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Published: January 8th 2013
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Panni stesi ad asciugare per strada, odori pungenti, gabinetti al limite dell'impraticabile, traffico sregolato e rumori molesti: e' cosi' che mi risveglio in Cina, nella vera Cina, quella della costa, culla di una civilta' millenaria che all'inizio di questo nuovo secolo sembra destinata a ricoprire un ruolo di primissimo piano sulla scena internazionale: non posso proprio sottrarmi al "dovere" di andarci a dare un' occhiata e di cercare di raccontare cosa vi succede nella vita di tutti i giorni. Qingdao, nella provincia settentrionale dello Shandong, e' stata per diversi anni una colonia tedesca e qualche suo antico edificio dell'epoca e' stato fortunatamente conservato, donando alla citta', seppur priva degli appetitosi aromi di wurstel e crauti, una certa atmosfera nordeuropea, non sufficiente comunque a giustificare l'appellativo che le viene comunemente assegnato di "Svizzera della Cina". Il maggiore lascito dei tempi bui dell'impero del Kaiser e' senza dubbio il grande birrificio in cui si produce la pregiata birra Tsingtao, da noi ben conosciuta in quanto sempre presente sulle unte tavole di ogni ristorante cinese d'oltremare che si rispetti. Oggi questo marchio storico subisce nella sua patria una forte concorrenza da parte delle innumerevoli birrette di produzione locale, decisamente piu' a buon mercato, ma
dappertutto in Cina il nome Tsingtao e' ancora sinonimo di alta qualita' e bevute colossali. All'esterno del birrificio si cammina per la cosiddetta "via della birra", una sorta di piccolo parco a tema in cui finte birrerie bavaresi si alternano a ristorantini specializzati in frutti di mare, altra specialita' della casa, ed una innocua passeggiata puo' facilmente trasformarsi in una pantagruelica abbuffata di prodotti tipici della gastronomia Made in China. Peccato che durante l'inverno le temperature qui siano a dir poco glaciali, con la colonnina del termometro dolorosamente sempre ben al di sotto dello zero, ad allontanare dalla mente l'idea di una bella birra ghiacciata. Diretto a Beijing, rimango esterefatto dal notevole costo di questo breve tragitto in treno di appena tre ore: che sia colpa della debolezza dell'euro combinata agli effetti dell'inflazione galoppante? Niente di tutto questo, ho solamenmte avuto la sfortuna di avere comprato, causa un difetto nella pronuncia di una semplicissima sillaba in cinese, un biglietto per il nuovissimo treno ad alta velocita', che percorre quasi tutta la costa raggiungendo in alcuni tratti la sorprendente velocita' di 350 chilometri orari. Mi ritrovo quindi a completare in tre ore un viaggio che fino a pochi ani fa ne
richiedeva probabilmente nove, un duro colpo pero' per le mie esigue riserve monetarie, gia' messe a dura prova dal costo astronomico dei lentissimi treni locali giapponesi. Tante e tante cose ci sarebbero da fare qui nella capitale, ma le avverse condizioni metereologiche impongono delle scelte drastiche: stare all'aperto per al massimo un paio d'ore e poi correre a rifugiarsi nel tepore di qualche ristorante, museo o metropolitana, dove poter recuperare una temperatura corporea accettabile. Imperdibile comunque la visita alla piazza Tiananmen, luogo simbolo della Cina del ventesimo secolo, da dove Mao ha proclamato la rinascita del paese ma anche dove sono state per sempre sepolte le richieste di democrazia da parte del popolo; questo immenso spazio vuoto nel cuore della citta' rimane tuttora un luogo molto sensibile e paranoicamente sorvegliato a vista da centinaia di telecamere e soldati, sempre dotati di estintori a portata di mano, pronti nel caso qualche tibetano riesca ad arrivare fin qui indisturbato con una tanica di benzina pronto a darsi fuoco. Tempo di una passeggiata tra quello che rimane dei tradizionali vicoli, di una visita al tempio di Confucio e in qualche parco dove la gente del posto si diverte a scivolare sulle acque ghiacciate
dei numerosi laghetti, rimandati ad un futuro prossimo tempio dei lama, mausoleo di Mao e grande sala del popolo, sono mentalmente pronto per un'escursione che mi portera' provvisoriamente verso l' interno del paese, tra lande fredde e desolate, sperando un giorno al piu' presto di poter fare rotta verso le calde ed invitanti spiagge del mar cinese meridionale.
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