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Published: January 22nd 2020
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Inverno 2019/2020, Tropico del Cancro. Costa mediterrana del Marocco: fredda ed umida; costa atlantica nordafricana: ventosa e notti fredde; deserto del Sahara: di giorno un caldo atroce mentre di notte servono due coperte di lana; costa del senegambia: non male, ma l'acqua dell'oceano e' sempre terribilmente fredda; medio corso del fiume Gambia: clima quasi ottimale ma la vegetazione riarsa tutt'attorno conferma la cronica mancanza d'acqua durante la lunga stagione secca che si traduce anche in una pressoche' totale assenza di frutta sui banchi dei mercati della regione: qualche banana, mandarini dal Marocco e mele (mele!) dal Sudafrica, tutto a prezzi di livello quasi europeo. Questa parte di Africa, in inverno, rappresenta ben poco quello che idealmente intendiamo per "paradiso tropicale"; sempre meglio del lungo e buio inverno europeo comunque, ma per trovare qualcosa di piu' convincente si e' costretti a scendere ancora piu' a Sud. Ed e' cosi' che sono finito in Casamance, la mandibola di quella ipotetica testa di leone che e' il Senegal intento ad ingoiarsi il Gambia, insomma, la parte piu' meridionale del paese. Qui il paesaggio si trasforma in un tripudio di fiumi e paludi dove il confine tra terraferma ed acqua e' sempre molto labile, la
vegetazione cresce rigogliosa ed il verde ha finalmente preso il sopravvento sul giallo dell'erba rinsecchita. Ziguinchor e' solamente una tappa utile a procurarsi un facile visto per il proseguimento del cammino, poiche' la citta' in se' non rappresenta nulla di eccezionale e, costante irrinunciabile durante questo viaggio, non offre buone possibilita' di gustare la cucina locale (ad un prezzo modesto), facendomi sorgere il dubbio che in fin dei conti non esistqno reali possibilita' di godersi appieno una bella e sana mangiata da queste parti, ma d'altrone i miei gusti potrebbero essere un po' troppo complicati, ed il budget ridotto. Via allora verso Carabane, un'isola situata presso la foce del fiume Casamance raggiungibile in piroga ed anche, una volta a settimana, con il grande traghetto che collega Ziguinchor alla lontana Dakar. Qui la vita scorre mooolto pigramente, l'elettricita' arriva dal sole, pochi sono i negozi nel villaggio ed il tempo viene speso tra spiaggia, giardino della guest-house e qualcuno degli improvvisati ristorantini tra le palme. Proprio dalle palme si ricava un gustoso "vino" che ci e' stato generosamente offerto in barca da un'abitante del luogo che si stava recando nella capitale per un matrimonio, ben rifornito di fusti da 20 litri;
essendo stato appena raccolto, e quindi ancora "giovane", il suo grado alcolico non era per niente elevato, ma nel giro di qualche ora, giusto in tempo per i festeggiamenti, il suo potenziale si sara' pienamente espresso, assicurando la giusta carica per la riuscita del grande evento. Come avrete ben capito in Casamance l'islam non e' del tutto predominante ed il Senegal vero e proprio appare davvero un'altra nazione; cio' si riflette nel vino, nei maiali che tornano a popolare le strade dei villaggi e in una certa rilassatezza degli usi e costumi delle donne del posto, non piu' imbavagliate dalle regole di una religione e di un mondo arabo ormai davvero cosi' lontano...
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