Oltre i confini dell'India. Kashmir e Ladakh


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October 5th 2011
Published: October 5th 2011
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Full trip


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Pangong Lake
Kashmir e Ladakh hanno ben poco a che spartire con il subcontinent indiano.
Cultura e tradizioni islamiche per il primo, buddismo e forte influenza storica del Tibet per il secondo.

Oltre i confini anche in virtu’ del fatto che sono luoghi non solo piuttosto isolati dal resto dell’India, ma dal mondo in generale.
Politiche imperialiste e guerre per i territori contesi hanno plasmato i confini e travolto le popolazioni che si affacciano sul versante pakistano o cinese.

Entrambe queste regioni fanno nominalmente parte del distretto Jammu & Kashmir.


KASHMIR. Olla’, Olla’ Coca Cola --- Mira, Mira Kashmira

Un gioco di interessi e geopolitica fa si che l’India continui a tenere sotto stretto controllo il territorio con ingenti forze militari.
Srinagar, capitale geografica della regione kashmira, e’ una citta’ divisa in due.
Se da un lato ci si imbatte nell’animosita’ tipica di un ecosistema centroasiatico, basta volgersi al lago che la circonda per trovare una pace assoluta.

Durante il soggiorno, animato da un desiderio di relax vacanziero, ho avuto il piacere di essere ospite di una famiglia in una “casa galleggiantie” (house boat).
Zaur, gestore della Persian Palace Houseboat e' un gran lavoratore. Nonostante abbia solo 24 anni, la guerra e la prematura scomparsa del padre l'hanno reso uomo in fretta. Con la famiglia riserva un'accoglienza d'eccezione, attenti a cogliere una necessita' di colui che ritengono non tanto un cliente ma un amico.

Sulle rive del Dal e Naghin Lake si registra la presenza di ben 400 houseboat, nella maggior parte dei casi raggiungibili solo via shikara (una sorta di barchetta a remi).
Durante il periodo coloniale gli inglesi amavano soggiornare a Srinagar per godere, oltre che di una splendida vista, del clima rinfrescato dalle montagne dell’Himalaya e della catena di Sonamarg.

Esplorando con la shikara i floating markets, i canali della citta’ vecchia e i giardini di loto ho l’impressione che qui il tempo si sia fermato.
La Guerra degli anni ’90 ha lasciato segni regressivi importanti :
- forte calo del turismo indiano e internazionale
- chiusura di molte imprese di manufatti locali e conseguente perdita di posti di lavoro
- flussi migratori nelle metropoli dell’India alla ricerca di una nuova occupazione

Il Kashmir si sta lentamente riprendendo, molti sono tornati a curare gli affari di famiglia (= di clan) e a ridare vita a uno dei territori più magici che abbia mai visto.

Il vantaggio di viaggiare da soli, e di avere tempi lunghi, e’ l’estrema flessibilità.
E’ cosi successo che invece di fermarmi a Srinagar per 3 giorni, ho esplorato la città e le montagne al nord per 16 giorni, goduti fino all’ultimo.
Inutile dire che la parte più significativa e’ stato il trekking al confine col Pakistan.
Immaginate 10 giorni di spedizione accompagnati da una guida kashmira, due nomadi Gujar, e quattro pony. Ma soprattutto.. senza
- musica (iPod e iPhone barattati a Srinagar),
- Internet
- libri,
- elettricita’,
- e altri turisti stranieri.

Di fatto in completa solitudine e scarsa comunicazione verbale con i nomadi.
Forse mette un po’ d’angoscia,
ma faceva notare Messner che “chi non riesce a sopportarsi nella solitudine, non e’ nemmeno in grado di vivere con qualcun altro”. Condivido.

Il trekking era organizzato nel senso che i nomadi conoscevano il tragitto, le sorgenti d’acqua, i posti migliori per accamparsi e i tempi medi di percorrenza.
Per quanto riguarda montare il campo, riprendere i poni, caricarli, guidarli nel cammino e raccogliere la legna per fuoco tutti eravamo alla pari.
Nonostante un iniziale disagio europeo, mi sono trasformato in buon pastore e soldato dopo un paio di giorni.
Chiudere lo zaino la mattina alle 6.00 era diventato un semplice gesto prima di colazione.
Rincorrere i poni una sveglia energica, chiudere la tenda …. una rottura di palle come sempre!

