Jesus in Jamaica


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Malawi's flag
Africa » Malawi » Lake Malawi
December 13th 2010
Published: January 2nd 2011
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Avevo sentito dire, forse avevo letto, che un viaggio in Africa non puo' dirsi completo senza almeno aver attraversato a piedi una frontiera.
La mia prima, a dire il vero, non si e' rivelata particolarmente impegnativa; arrivavo pero' dal Sudafrica, che sotto certi aspetti e' una nazione ben poco africana. Tra Mozambico e Malawi pero' la situazione cambia: niente mezzi di trasporto regolari, niente strade asfaltate e, sopratutto, poca gente in transito. Partendo di buon' ora da Caia, ultima cittadina importante sul versante mozambicano, ecco i mezzi da utilizzare per riuscirci in giornata: furgone fino a Sena (3 davanti, il resto quanti ne stanno dietro nel cassone), bicicletta per attraversare il ponte ferroviario sullo Zambesi e raggiungere Mutarare, polveroso villaggio dove poter comprare l'ultimo vitale "refresco", una qualsiasi bevanda ghiacciata indispensabile per combattere la calura opprimente; qui si deve aspettare, all'ombra dell'unico albero, che si riempia il pick-up che portera' 15-20 persone fino alla frontiera. Solo che, dopo piu' di un' ora d'attesa, eravamo solamente in due: io ed un altro sventurato mercante nigeriano in viaggio d'affari; ce la siamo allora cavata utilizzando due motociclette taxi, su cui percorrere l'ora e mezza di strada sterrata, tutta buche e sabbia, fino alla dogana. Qui, espletate tutte le formalita', in sella a delle bici ci siamo fatti trasportare per i 5 chilometri di terra di nessuno che saparano i due confini, per poi, in groppa ad altre moto, raggiungere dopo quasi due ore la prima citta' del Malawi ormai al calare del sole; il tutto dopo essere usciti illesi da un tremendo temporale che ha provocato l'allagamento delle strade e delle mie tasche, da un paio di corse d'emergenza al cesso, la prima nel cortile della dogana, tra quattro mura di fango senza tetto durante l'apice della tempesta, la seconda tra i provvidenziali rami di un cespuglio ai bordi di un villaggio; da un insabbiamento della mia moto con conseguente caduta senza gravi danni, un affondamento della moto del nigeriano durante il guado di uno dei numerosi torrenti formatisi dopo la pioggia, e la rottura del filo della frizione su una moto, guasto prontamente riparato da un meccanico provvidenzialmente appostato ai lati della strada.
Arrivato miracolosamente incolume, io, a Nsanje, profondo sud del Malawi, festeggio sorseggiando una Carlsberg, la birra piu' diffusa del paese, prodotta localmente in ben tre versioni: la verde, normale, la special brew, doppio malto, e la stout, scura.
Dopo essermi riposato per un paio di giorni nella bella Blantyre, avendo cosi' il tempo di poter osservare un'altro aspetto della penetrazione cinese nel continente, quello del commercio al dettaglio, sotto forma di tanti piccoli negozietti di mercanzie varie ( Hu shop, Lin Pin market...) e di nuovissimi scintillanti supermarket ripieni di made in China a basso costo, mi dirigo a bordo di un decrepito minibus, qui chiamati "matola", verso la perla del paese, il grande lago Malawi.
Prima tappa a Monkey Bay, dove la guest-house occupa una piccola baia appartata, con alle spalle della colline ricoperte da una folta vegetazione dalla quale ci fanno occasionalmete visita dei pelosi babbuini rubabanane, le scimmie da cui il posto prende il nome. Via da qui, approfittando del passaggio nel torrido cassone furgonato di un pick-up, raggiungo l'isolata Cape McLear, al centro del parco nazionale del lago, creato per proteggere un'ambiente quasi del tutto incontaminato e di notevole bellezza, luogo di incontro di innumerevoli specie di volatili e di rari pesci multicolori; l'uscita in barca e' quindi d'obbligo, verso la lussureggiante isola che dista solo poche miglia dalla costa: bastano un paio d'ore, il tempo per una nuotata in mezzo a migliaia di coloratissimi pesci che pullulano nelle calde acque limpide del lago, l'approdo su una piccola spiaggetta luogo di ritrovo di grossi varani che, disturbati dalla nostra inopportuna presenza, si alzano controvoglia sulle quattro zampe e se ne ritornano scodinzolando verso il folto della foresta; per finire, gettati in acqua alcuni pesci appositamente comprati al mercato, aspettiamo che dai rami alti di alcuni alberi si gettino in picchiata a raccoglierli alcune grandi aquile pescatrici che pero', il piu' delle volte, vengono anticipate da ben piu' agili falchetti, che rubano cosi' la loro preda, generando furibonde risse aeree a colpi di artigli e di becco....
Dopo una breve deviazione a Lilongwe, l'anonima capitale del paese, situata sugli altipiani dell'entroterra e scossa da tremendi temporali di questa che dopotutto e' la stagione delle pioggie, ridiscendo panoramicamente verso il lago fino alla piccola Nkhata Bay, la capitale rasta del Malawi.
E si, il Malawi e' un paese davvero molto religioso: il cristianesimo predomina, con decine di chiese presenti, protestanti o meno; tutti parlano della bibbia e, alcuni di loro, ritengono addirittura il papa una grande divinita' onnipotente. Io, in qualita' di italiano e quindi di buon cristiano, sono costantemente tenuto a risolvere i loro dubbi teologici e, a causa della folta barba, vengo spesso chiamato per strada con il nome di "Jesus"!
Alcuni pensano addirittura che io provanga da Israele e che a 33 anni saro' morto, ma cio' dovrebbe consolarmi....
Oltre alla discreta presenza di induisti e musulmani, da qualche anno a questa parte si e' andata diffondendo sempre piu' una nuova, vistosa, religione: il rastafarianesimo; centinaia di giovani e meno giovani professano il culto di Ras Tafari, praticando assiduamente la fede a base di musica reggae e ganja locale, a buon diritto ritenuta la migliore del continente: il Malawi si e' cosi' guadagnato la fama di Jamaica dell' Africa, e tutti sembrano esserne decisamente contenti!
Al mercante pero' sta per scadere il visto, per cui sara' meglio dirigersi, a tasche vuote, verso la prossima misteriosa frontiera....


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