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Published: December 29th 2007
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Vang Vieng e' diventata la piu' grande attrazione turistica del Laos, lo si capisce dall' autobus V.I.P. che da Luang Prabang si e' costretti a prendere per raggiungerla, sborsando una cifra considerevole non adeguatamente ricompensata dai calici di champagne e dal caviale a volonta' che ci si aspettava a bordo.
Il paesaggio lungo il percorso e' comunque uno dei migliori che il paese possa offrire: si comincia risalendo le colline e superando cosi' la spessa coltre di nebbia che in queste zone oscura l'inizio di ogni giornata fino alla tarda mattinata; dalla sommita', sotto un sole gia' alto, le nuvole formano un manto bianco che ricopre uniformemente il fondovalle come un grande morbido piumone. Si attraversano poi i caratteristici villaggi delle tribu' collinari, costituiti da una manciata di semplici case su palafitta costruite interamente in legno e bambu'; esseri umani ed animali utilizzano liberamente il manto stradale, sia per una chiacchierata in tutta tranquillita', sia per scopi pratici, quali l'essicazione di riso e vegetali ed altre lavorazioni varie; il tutto rende la guida decisamente movimentata, tra deviazioni e brusche frenate.
Il paesaggio cambia gradualmente fino ad essere totalmente dominato dalle ripide colline carsiche che caratterizzano l'orizzonte di Vang Vieng.
Questo piccolo
paesino si ritrova generosamente dotato anche di numerose grotte tutte da esplorare e di un limpido e placido fiume che scorre lentamente e permette di creare, assieme a temperature diurne ormai superiori ai 30 gradi, una rilassata atmosfera balneare, costituita principalmente da bungalow di bambu', amache, ponti pericolanti, lettini da spiaggia, zanzare, bar in riva al fiume, kayak e "tubing", cioe' lasciarsi trasportare giu' dalla corrente a bordo di una grossa camera d'aria.
Grazie anche ai prezzi contenuti ed alla disponibilita' di ogni genere di prima necessita', centinaia di giovani turisti si riversano in questo villaggio cercando di ritrovare una parte di quella atmosfera thailandese lasciata alle spalle; una particolarita' di non poco conto: a Vang Vieng tutto chiude prima della mezzanotte....
Esaurita la mia curiosita', riparto alla volta di Vientiane, la piccola capitale di questo piccolo Laos.
Questa citta', dalle dimensioni di una media cittadina italiana, propone comunque tutto cio' che ci si deve aspettare da una capitale nazionale: un largo viale alberato che dal palazzo presidenziale conduce ad un arco di trionfo, ambasciate e consolati di strani paesi esotici, il museo della rivoluzione, il grande stupa Pha That Luang simbolo nazionale, un minuscolo stadio olimpico nel caso, alcuni
interessanti vecchi wat e l'immancabile lungofiume dotato di baretti e ristorantini, mercati, zanzare e comode guest-house.
Essendo situata prima di un'ansa del Mekong, la distanza da percorrere prima di arrivare all'acqua risulta davvero considerevole: si e' infatti creata una grossa isola di sabbia che, soprattutto in questa che e' la stagione secca, assume dimensioni gigantesche e viene utilizzata dai giovani del luogo come un immenso campo da gioco e spiaggia; la riva del fiume si trova ormai piu' vicina alla confinante Thailandia che alla citta' stessa.
Il museo nazionale, fino a pochi anni fa detto "della rivoluzione", propone la storia del Laos dalla preistoria, con i ritrovamenti di ossa di dinosauro avvenuto nella zona di Savannakhet, passando per il regno "dei mille elefanti", il periodo d'oro della sua storia, la dominazione francese e le numerose guerre di liberazione che hanno caratterizzato il ventesimo secolo, fino alla rivoluzione del 1975 che ha portato al potere l'attuale Partito Rivoluzionario Popolare di stampo comunista. L'ultima sezione e' riservata ai grandi progressi tecnologici degli ultimi anni: dighe di piccola portata, strade semiasfaltate e...altro? Sicuramente si sono dimenticati dell'ultrapremiato birrificio Lao produttore della sempre piu' buona Beerlao!
All'interno tutto e' rimasto come dovevano presentarsi i
vecchi musei nazionali dei vari paesi dell'Europa dell'Est e dell'Unione Sovietica: busti di Lenin e di Ho Chi Minh, bandiere rosse con falce e martello, statue in puro stile realismo socialista, foto in bianco e nero del periodo di guerra con didascalie clamorosamente imparziali e propagandistiche; e poi tanti residui bellici e vari oggetti appartenuti al "padre della patria" Kaysone Phomviahne, come per esempio il suo spazzolino da denti utilizzato durante il periodo di lotta clandestina dall'interno di una grotta.
A questo punto, dopo essermi impregnato della storia e della cultura di questo paese, sono ormai pronto a dirigermi verso Sud, alla scoperta dell'altra meta' del piccolo Laos.
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