per ribadire il possesso su questa remota parte del continente. Solo Peron, negli anni '50, ha chiuso la colonia penale trasformandola in base militare.

La costruzione che ospita il museo è il carcere, con la sua caratteristica architettura a raggi. Le celle sono piccole ma non terrificanti. Per il resto il museo che è storico e marittimo non offre tantissimo.
Interessante sapere che da qui è evaso solo un anarchico di origine polacca e nessun altro date le condizioni atmosferiche estreme.

Altra cosa interessante del museo e la ricostruzione, all'aperto del faro detto 'della fine del mondo', che si trova a San Juan de Salvamento ed è stato reso famoso da una novella di Giulio Verne.

Intanto comincia a piovere e così ritorno al B&B non prima però di comprare i biglietti per le escursioni del giorno dopo e quello per l'autobus per Punta Arenas.

Dopo un po' di sana navigazione in Internet mi dedico alla cena. Essendo parecchio affamato, decide di rimandare l'assaggio della Centolla (pronunciata Sentosgia), il locale granchio gigante, anche perché dissuaso dall'averne visto uno tirare fuori dall'acquario per essere messo in pentola. Non ho mai amato questa forma di assassinio su commissione fatto a danno di Aragoste, Granchi e altri pesci. Preferisco non conoscere personalmente le bestie che mangio.

Fatta questa premessa, mentre fuori la luce è ancora tanta, mi godo un magnifico cordero (agnello) asado al ristorante la Estancia. La porzione è notevole ma è tanto buono che non so dire di no a un secondo giro
propostomi. Anche il dolce è molto interessante. Trattasi di crepes con dulce de leche (di cui parlerò in seguito) coperte di zucchero caramellato, alla maniera della crema catalana.

Comincio a sentirmi in ferie.


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