Il Mercante nella nebbia


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Africa » Uganda » Western Region » Bundibugyo
January 13th 2011
Published: January 28th 2011
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No, la nebbia non e' quella che avvolge le montagne ugandesi sulle quali trovano rifugio alcuni tra gli ultimi gorilla resi famosi dal celebre film, ma e' invece quella che si trovava nel corpo del mercante al ritorno dalla valle del fiume Semliki: due giorni di pensieri offuscati e torpore fisico che mi hanno fatto temere il peggio, ma che poi si sono, per fortuna, risolti in un nulla di fatto, cioe' niente malaria ne febbre gialla, e neppure ebola, quello strano virus che saltuariamente fa la sua comparsa in qualche angolo sperduto del continente e causa la morte improvvisa di centinaia di malcapitate persone, per poi riscomparire nel nulla da dove era venuto; l' ultima volta in questa valle e' accaduto nel 2007, quando e' stato isolato un nuovo ceppo prontamente ribattezzato "Bundibugyo ebolavirus", dal nome del capoluogo del distretto.
Ma cosa ci faceva il mercante da quelle parti??
La strana consuetudine di interessarsi a fatti, luoghi e persone che passerebbero normalmente del tutto inosservati, se non addirittura evitati, lo ha portato alla ricerca di una remota ed elusiva tribu' di pigmei sperduta al di la' della catena del Rwenzori, i Bambuti, che ebbero un periodo di relativa notorieta' durante tutti gli anni '80, quando divennero l' oggetto dell' interesse di un cospiquo numero di viaggiatori, che ogni stagione si recavano nelle loro valli muniti di cineprese, fotocamere e probabilmente anche perline e specchietti vari...
Se non che, dagli anni '90, con il collasso del vicino Zaire e lo scoppio di innumerevoli conflitti armati in tutta la regione, la valle e' finita nel caos ed e' stata dichiarata off-limits per chiunque mediamente sano di mente o che non sia un mercenario slavo in cerca di impiego...
Al giorno d' oggi, pero', la situazione sembra essere tornata alla normalita' (cioe' una triste combinazione di malnutrizione, elevata mortalita' infantile ed aspettativa di vita disastrosamente bassa) e addirittura un autobus di linea collega la capitale Kampala con il capoluogo Bundibugyo: perche' allora non andare a dare un' occhiata?
E cosi' via, 5 ore di autobus fino a Fort Portal e poi l' attraversamento della propaggine settentrionale della catena dei monti Rwenzori, cioe' tre interminabili ore di sterrato su una strada che comunemente verrebbe definita una mulattiera, ma che la cartografia ufficiale riporta come "strada principale in buone condizioni"; va detto che i cinesi (vi aspettavate qualcun altro??) stanno prontamente spianando colline e tagliando a fette montagne, con l' intenzione di costruire una nuova strada, su un tracciato piu' lungo ma meno impervio, dato che il flusso commerciale tra Uganda e Rep. Dem. del Congo e' in netto, continuo aumento.
Ed eccomi, infine, nella valle del fiume Semliki, lontano da tutto e da tutti, accompagnato solo dai miei datteri zanzibaresi, tra colline ricoperte da una lussureggiante vegetazione selvatica e tra rudimentali piantagioni di banane, caffe' e cacao, i cui frutti, una volta raccolti, verranno acquistati in loco per un nonnulla da avventurosi mercanti ugandesi, che superano le montagne fino a qui per poi ritornarsene a casa, a bordo di un qualsiasi mezzo di fortuna, con i loro preziosi sacchi di bacche e di fave; e poi loro, i pigmei, o comunque delle donne molto molto basse, incontrate una fresca mattina mentre scendevano dalle montagne con i loro grossi carichi di legna da vendere al mercato: un ritorno alla normalita' insomma, fino a quando e per quanto sara' difficile da prevedere...
Rientrato "al di qua" delle montagne, mi spingo poi fino a Kasese, con l' intenzione di dare un' occhiata alle vette piu' alte della catena del Rwenzori, superiori ai 5000 metri e, meraviglia delle meraviglie, anche qui ricoperte di neve e ghiaccio; con mio profondo disappunto, pero', apprendo che per poter avvistare tutto cio' e' necessario prima superare una lunga serie di cime minori, con tutte le noie che comporta il dover organizzare una spedizione e il dover recuperare una fidata squadra di schiavi-portatori; naturalmente non ho alcuna intenzione di prendermene la briga, per cui, dopo una infruttuosa escursione sui fianchi delle montagne piu' vicine, me ne torno a Kampala sconsolato e surriscaldato.
Chi si reca in Uganda non puo' certo perdersi una visita alle celeberrime sorgenti del Nilo, a Jinja, dove il grande fiume fuoriesce dalle grigie acque del lago Vittoria; malauguratamente, a seguito dell' innalzamento di una diga piu' a valle, non e' piu' visibile il punto esatto in cui le acque escono dal bacino lacustre ed iniziano la loro lenta e tranquilla discesa verso il lontano mare Adriatico.
Discesa che per la verita' si presenta ben poco tranquilla nel suo primo tratto iniziale: una sequenza di piccole cascate e violente rapide si formano in continuazione, rendendo l' alto corso del fiume un vero e proprio paradiso per gli amanti di rafting e kayak; tutto questo, sommato al carattere decisamente asiatico della citta' (qui sono state addirittura disperse le ceneri del Mahatma Gandhi!) ed al suo centro animato da una moltitudine di negozi, ristoranti e piccoli bar, rende la permanenza a Jinja un vero e proprio toccasana, in grado di disperdere le fumose nebbie equatoriali e di rimettere prontamente in carreggiata il mercante, fisicamente e spiritualmente pronto ad una nuova, selvatica, avventura in terra d' Africa...


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