Al di qua ed al di la' del grande Guang


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Asia » China » Guangxi » Weizhou Island
January 19th 2013
Published: February 18th 2013
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Giunto nel profondo Sud della Cina, il Mercante si ritrova avvolto dalle nebbie pestilenziali, i fumi e lo smog dell'antica Canton, oggi conosciuta con l'anonimo nome di Guangzhou, la terza e forse piu' autentica metropoli di tutto il paese: qui, lungo la costa del Mar Cinese Meridionale, tutto assume un carattere tipicamente "cantonese", dalla lingua all'architettura, dalla cucina all'opera; per le vie del suo quartiere piu' antico i colori, gli odori ed i personaggi ci riportano indietro ad un'epoca lontana, ed e' ancora possibile immaginare di essere ritornati ai bei tempi passati in cui le giunche cariche di merci pregiate scendevano lungo il corso del Fiume delle Perle e per le vie della citta' si respiravano i fumi ed i vapori delle innumerevoli fumerie d'oppio che giustificavano la triste e leggendaria fama della grande Canton del passato. Purtroppo oggi gli unici fumi che si possono respirare sono quelli prodotti dai gas di scarico delle automobili, per cui tanto vale lasciare al piu' presto la ricca e prospera provincia del Guangdong per trasferirsi nella piu' tranquilla e rilassata parente occidentale, il Guangxi, dove "xi" sta per occidente e "dong" per oriente, mentre riguardo al termine "guang" i pareri da me raccolti rimangono molto incerti, variando da "terra" a "spazio" fino ad un piu' generico "tutto": misteri di questa lingua per me ogni giorno sempre piu' incomprensibile! Come incomprensibile mi sembra il fatto di dover prendere uno sleeper bus (il malfamato autobus con cuccette) quando poi l'arrivo a destinazione e' previsto alle due del mattino, proprio quando si e' riusciti con grande difficolta' a chiudere gli occhi e ad abbandonarsi ad un fragile, meritato sonno. Mi ritrovo cosi' di primissima ora in una citta' a me sconosciuta, senza un posto dove andare ne qualcuno ad aspettarmi; per fortuna trattasi di Yangshuo, la mecca dei viaggiatori zaino in spalla qui in Cina: un piccolo paesello che nel corso degli ultimi dieci anni si e' trasformato in una vera e propria citta', pronta ad accogliere un nuovo genere di turismo, quello dei voraci compaesani, sempre pronti a seguire la scia dei primi pionieri occidentali. Con ancora la mente intorpidita dal sonno, scelgo allora di salire sul primo minibus diretto a Xingping, un vero ed autentico villaggio a poco meno di un'ora di distanza, immerso nello stesso splendido paesaggio rurale dominato da una fitta foresta di rilievi carsici ed attraversato dal lento corso del placido fiume Li, un'immegine classica dell'iconografia del celeste impero che in tempi moderni si e' conquistata a pieno diritto il suo posto sul retro delle banconote da 20 Yuan. Qui, fortunatamente, il turismo giunge solo sotto forma di visite mordi e fuggi di una mezza giornata, dopodiche' il paese si svuota ed i pochi superstiti si ritrovano nell'unico, spartano ostello presente da queste parti, contenti di poter godere del privilegio di un silenzio pressoche' assoluto, di aria fresca e frizzante e, forse non per ultimo, delle deliziose pizze tribali cucinate alla perfezione in un autentico forno a legna da una intraprendente ragazza dl luogo. Peccato che il tempo sia quello che sia: un grigio e freddo gennaio con una onnipresente foschia ad occultare l'orizzonte e l'occasionale scroscio di pioggia a formare un insidioso strato di fango sulle ripide stradine che attraversano le valli tra piantagioni di agrumi e campi coltivati a fresche verdure che andranno ad impreziosire le nostre frugali cene. Ma il Guangxi e' una grande e variegata provincia, per cui e' teoricamente semplice prendere un treno da Guilin, all'estremo Nord, e scendere giu' filati fino a Beihai, nel lontano e caldo Sud affacciato al mare; peccato che proprio in questo periodo stia per cominciare la piu' grande migrazione umana di tutti i tempi moderni: quella in cui, una volta all'anno, piu' di 200 milioni di esseri umani si riverseranno su ogni possibile tipo di mezzo di trasporto con l'obbiettivo di raggiungere i loro lontani villaggi d'origine e poter cosi' trascorrere riuniti con tutta la famiglia la festa piu' importante di tutto il calendario, quella del capodanno lunare. Saro' cosi' costretto ad accontentarmi di un biglietto per un posto "in piedi" su di un treno, ed a condividere la lurida etremita' del vagone, nonche' frequentatissimo spazio riservato agli incalliti fumatori del paese, con stanche famiglie stracariche di bagagli e bambini, tutti assieme nel comune intento di accaparrarci un minimo metro quadro di spazio dove poter stabilire i nostri malandati corpi cosi' duramente provati dalle lunghe ore di viaggio. La ricompensa per questa piccola ma significativa prova di resistenza e' rappresentata dalla seclusa isola di Weizhou, ad un paio d'ore di navigazione dalla citta' di Beihai: una grande isola vulcanica dalle ampie e lunghe spiaggie di sabbia bianca alternate ad alti e monumentali promontori di roccia nera che nel tempo hanno assunto strane e spettacolari forme modellate dalla forza del mare e degli agenti atmosferici. Ma anche qui la lunga mano del governo cinese ha avuto il coraggio di imporre, a mia insaputa, una tassa d'ingresso di ben 90 Yuan, da pagare direttamente allo sbarco, con mio grande sdegno e stupore; l'unica soluzione per evitare questo ennesimo esoso balzello sarebbe quella di chiedere un passaggio alla grande nave cargo che quotidianamente rifornisce Weizhou di tutto cio'di cui ha bisogno dalla terraferma e che attracca ad un molo secondario non sorvegliato dai solerti vigili controllori; spero che chi leggera' il mio consiglio avra' modo di agire secondo questo piano, contribuendo ad alimentare questa mia personale vendetta. Ho dunque due giorni di tempo per potermi godere in tutta pace quello che l'isola ha da offrire, e cioe' lunghi tratti di spiaggia deserta ed un entroterra interamente ricoperto da una fitta foresta di banalissime piante di banane, un vero paradiso per gli amanti del genere; con l'aiuto di un silenzioso scooter elettrico si puo' facilmente raggiungere ogni angolo nascosto di Weizhou, compresi i numerosi piccoli villaggi dell'interno e le due antiche chiese cristiane costruite piu' di un secolo fa da intraprendenti esploratori francesi. La sera, il piccolo capoluogo Nanwan offre una breve ma soddisfacente sfilata di minuscoli barettini dotati di scomode panche di legno, su cui avro' l'onore di essere l'unico, stimato cliente. Ma il tempo e' in netto peggioramento, e comunque l'acqua del mare e' troppo fredda per poter godere di una soddisfacente vita balneare; meglio allora ritornare a Beihai e da li cercare un mezzo di trasporto per raggiungere un'altra isola del Sud della Cina, sperando questa volta di andare sul sicuro ed approdare finalmente al tanto agognato paradiso tropicale dei miei sogni.


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