Stimo che Jimmy, la guida, abbia circa 70 anni (molto vissuti).
Vi chiederete forse come sia ancora in grado di accompagnare per 10 giorni dei giovanotti tra le montagne. Me lo sono chiesto pure io.
Le sue condizioni fisiche non erano delle migliori, ma il grande spirito e la necessità di denaro per sostenere le cure della madre anziana mi sono sembrate in definitiva la risposta.
Una vita travagliata quella di Jimmy . Nato in un villaggio Kashmiro a 20 km da Srinagar, ha ‘subito’ l’aborto di 3 bambini per volontà della moglie, con la quale ha poi deciso di separarsi anche per le sue velleità occidentali (costi a cui lui non poteva far fronte).
Generoso e aperto alla diversità, si rifugiava spesso in una metafora che ho poi scoperto essere diffusa in tutto il Kashmir: ‘Vedi questa mano? Nessun dito è uguale all’altro’. Lasciandomi cosi intendere che non possiamo far altro che cercare di comprendere le nostre differenze, insite nella
Monte HarmukhMonte HarmukhMonte Harmukh

Mi ha letteralmente conquistato
natura dell’uomo.

Tra i due nomadi mi sento più vicino a Mustak. E’ con lui che mi avventuro in escursioni pomeridiane verso qualche cascata, o mi butto nel lago solo per raggiungere un isoletta e fare una foto con la bandiera italiana. E’ con lui che, nel limite del possibile, avviene qualvolta uno scambio di opinioni, o riesco a intercettare qualche sorriso complice in seguito a scene comiche.
Il padre di M. è troppo anziano per lavorare, e da qualche anno tocca a lui prendersi cura della famiglia (mamma, papa’, 3 fratelli, 1 sorella) e la moglie che ha da poco sposato.
Ha intrapreso la ‘carriera’ da ragazzo pony sono in seguito al matrimonio, avendo avuto la possibilità di acquistare due pony con la dote di 20000 rupie ricevuta dal padre della ragazza.
E’ un ragazzo pieno di energie, che affronta con passione e responsabilità i suoi compiti.

Anche con Mustaffa, il terzo accompagnatore, scambio qualche battuta e condivido la tavola.

In mancanza di Iphone e Ipod canto e riscrivo le canzoni sul mio taccuino.
Per qualche motivo mi vengono in mente solo canzoni d’amore, o comunque speranzose.
Ovviamente Battiato, Guccini e qualche ritornello di musica classica
SadsarSadsarSadsar

Vallone con 7 laghetti. Dove finisce lo sguardo c'e' il Pakistan... e la Karakorum highway ! Fuggo di nascosto?
di Gilels, Mozart sono i più assidui frequentatori dei miei pensieri.

Spesso ho in mente Giovanni Turcotti, la cui fotografia mi accompagna nel corso di tutto il viaggio.
Credo gli avrebbe fatto piacere ammirare questi luoghi remoti, e per questo lo porto con me nel pensiero e nel cuore.

Rientrando alla Persian Palace house boat di Srinagar mi sembra di varcare la soglia di casa.
L’accoglienza ospitale, le chiacchierate notturne, i brunch quotidiani causa sonno prolungato mi fanno quasi risprofondare per qualche giorno in uno stato di semi pigrizia.
La piacevole compagnia di un giornalista italiano mi aiuta tuttavia a rimanere attivo e godere del soggiorno. In particolare, la notte del ‘Mirage Allah’ seguiamo Zaur in moschea dalle 22.00 fino alle 5.00 di mattina e partecipiamo in modo discreto alle preghiere. Dato il vestito e un pizzico di abbronzatura in molti mi scambiano per un kashmiro e cercano di parlarmi (ovviamente per non farmi sgamare fingo la parte del religioso intransigente che continua a pregare).
Tuttavia in molti capiscono che non siamo proprio dei fedeli ma si rivelano estremamente accoglienti e amichevoli.

