Primo giorno di marcia


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February 26th 2012
Published: February 26th 2012
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Primo giorno di marcia.



Partiamo finalmente in marcia! Sveglia a 5,30 di mattina, veloce colazione con una paio di pancakes e due chiacchere con Aaron, un prof. di geologia americano in missione sul campo in Nepal per raccogliere pietre da analizzare in laboratorio sperando di scoprire i segreti dell’Himalaya.



Il sentiero esce dal paese e inizia a entrare nei boschi, conifere e bambù.



Scende poi al torrente ma ad un certo punto il sentiero – ci accorgiamo – è stato letteralmente spazzato via dalle acque gonfie e ruggenti. Lo superiamo allora con una deviazione suggeritaci da una donna locale, che ce la indica a bracciate dalla riva opposta.



Lo stesso problema capita ancora un’altra volta, e in questo caso un operaio – intento a spaccare pietre per riparare un ponte – lancia un sasso e ci dice che lì, dove il sasso è caduto, c’è una deviazione, nascosta tra gli arbusti.



Il paesaggio è molto bello: verdi risaie terrazzano completamente queste enormi montagne. Se alzo gli occhi per trovarne la fine, mi accorgo che sono veramente altissime.



Questa mattina, ho fatto una fatica infernale. Ci sono state alcune salite molto ripide e lo zaino è pesante; in più ho la macchina fotografica e la custodia che mi pendono a tracolla. Piu’ volte faccio fermare Rabi per rifiatare. Sono completamente madido di sudore. Ad un certo punto Rabi indica tre case in cima ad una vetta: “<em style="mso-bidi-font-style: normal;">Mangeremo li fermeremo a riposare”. Mi sento contento, perché sembrano molto vicine. In realtà per raggiungerle ci sono due salite ripidissime: Mi sento scoppiare. Il cuore batte all’impazzata e il respiro manca. Mi fermo circa 4 /5 volte e ogni volta riprendere sembra impossibile. Finalmente arriviamo nella piazza del paesino: BAHUNDANDA – 1310 mt.



Vorrei stramazzare al suolo ma Rabi mi ferma : “<em style="mso-bidi-font-style: normal;">Aspetta un minuto e siamo alla trattoria, li ci riposiamo”. Indica una piccola locanda in cima ad un’altra ripidissima scalinata. Vorrei urlare, ma non ce la farei neanche a emettere un sibilo. Raccolgo le ultime energie, e ancora non so come sono riuscito a fare quei 100 bastardissimi scalini. Arrivo in cima trasfigurato, dolente, paonazzo in volto, senza piu’ una tacca di energia. Butto a terra zaino e bastoni, poi mi butto io a terra. 2 bottiglie d’acqua bevute in mezzo secondo, 2 di coca cola e un bel pranzo abbondante mi fanno ripigliare. In piu faccio un pisolino che mi pare eterno.



Sento il corpo rinascere. La vista della vallata è spettacolare, le montagne sono altissime e si vede sotto la profonda gola del Marsgangdi Nadi. Eroiche terrazze domano - fino a mezza costa – questa parte dell’Himalaya poi cedono il passo a boschi e sopra ancora le nuvole che ammantano la vetta. Al pomeriggio proseguiamo sino al GHERMU – 1.100 mt. . La strada è piu che altro in discesa e piacevole. Passiamo sotto una piccola cascata, poi arriva la pioggia e finalmente arriviamo alla Rainbow Guesthause senza doccia calda (!!) ma proprio di fronte ad una altissima cascata di circa un centinaio di metri. La vista e lo scroscio – che sarà la mia ninna nanna stasera – mi ripagano dei rigori indesiderati della doccia.



I villaggi che abbiamo attraversato sono poverissimi. La gente si lava al lavatoio pubblico, la pochissima elettricità è razionata, il cellulare non prende, non ci sono strade a parte il sentiero di trekking. Adesso c’è il progetto di costruire una diga e una strada asfaltata. Dovrebbero portare a una vita migliore a questa gente, a cui oggi manca tutto tranne un sorriso. Arrivati alla Rainbow Guesthouse c’è anche un gruppetto di 10 Gurung: dai 30 ai 50 anni. Sono arrivati a piedi da Taal (dove io arriverò domani) perché domani qui a Ghermu ci sarà un grosso dibattito pubblico sul progetto idroelettrico. Il Ministro dell’energia sarà pure presente arrivando in elicottero. Chiedo a Rabi di farsi due chiacchiere con loro mentre io mangio un po’ di cocomero piccantissimo al loro desco. Rabi mi dice che Taal, in seguito al progetto, verrà sommersa e quindi evacuata. Questi Gurung però sono contenti del progetto e non vanno al raduno per protestare, ma solo per chiedere che a loro –abitanti di Taal - vengano date un po’ di azioni della società idroelettrica (che è quotata in borsa) , lavoro e un posto dignitoso dove trasferirsi. Non sono sicuro che ce la faranno, ma lo spero, lo spero proprio!

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