Bolivia 02 Potosí


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October 6th 2007
Published: November 11th 2007
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ITA - Potosí

Dopo tre giorni a Sucre, partiamo per Potosí, un altro bus notturno, un'altra notte insonne.. Arriviamo però in un'altra città carina, anche questa tutta in stile coloniale, ma colorita.. invece dei palazzi bianchi, tante case con balconi e colonnine, più modeste ma più allegre..
Troviamo alloggio in un ex-convento gesuita, molto semplice ma carino, ed andiamo as esplorare la città, camminando piano piano, già che siamo a 4000m, e il poco ossigeno presente è prezioso!
Ci ristoriano in un ottimo ristorante vegetariano per un euro a testa, e torniamo indietro giusto in tempo per la siesta..

Moneda, Chiese e conventi
Al risveglio ci aspetta la casa della Moneda, dove coniavano tutte le monete dell'impero spagnolo, ai tempi di gloria di Potosí (oggi, ironicamente, alcune monete boliviano vengono coniate in Spagna..), e che oggigiorno è un interessantissimo museo, oltre ad essere un bel palazzo.
Altra visita interessante è quella del convento di Santa Teresa, dove le figlie di buona famiglia venivano (e restavano, in clausura..), portando ingenti doti, a vivere di preghiera e lavoro (ma non troppo, perché per i lavori pesanti avevano comunque schiave indigene, alla faccia della Santa Teresa che voleva fondare un ordine dedicato alla povertà..).
Varie chiese in giro per la città offrono viste panoramiche di Potosí dal campanile, e alcune hanno anche allestito piccoli caffè sul tetto, per una merenda con vista sulla città e il sempre presente cerro.. Ci sentiamo ovviamente costretti a provarli tutti, per poter confrontare le viste e torte di ognuno..

Miniere d'argento
L'interesse principale di Potosí risiede comunque nelle sue miniere d'argento, che nel XVI secolo l'avevano resa una città più grande di Parigi o Londra, e che sono tuttora sfruttate da circa 17000 persone, grazie ai prezzi alti dei metalli (4 anni fa erano 5000 i minatori), organizzati in cooperative, ognuna con la propria miniera.
Prima di andare alla miniera stessa passiamo dal mercato dei minatori, dove facciamo rifornimento di coca, dinamite e bibite da offrire ai lavoratori. Ci prestano tuta e lampada frontale, ed arriviamo all'entrata di una delle tante gallerie. La galleria si restringe un po' per volta, e in diversi punti avanziamo a quattro zampe, o strisciando, mentre ogni tanto ci schiacciamo contro le pareti per lasciar passare un carrello che arriva a gran velocità. Hanno ovviamente la precedenza i carrelli pieni, che pure in sei fanno fatica a spingere su per le rotaie.
Diverse statue del "Tío", Supay, che rappresenta il diavolo. Le statue sono coperte di foglie di coca (integre), sigarette e alcool, offerte al diavolo perché dia la sua benedizione per estrarre i preziosi minerali dal suo mondo (siamo in una montagna, a 4000m, ma il regno sotterraneo arriva fino a qui). La vita dei minatori è durissima, fra polveri, oscurità, posizioni incomode, carichi pesantissimi, ecc. e quindi a fine mese, malgrado un salario relativamente buono, dopo la coca, indispensabile per lavorare in queste condizioni, l'alcool ecc. in genere rimane ben poco ai minatori..
Le miniere di carbone che possiamo visitare in Europa sono impressionanti se uno immagina in che condizioni lavorava la gente fino a una o due generazioni fa.. ma visitare questa miniera, con ragazzi e adulti che stanno effettivamente lavorando, spesso accumulando vari turni di seguito, è sconvolgente..

Foto: Potosí

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