Dopo cinque giorni di siesta parto alla volta del Ladakh.
L’attesa mattutina della jeep dalle
KrishansarKrishansarKrishansar

Lago sacro a Krishna
4 alle 8 mi sembra un perfetto mix tra i costumi indiani e quelli arabi (ritardo al quadrato). Fortunatamente sono oramai abituato ai ritmi e riesco a eludere il tipico stress occidentale che tende ad eroderci in questi casi.
Il viaggio risulta essere tra il più stancante e allo stesso tempo meraviglioso della mia giovane esistenza.
17 ore di viaggio per percorrere 500 km, di cui almeno 250-300 su strada sterrata con vista strapiombante.
Inoltre, essere in 8 in jeep non era certo di aiuto.
Il cambiamento a cui assisto non è solamente geografico ma anche, e forse soprattutto, culturale e architettonico.
Saluto dunque, per ora, le valli verdi del Kashmir.


LADAKH. Yak – Yak – Ladakh

A notte inoltrata approdiamo a Leh, capitale geografica e culturale del Ladakh.
I compagni di viaggio in jeep si fermano nella stessa guesthouse.
Saranno coloro coi quali condividerò l’ultima parte del viaggio.
In particolare stringerò amicizia con
- Guillaume & Marie, una coppia svizzera in viaggio per un anno in medio oriente e asia
- Lisa & Emily, due studentesse inglesi

La mattina seguente, salendo all’ancient palace della città, Leh ci appare come un’oasi nel deserto.
Quel poco verde fatto di alberelli e campi è in forte contrasto con le aride montagne circostanti.
La visita del monastero buddista ci porta accompagna al definitivo distacco rispetto alla realtà del Kashmir, da poco lasciata alle spalle.

Non credo di poter descrivere Leh come una bella città, forse esprime un discreto fascino nella vista dall’alto e esplorando gli scorci dalle vie del quartiere antico. Nulla di più.
Ciò che rende magnifica questa zona è tutto merito della natura, meno dell’uomo.

Decidiamo cosi di dedicare la nostra prima escursione fuori porta al lago Pangong.
A 4 ore di jeep rispetto all’attuale location, esso rappresenta uno dei luoghi scenografici più apprezzati da turisti e fotografi. (Giuro che le foto non le ho ritoccate con Photoshop !! )
Alla considerevole altezza di 4000 mt., anche questo è un punto di confine. Tuttavia abbiamo cambiato player, e dall’atra parte troviamo le zone più remote del territorio cinese.
In questa occasione io, L.&E. siamo accompagnati da due coreani (Mr. Hu e Cho) e da Tomas, un fotoreporter francese che lavora a Johannesburg.
Dopo aver contato fino a 150… mi tuffo nel lago! Un bel freschino vista la quota, ma asciugarsi al sole con quel panorama non ha prezzo ! (per tutto il resto c’è mastercard.. )
Non ci è concesso di rimanere fino al tramonto, ma rimango incantato da quel lago sconfinato circondato da dune sabbiose di indubbio fascino.

La visita ai monasteri che circondano Leh nel raggio di 30 km. occupa un’intera giornata.
Preferiamo concentrarci su 4 monasteri per cercare non tanto di scattare fotografie ma per gustarne il sapore.
Non essendo molto bravo nelle descrizioni, lascio che le foto mi supportino. (Buena vista).

Dopo una altro giorno dedicato alla visita di Leh e un po’ di relax con ottimi banana shake raggiungo un intesa con le inglesi per andare assieme a Manali.
Da li rientrerò a Delhi, loro proseguiranno per Dharamsala (residenza ufficiale del Dalai Lama) e per il Rajasthan.
Quando ci rechiamo alla stazione dei bus per avere notizie dei trasporti pubblici per Manali siamo un po’ disorientati. Pare che nessuno sappia dirci qualcosa di certo al riguardo.
Dimentichiamo in fretta le nostre paranoie di partenza incontrando un nuovo amico, anche lui in attesa del bus.
Ido segna un punto importante di questo viaggio, una figura di grande profondità e saggezza che ha voluto deliziarci di tanti racconti, esperienze ed
Beautiful!Beautiful!Beautiful!

