il fascino antico di Kagbeni


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August 17th 2016
Published: August 17th 2016
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Dopo l’epica e gloriosa giornata di ieri mi sveglio con i muscoli delle gambe completamente induriti e il ginocchio sinistro un po’ gonfio e dolorante. Ma negli occhi ho ancora tutte le meraviglio di ieri. Ci svegliamo per colazione verso le 7; la colazione , finalmente, me la posso fare come piace a me, perché oggi non sarà una dura giornata di cammino.



Niente uova sode o altre cagate all’aglio, solo toast, burro e marmellata (pare che la Bhutanese Druk sia l’unica marmellata del Nepal). Usciamo, per strada poche persone, ma qualche ora più tardi saranno molte di più per il gran finale del trofeo ippico. La strada è in discesa. Usciamo da Muktinak e dopo aver attraversato qualche campo, pascolo, villaggio dove i contadini stanno raccogliendo l’orzo, il percorso inizia a costeggiare dall’alto le gole del torrente che reca l’acqua sacra del monastero.



Il paesaggio è fantasticamente desolato: una immensa gola di pietre, tra montagne di pietre, sullo sfondo delle montagne dell’Upper Mustang, anch’esse solo di pietra. Sulla parete di fronte a noi ci sono evidenti le tracce di una antica erosione: falesie, calanchi, e grotte. Dopo un paio d’ore di camminata ci imbattiamo nella simpatica famiglia olandese di ieri e in Sergio; facciamo due chiacchiere simpatiche fino a che giungiamo al bivio: loro di là per Tonson, noi di qua’ per Kagheni. Kagheni giace a fondo valle, e i verdi campi che la circondano danno colore ad un paesaggio color grigio e sabbia.



Arriviamo a Kagbeni – 2.800 mt , scendiamo un gran numero di tornanti. La strada non è asfaltata ma può essere percorsa da Jeep che costituiscono il servizio pubblico della valle. Prendiamo stanza all’Hotel “Dragon”, nuovo e molto bello (addirittura…….docce calde nelle stanze!). La vista di Kagheni è mozzafiato: tra le alte e desertiche montagne del Mustang, si apre l’amplissimo letto del fiume Kali, che scorre violento in un enorme letto ghiaioso che riesce a coprire in piccola parte. Sulle sponde si erge la cittadina di Kagheni, fatta di antiche case tibetane in pietra e fango. Le sue viuzze sono bellissime: antiche abitazioni, talora sottoportici in legno e pietra, qualche stupa, un silenzio interrotto solo dal belato di una capra o dalle risate di un bambino.



Dal vecchio centro poi si accede direttamente ai campi terrazzati. La vista da qui è splendida: i monti,la vallata del fiume,il suo gigantesco canyon, il verde dei capi, le antiche case con le loro bandiere votive. Nel piccolo paese spicca l’antico monastero buddista, una costruzione di pietra e fango color rosso porpora. Pagando un biglietto d’ingresso (ctv. di 1 euro) possiamo entrare e visitare le sue antiche testimonianze di arte e fede. Ha una piccola sala da preghiera, con fregi e decorazioni antiche. Con una scala a pioli accediamo al secondo piano che si affaccia sulla sala sottostante. Infine andiamo sul tetto a fare alcune foto.



Scendiamo anche in riva al fiume: appena a valle del paesino, il suo letto diventa ancora piu grande. Il vento a Kagheni è fortissimo, a causa dell’ampiezza della valle, alza la sabbia in riva al fiume e crea forti onde nelle già impetuose acque del Kali. Infine torniamo all’hotel.



Kagbeni è chiaramente un centro turistico di un certo benessere: lo testimoniano i molti alberghetti, ristorantini (addirittura un….Yak Donald!) e negozietti con caffè italiano e e vino d’importazione. Ma in questo periodo di bassa stagione, quello che si vede per strada è una contadina che munge un vacca, una vecchia che devia un corso d’acqua per farlo entrare nel suo giardino, un’altra contadina che porta un’immensa cesta di erbe sulle spalle.





Torno in albergo, relax e chiacchiere amichevoli con gli austriaci e gli spagnoli. Domani, purtroppo lasceremo quest’angolo di paradiso.

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