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Published: March 1st 2017
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Parli di Bihar e subito pensi al Buddha, che in questo stato dell'India settentrionale ha trascorso gran parte della sua movimentata esistenza; qui il buddismo e' diventato un vero e proprio movimento religioso ed il nome stesso del paese deriva dal sanscrito "Vihar", cioe' monastero. Potrei allora dedicarmi per ore a parlare di templi e stupa, rovine di monasteri e tombe dimenticate, tra immagini sacre e monaci quasi sempre sorridenti, ma non qui, non adesso, perche'
forse non tutti sanno che il Bihar e' anche il luogo di nascita di Vardhamana Mahavira, il 24esimo Tirthankara, fondatore del Jainismo, una delle tante religioni semisconosciute che ancora vengono praticate nel subcontinente indiano; cerchero' allora di raccontarvi brevemente come funziona il tutto.
Mahavira nasce nello stesso periodo (quinto secolo prima di Cristo) e vive negli stessi luoghi del principe Siddharta, il futuro Buddha, ed anche le loro vite si rassomigliano sensibilmente, tra lussi ed agiatezze di un'infanzia aristocratica e l'austerita' degli anni della maturita'; poi l'illuminazione e la raggiunta del Nirvana, una serie di miracoli fino ad arrivare alla completa liberazione dal ciclo delle rinascite. Perche' allora, nonostante tutte queste analogie, il buddismo ha conosciuto una cosi' grande popolarita' a livello globale mentre
il jainismo e' rimasto confinato a pochi milioni di indiani? Esistono alcune teorie suffragate dalla storia, ma probabilmente la vera motivazione e' il fatto che quest'ultimo non sia altro che una versione piu' dura ed integralista del primo, senza concessioni al lusso ed all'esotismo:niente templi colorati, no a trombe e bandiere, nessun abito sgargiante; il vegetarianesimo e la non violenza si spingono fino al livello di considerare preziosa la vita di ogni singolo essere vivente: da qui i filtri sui rubinetti, la mascherine sulla bocca e la spazzola per pulire il sentiero su cui si cammina, per evitare di uccidere il seppur minimo insetto. Nessun abito sgargiante? I monaci della setta Digambara vivono assolutamente nudi! E poi l'atto supremo di adesione agli insegnamenti: arrivati ad una certa eta' ci si lascia semplicemente morire d'inedia smettendo di mangiare e bere; ma la caratteristica principale e' forse la loro totale ed incrollabile fede nella regola del Karma, per la quale tutto ma proprio tutto dipende da se stessi e dalle proprie azioni: nessun dio verra' mai a difenderti, aiutari o punirti, e da qui la definizione di "fanatici del Karma". Fortunatamente abbiamo 24 maestri di vita (i Tirthankara) a cui ispirarci, e
l'ultimo e piu' importante di essi, Mahavira, e' nato in quello che oggi e' il piccolo villaggio di Kundalpur, nel Bihar meridionale; non avendo probabilmente viaggiato molto, e' anche morto a pochi passi da qui, nella vicina Pawapuri, che oggi rappresenta uno dei piu' importanti luoghi di pellegrinaggio di questa religione.
Ma questa e' anche terra di santi musulmani (Sheik Sharfuddin Yahya Maneri a Bihar Sharif) e sikh (Guru Gobind Singh a Patna), nonche' sede delle rovine della piu' grande universita' di tutti i tempi antichi, quella di Nalanda; cio' nonostante non si puo' evitare di tornare a parlare del Buddha, che nei pressi dell'amena Rajgir ha trascorso una trentina d'anni meditando sulle colline e passeggiando tra boschetti di bambu', prima di partire per il Nord e trovare la morte a causa di un piatto di funghi cucinato malamente....
Fine della storia?
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