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Published: December 27th 2018
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Da un po di tempo non esistono fine settimana per il popolo palestinese, eterno perdente nella lotta contro Israele e piu' in generale contro tutta l'opinione pubblica mondiale; troppo complessi i problemi e troppo stratificate le conseguenze per poterne trarre un giudizio saggio ed equilibrato, inutile chiedere ai rispettivi protagonisti un'opinione imparziale e distaccata dai propri interessi, e non saro' di certo io qui ad ipotizzarne una soluzione: troppo superiori gli israeliani e troppo grande il cuore dei palestinesi per affrontare quest' impresa. Inutile anche fare una breve introduzione alla questione perche', come qualcuno mi ha fatto notare in questi giorni (sta a voi capire se israeliano o palestinese...), la storia non puo' essere raccontata a partire da una certa data ma deve sempre essere narrata dall'inizio e quindi, trattandosi nello specifico di una storia particolarmente lunga, tanto vale non provarci neppure! Posso pero' raccontarvi quello che succede ad Hebron (Al-Khalil in arabo), in Palestina, la citta' dove si trovano la tomba di Abramo, di sua moglie e dei loro figli, in poche parole la Tomba dei Patriarchi, il secondo sito religioso piu' importante per gli ebrei dopo Gerusalemme ed il quarto per i musulmani, tanto per cambiare...
Qui, in
mezzo ad una popolazione di piu' di 150.000 arabi, poco piu' di 500 coloni israeliani vivono asserragliati nel bel mezzo del centro storico a pochi passi dal loro santuario; di conseguenza quasi un migliaio di soldati dell'esercito vi sono dislocati per tenere sotto controllo questa delicata situazione che ha finito per generare delle conseguenze alquanto paradossali. Per raggiungere Hebron si puo' scegliere tra un comodo autobus israeliano che percorre impeccabili autostrade facendo tappa qua e la' nei vari insediamenti sparsi lungo il percorso, oppure un piccolo minibus arabo che percorre sgangherate strade provinciali attraversando aspre ed aride vallate pressoche' disabitate; la tomba dei patriarchi, gia' da secoli trasformata in moschea, e' stata ora divisa in due sezioni e le due parti si ritrovano spalla a spalla a pregare sulla stessa tomba ma divisi da un cancello e da inferriate alle finestre. Una zona cuscinetto e' stata creata tra gli insediamenti dei coloni e la citta' circostante, con l'istituzione di numerosi check point tra le due parti (alcuni arabi sono rimasti a vivere fianco a fianco agli israeliani per non perdere le loro case e far ingrandire la colonia), l'innalzamento di grandi sbarramenti, torrette d'osservazione e l'impiego di chilometri di filo
spinato a guardia di questa poche case e di alcuni prefabbricati abusivi; questa zona interdetta sfortunatamente comprende anche parte del vecchio suk che da sempre animava questa parte della citta': ora i negozi sono stati sprangati e la via e' completamente deserta; in compenso, nella parte rimasta aperta, i commercianti arabi devono convivere con i loro turbolenti vicini ebrei del piano superiore che si divertono ad infastidirli lanciandogli dall'alto ogni genere di rifiuti solidi e liquidi.
Piccole schermaglie a parte, non sono di certo mancati gli episodi di violenza, tra cui quello di certo poco conciliante di un colono entrato nella moschea e messosi a sparare all'impazzata sulla folla in preghiera provocando una trentina di morti ed un centinaio di feriti; d'altra parte non bisogna dimenticare che la maggior parte degli arabi del luogo sarebbero ben contenti di fare a pezzi ogni singolo colono presente in citta'. Ma come avevo premesso, meglio non entrare troppo nello specifico, per cui vi consiglio di andare in Israele, girare la Palestina e non mancate una visita ad una colonia nei territori occupati per lasciare che sia la storia a raccontarsi da sola.....
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