Ai piedi della grande montagna


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Asia » India » Sikkim » Pelling
December 6th 2011
Published: December 26th 2011
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Il Sikkim fa parte dell' Unione Indian solamente dal 1975 quando, a seguito di un contestato referendum, gli abitanti di questo antico regno himalayano hanno inaspettatamente "scelto" di rinunciare alla loro indipendenza per diventare India; la gente del posto si chiede tuttora come cio' possa essere successo, e cosi', ormai da qualche anno a questa parte, si puo' entrare in Sikkim con un semplice permesso scritto rilasciato dalle autorita' indiane e non si necessita di un visto, come quello che serve tuttora per entrare negli atri regni ancora indipendenti di Nepal e Bhutan.

Il nostro obbiettivo e' chiaro: l'avvistamento della misteriosa ed effimera montagna che ormai da giorni sfugge ai nostri occhi: la maestosa vetta del Khangchengdzonga!

E' cosi' che un italiano, un olandese ed una israeliana si danno appuntamento e si ritrovano a bordo di una jeep, Tata Sumo che qui va alla grande, e si lasciano alle spalle l'accogliente Darjeeling, scendendo verso valle attraverso fitte foreste di cedri del Giappone e verdeggianti piantagioni di te'; la strada sterrata e' via via interrotta da una serie di smottamenti causati dal recente terremoto di settembre, ma un corridoio per il passaggio e' gia' stato riaperto e il nostro autista si sa destreggiare con abilita' tra massi giganteschi e la stretta carreggiata. Dopo qualche ora di risalita arriviamo finalmente a Gangtok, la capitale, che altro non e' che una piccola cittadina la cui maggiore peculiarita', oltre all'altissimo numero di negozi di alcolici, e' la lunga via pedonale che attraversa il centro: tutta pavimentata, con siepi e panchine dall'aspetto impeccabile, davvero degna di essere paragonata a via Dante di Milano, il tutto con le dovute proporzioni, naturalmente! E poi in India, dove non avevo mai visto un via "pedonale" nel vero senso della parola, e cioe' non continuamente attraversata da biciclette, rickshaw, vacche, cani, moto, carretti, e anche qualche sporadica automobile; qui addirittura e' vietato fumare! Va detto che il Sikkim si puo' fregiare, ormai da qualche anno, del titolo di primo "stato ecosostenibile" dell'India, dove gia' sono stati banditi completamente i sacchetti di plastica per la spesa, ed il motto ufficiale e' ormai diventato "save water, drink beer"...

Da Gangtok, in una fortunosa giornata di sole, si ha la magnifica vista del versante Est del massiccio del Khangchengdzonga, la stessa che mi aveva tanto impressionato in una foto trovata su internet: una enorme piramide di neve e ghiaccio che si erge maestosa all'orizzonte; peccato che cosi' la si possa vedere solamente attraverso le lenti dello zoom di una potente macchina fotografica professionale, mentre da dove eravamo noi, sul tetto del piu' alto hotel della citta', il tutto appare come un esile cono di bianco che affiora di poco al di sopra delle piu' vicine montagne. Ancora scossi dalla delusione, ci dirigiamo prontamente verso il parcheggio delle jeep dove aspettiamo pazientemente che si arrivi al magico numero di 10 passeggeri per poter finalmente partire: in un Sumo da 8 posti il numero regolamentare di persone ammesse e' 11 piu' tutti i bambini di una certa taglia che si riescono ad inserire (viaggiano a gratis); i bagagli stanno sul tetto ma eventuali carichi fragili, come animali, uova e verdure, viaggiano al sicuro dentro con noi nell'abitacolo. Il veicolo staziona al parcheggio aspettando che i dieci passeggeri casualmente si materializzino e casualmente decidano di andare tutti verso lo stesso posto; normalmente si aspettano una o due ore, oppure anche 5, il tutto sta al momento della giornata (quello piu' propizio e' inevitabilmente alle 6 del mattino...) ed alla bravura del procacciatore che deve urlare incessantemente a squarciagola il nome della destinazione cercando di attirare verso di se i potenziali clienti. E cosi', dopo quasi due ore di ininterrotto "Pelling-Pelling-Pelling-Pelling-Pelling-Pelling!!!" riusciamo a partire alla volta di questo piccolo paesino posto a piu' di 2000 metri d'altezza e a meno di 50 kilometri in linea d'aria dalle pendici della nostra montagna, e da cui ci hanno assicurato si puo' godere di un panorama magnifico del suo versante Sud; ovviamente bel tempo permettendo....

Alla fine passeranno ben cinque giorni nella vana attesa, e soprattutto cinque lunghe e fredde notti (alle 5 del pomeriggio e' gia' buio e la temperatura si avvicina ormai agli zero gradi) passate in una lugubre sala da pranzo riscaldata solamente dall'esile fuoco acceso in un camino: infinite tazze di te' bollente, partite a poker cinese, televisione sintonizzata sulla versione bhutanese di X-factor e alle 21 tutti sotto una montagna di coperte per proteggersi dal gelo. Nelle poche ore di sole che queste tristi e nuvolose giornate di dicembre ci offrono, da Pelling si possono visitare un paio di interessanti monasteri buddisti tra cui il piu' interessante e' il Pemayangtse gompa, della scuola Nyingma, uno dei piu' antichi del Sikkim, la cui sala di preghiera e' completamente rivestita da migliaia di raffigurazioni delle manifestazioni del Padmasambhava, il Guru Rinpoche dei tibetani, colui che ha portato il buddismo dall'India su attraverso le montagne fino in Tibet.

Ma lo scopo della nostra spedizione ci appare giorno dopo giorno sempre piu' irraggiungibile e, nonostante la presenza della Montagna si faccia continuamente avvertire attraverso l'impenetrabile coltre di nuvole che si staglia all'orizzonte, decidiamo allora di dividerci e di continuare individualmente la nostra ricerca: chi a Sud, chi sempre piu' a Nord mentre io, dopo essermi spavaldamente proposto per un attacco diretto alla parete Est del massiccio, mi allontano di nascosto verso la prima jeep del mattino, che mi portera' di volata verso le calde ed assolate pianure meridionali dell'Assam.

Buona fortuna ai miei vecchi compagni di viaggio e addio, per questa volta, a questa grande maledetta Montagna che si nasconde beffardamente su nel cuore dell'himalaya....


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