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Published: December 13th 2011
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Di nuovo a Delhi, ormai per la quarta volta, abbastanza per sapere che questo non e' di certo il periodo migliore per rimanerci piu' di un paio di giorni: le notti cominciano ad essere fresche ed all'onnipresente coltre di nebbia e smog si aggiungono ora anche i fumi dei cumuli di spazzatura che vengono bruciati dalla gente costretta a dormire all'aperto, nella vana ricerca di un po di calore. Prenoto allora una branda sul Mahananda Express, il lento treno espresso che mi portera' verso gli stati nordorientali del subcontinente, meta designata di questa nuova incursione in terre indiche. La classe e' la "Sleeper", come sempre: scompartimenti aperti con 3+3 letti sovrapposti e 1+1 laterali, che durante il giorno scompaiono e si trasformano in normali posti a sedere aperti a tutti; il viaggio si trasforma cosi' in una totale esperienza sensoriale con rumori, profumi, odori, avvenimenti e situazioni di cui inevitabilmente si diventa parte integrante; e come non potrebbe esserlo quando ci si ritrova co-stretti in uno spazio in cui 3 persone si devono accomodare in un metro quadrato assieme ai loro bagagli e al viavai di venditori di te', noccioline e cianfrusaglie varie, il tutto per le 39 ore di viaggio
(8 di ritardo) fino a New Jalpaiguri....
Ed eccomi finalmente a Darjeeling, sulle alte colline del West Bengala, in quella che gli autoctoni hanno ribattezzato "Gorkhaland", ossia la terra dei gurkha, come se si trattasse di un paese indipendente. In effetti l'atmosfera che si respira e' abbastanza particolare: a piu' di 2000 metri d'altezza gli abitanti del posto sono in prevalenza nepalesi, a cui si aggiungono una miscela di bengalesi, sikkimesi, buthanesi e tibetani, che nel loro insieme creano un mix molto piu' orientale (i tratti del viso sono decisamente mongoli) rispetto al resto dell'India. E poi il paesaggio circostante e' stato da lungo tempo rimodellato dagli inglesi, che qui hanno costruito la loro maggiore stazione collinare dei tempi dell'impero, giungendo fin qui da Calcutta per rinfrescarsi durante le opprimenti calure estive delle pianure sottostanti. Effettivamente qui il clima e' davvero fresco e, ormai agli inizi di dicembre, oserei dire decisamente freddo: anche se di giorno il sole riscalda fino al punto da poter rimanere in maniche corte, al calare delle tenebre sciarpa, guanti e cappello sono d'obbligo per potersi avventurare in strada alla ricerca di un ristorante ancora aperto alle otto di sera! Cosa attrae dunque cosi' tanta
gente fin quassu'? Dalle cime qui attorno si puo' avere una magnifica visuale di alcune tra le piu' alte montagne della catena himalayana, arrivando con lo sguardo fino alla cima dell'Everest e del Lhotse. Tutto cio' naturalmente con un cielo completamente sgombro dalle nubi, cosa che dovrebbe accadere spesso proprio in questo periodo; nel mio caso pero', dopo due giorni di nebbia, mi dovro' accontentare di una sola bella mattinata passata in tranquilla contemplazione del massiccio innevato del Kanchenjunga che con i suoi 8586 metri si classifica al terzo posto tra le vette piu' alte al mondo; e poi, dopo che le nubi verso mezzogiorno rovinano puntualmente lo spettacolo, si puo' passare all'altra specialita' del posto: il te', introdotto qui dagli inglesi e coltivato intensivamente sui ripidi pendii delle colline, producendo una qualita' tra le piu' pregiate al mondo denominata proprio "Darjeeling". Per gli appassionati di treni c'e' poi la possibilita' di cavalcare il piccolo "treno giocattolo" giu' fino a Siliguri, la prima grande citta' in pianura: 2000 metri di dislivello che collegano tra loro villaggi sperduti, sferragliando tra splendide colline, aspre valli, tortuose curve a gomito e anguste gallerie: non proprio il caso di definirlo un giocattolo!
Passo
qui tre notti combattendo il freddo nell'unico modo possibile: una bolla di acqua calda sotto le coperte del mio letto e poi, anticipando l'arrivo del primo gelo stagionale, mi dirigero' astutamente a Nord verso localita' ancora piu' glaciali: nell'isolato regno himalayano del Sikkim.....
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