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Published: December 23rd 2019
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Il Marocco delle folle (relative) di turisti finisce a Marrakesh; più a Sud comincia piano piano il deserto, ma non quello da favola composto da oasi circondate dalle dune, bensi' una landa arida e desolata interrotta solamente dalla catena montuosa dell'Anti Atlante e da una fertile valle che sbocca sulla costa nei pressi di Agadir. Andando oltre si potrebbe attraversare il nulla fino ad arrivare all'altra sponda del Sahara, propriamente chiamata "Sahel"; per fortuna la strada corre parallela alla costa e cosi' passano le ore seduto a bordo di un comodo autobus tenendomi costantemente l'oceano sulla destra e la sabbia sulla sinistra: impossibile sbagliare direzione! Scopro allora che attraversando ipoteticamente tutto il deserto da Est ad Ovest non si giungerebbe ad una spiaggia con la possibilità di immergere tranquillamente i piedi nelle acque dell'Atlantico ma ci si finirebbe letteralmente dentro. La costa, infatti, è per lo più costituita da un'alta scogliera di altezza variabile dai pochi metri fino a quote davvero vertiginose, interrotte solamente dalle profonde vallate incise da corsi di fiumi preistorici che oggi si riempiono solo in occasione delle rare pioggie che possono cadere in questo ambiente cosi' ostile; dove la valle incontra la costa si formano spesso delle
spettacolari dune di sabbia proprio in riva al mare e la poca acqua che rimane intrappolata sul terreno permette la crescita di una sparuta vegetazione rifugio degli uccelli migratori in volo lungo la rotta da e verso l' Europa. Particolarmente spettacolare sotto questo punto di vista è il tratto di costa che separa la città di Tan Tan da quella di Tarfaya. Prima pero' faccio tappa a Sidi Ifni, tranquilla cittadina affacciata sull'oceano amata da surfisti e ancor di più dai camperisti, che giungono fino a qui scappando dal grande inverno europeo e trovano in questa zona un'ospitalità cortese, tanti spazi a loro disposizione ed un clima discreto, sicuramente non freddo ma neanche poi cosi' caldo; due sono le tipologie di questo genere di viaggiatori: quelli dai capelli bianchi, a bordo di lussuosi camper ultra accessoriati, e quelli dai capelli lunghi, alla guida di vecchie carrette, molto spesso i caratteristici furgoncini Volkswagen. Siamo in una zona del Marocco che é stata per vari anni sotto la dominazione coloniale spagnola e cio' si riflette in una particolare architettura di stampo modernista, nella predilezione per la paella rispetto al più marocchino cous cous e nella conoscenza ancora molto diffusa della lingua di
Cervantes; dovro' quindi sapermi destreggiare nel mio misto di italiano-spagnolo-francese-arabo con risultati quasi sempre apprezzabili. L'atmosfera di Sidi Ifni mi ricorda un po' quegli anni '70 che non ho mai vissuto: facile sarebbe passarci qualche settimana ma il Sud mi aspetta e scendo quindi fino a Tarfaya, piccolo paesino di poche anime ancora più sonnolento ma che ospita comunque alcune attrazioni degne di nota: "Casa Mar", un vecchio edificio che spunta dal nulla in mezzo al mare, costruito dallo scozzese McKenzie alla fine dell'800 come centro per i commerci; un museo dedicato allo scrittore-aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry che qui ha vissuto per un paio d'anni mentre prestava servizio per l'Aeropostale, ed infine il relitto spiaggiato del vecchio traghetto che, fino al naufragio di una decina d'anni fa, collegava Tarfaya alle isole Canarie, davvero qui ad un tiro di schioppo. Non male per un villaggio disperso nel nulla e semisommerso dalle sabbie! Qui finisce il Marocco, chissà cosa mi riserverà il deserto scendendo ancora più verso Sud....
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