Pangong Lake
insegnamenti per tutti i giorni a seguire, fino all’arrivo a Manali.
Nato in Israele e traferitosi a Boston con i genitori, parte subito dopo la laurea in economia e fa dell’insegnamento della lingua inglese i suo mestiere, e del viaggio il suo stile di vita. In 15 anni ha vissuto in Korea, Cina, Giappone, India, Mongolia. Dopo incontri, confronti , studi ed esperienze, trova ispirazione negli insegnamenti del Buddha. Da allora approfondisce le sue ricerche e si incammina su questo percorso di vita mistica ed errante.
Per quanto sia una descrizione incompleta, riporto ciò che ho annotato in seguito al saluto alla stazione dei bus di Manali:

‘Ido, un libro non basterebbe a raccontarlo.
Non servirebbe e non riuscirebbe a rendere la sua naturalezza nel raccontarci la vita del Buddha,
le tecniche di meditazione Vipassana, le esperienze di vita e le tante pillole di saggezza
(intellettuali coniugate ad altrettanti episodi di vita vissuta).
Cercare di circoscriverlo, etichettarlo, sarebbe come il vano tentativo
di definire il gusto del miele, o il profumo di un fiore.

Cosi come l’abbiamo conosciuto a Leh, cosi lo salutiamo alla stazione dei bus di Manali.
Nessun contatto ci lega a lui: indirizzo, telefono o
Photo 159Photo 159Photo 159

Spituk Monastery Profani :-)
email.
Sarebbe come cercare di afferrare una nuvola, di immortalare un affetto o di formalizzare un ricordo.
Non ci resta nemmeno un foto!
Ma questo è il bello dell’incontro, non ciò che trattieni, a cui ti aggrappi, ma ciò che ti segna nel profondo. L’idea di afferrare tutto ciò non sarebbe null’altro se non una deviante illusione. ‘

Tornando al soggiorno in Ladakh. Dopo tre giorni di ‘godereccia’ attesa nei ristorantini tibetani realizziamo che è ora di partire.
All’alba del mattino seguente partiamo con un bus privato (unica alternativa) alla volta di Manali.
Due giorni di viaggio mozzafiato fatto di scenari aridi e strapiombanti, strade dissestate e un po’ di torcicollo. La sosta notturna a Keylong offre come unico punto di appoggio un campo tendato.
La parte più divertente del tragitto e’ quando valichiamo il Rotang Pass, probabilmente uno dei più pericolosi del globo. L’anno scorso, a causa di una precipitazione, sono morte qualche decina di persone.
D’altra parte è una strada militare, sulla quale comunque stanno cercando di intervenire pian piano visto l’afflusso turistico. Una bella foto dal finestrino credo renderà l’idea :-).

Il soggiorno a Manali è di breve durata, di soli due giorni.
E’ già
ExcitingExcitingExciting

Bus to Manali
il 9 settembre, mentre il programma iniziale prevedeva il rientro a Dehli – Gurgaon per il 6.
La distensione temporale è dovuta tutta via all’apprezzabile bi direzionalità indiana, e quindi dell’università.
Alloggio con le ragazze inglesi nella località di Vishist, 3 km da Manali.
Due giorni in una guesthouse molto confortevole, bella vista e tante sorgenti naturali di acqua calda.
Escursione ad una cascata in cui mi avventuro un po’ troppo oltre le rocce.
La camicia che porto diventa un fantastico appiglio antiscivolo ed evita una mia prematura dipartita!

Giunge il momento di salutare Lisa ed Emily, che mi accompagnano ormai da ben 9 giorni.
Nonostante mi trovassi molto più in sintonia con Lisa, ammetto che un poco mi mancheranno entrambe.
Mi omaggiano di un libro che per ora giace sulla scrivania (da quando son rientrato ne ho finiti 3, ma non posso fare miracoli). A breve lo comincerò.

Da buon italiano mangio una pizza all’insegna del relax pomeridiano in attesa della partenza.
Nel viaggio di rientro notturno dormo come un ghiro,
ritrovandomi sperso, al risveglio, nel traffico caotico della capitale.




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