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Published: February 4th 2022
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Ok, lo sappiamo tutti che visitare la Mecca è assolutamente proibito ai non musulmani; per quanto riguarda Medina, la seconda città più sacra dell'islam, i pareri sono tuttora discordanti ma l'ingresso alla sua principale attrattiva, la Moschea del Profeta, è definitivamente vietato. Che fare quindi una volta giunti in Arabia Saudita desiderosi di scoprire luoghi nuovi ed esotici? Dove andare? Non mi rimane che improvvisare e provare a tentativi. Il Nord è freddo, l'altopiano desertico d'inverno non perdona, e chi può prende l'automobile e scende prontamente fino a Yanbu, sul Mar Rosso. La sua costa è ancora relativamente poco sviluppata dal punto di vista turistico e questo può essere assolutamente un gran bene sotto molti punti di vista ma rende la sua esplorazione alquanto difficoltosa; posso così ammirare solo su fotografia le sue spettacolari spiagge coralline, le acque turchesi e le isole incontaminate. Umluj si è addirittura meritata l'appellativo di "Maldive d'Arabia"! Il grande deserto sabbioso, l'Empty Quarter, rimane accessibile solamente ai più attrezzati oppure ai partecipanti del Rally Dakar, che proprio in questi giorni si sta disputando da queste parti. Una fruttuosa ricerca su internet mi risolve il dilemma portandomi a conoscenza di una inaspettata notizia: un traghetto gratuito collega
quotidianamente la città costiera di Jizan con le incontaminate isole Farasan, situate nel Mar Rosso all'estremità meridionale del paese. Non posso lasciarmi scappare questa occasione.
Jizan è lontana, quasi ai confini con lo Yemen, ma viene comodamente raggiunta dal più meritevole dei servizi che il paese mette a disposizione di noi viaggiatori squattrinati: la SAPTCO, cioè la Saudi Arabia Public Transport COrporation. Molti erano i dubbiosi, ma in effetti un servizio di trasporto pubblico esiste persino in Arabia Saudita e devo sottolineare con sorpresa che funziona anche egregiamente: autobus comodi e puntuali collegano tutte le principali città del paese e Riyadh, Jeddah e Mecca sono addirittura dotate di una rete di trasporto urbano. Posso così dire addio alla totale dipendenza dai più grandi nemici del Mercante, i taxisti. A Jizan fa davvero caldo e l'umidità non lascia tregua; quasi tutte le case del centro storico sono sbilenche e sembra che stiano sprofondando lentamente nel terreno; la puzza di pesce è ovunque e la siesta pomeridiana sembra allungarsi dalla tarda mattinata fino al calar del sole. Una vecchia fortezza ottomana non riesce a risvegliare il mio interesse: tutto ciò che voglio è raggiungere il porto ed imbarcarmi sul primo traghetto
per le isole!
Detto fatto, il giorno dopo alle 7 un lento catamarano mi porta sulle isole Farasan dove trovo ad accogliermi il solito sole atroce ed.... il nulla. Il porto si trova infatti ad un'estremità dell'isola, mentre la città principale e le spiagge si trovano da tutt'altra parte: mi ritrovo così nuovamente nelle mani dei rapaci autisti di taxi sauditi. Pensavo di ritornare più e più volte su queste isole, contando sull'opportunità di avere a disposizione il traghetto gratuito, ma la totale (sebbene prevedibile) assenza di mezzi di trasporto pubblico ha completamente rovinato i miei piani, i piani di uno sprovveduto turista che pretendeva di visitare il paese improvvidamente sprovvisto di un proprio mezzo di locomozione.
Ma io non demordo e, a bordo di un solido autobus SAPTCO, riesco comunque ad attraversare le impervie montagne dell'Asir, raggiungere e lasciarmi prontamente alle spalle la rinomata Abha e la più oscura Khamis Mushait e a raggiungere infine la sperduta Najran, situata dove l'Arabia Saudita sembra aver già ceduto il passo alle genti, alla religione ed allo stile del non lontano Yemen. Qui il caldo è reso più sopportabile dall'assenza di umidità (è comunque inverno, non voglio immaginare come sarà
qui d'estate...) e posso così godermi tranquillamente il suo diroccato centro storico, i suoi grandi palazzi di fango spersi per la campagna circostante e, soprattutto, la stupenda cordialità della sua fantastica gente....
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