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Published: February 2nd 2022
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Giordania, da sempre agli ultimi posti nella mia personale classifica dei luoghi da visitare un giorno. Neppure un visto gratuito offerto a chi prometteva di soggiornarvi per almeno due notti mi aveva convinto ad andarci quando davvero mi trovavo letteralmente a due passi dai suoi confini; neppure l'assurzione di Petra nella lista delle nuove sette meraviglie del mondo moderno è stata sufficiente a farmi cambiare idea. Solamente una pandemia è riuscita nell'impresa: la lista delle nazioni che il governo italiano permette di visitare per "futili" motivi quali il turismo è ancora davvero limitata ed eccomi dunque ad Aqaba, sulle rive del Mar Rosso!
Cielo azzurro sgombro da nuvole, aride montagne che si stagliano imponenti all'orizzonte, un mare blu cobalto calmo e cristallino, semplice ma nutriente cucina mediorientale, una fila di tavolini lungo la spiaggia dove bere tè e fumare una pipa ad acqua, un buon assortimento di hotel di infima categoria ma soprattutto una gradevole temperatura che di giorno si aggira magicamente attorno ai venti gradi: davvero niente male come rifugio per l'inverno in un'altra annata disastrata come questa. 5, 10 e poi 14 giorni, il tempo trascorre in fretta quando si ha tutto a comoda portata di mano e
l'ozio sgombra il campo da tutte le preoccupazioni! E' così con estrema riluttanza che decido di smuovere le chiappe, lasciare questo tranquillo subparadiso subtropicale e risalire il paese verso Nord, dove so già che mi attenderà un clima decisamente meno favorevole e lo spauracchio di una pandemia ancora galoppante (pochi i vaccinati in Giordania, attorno al 40%).
Prima tappa a Dana, un piccolo villaggio adagiato su uno sperone roccioso ai margini di un grande canyon che dagli altopiani desertici della Giordania centrale scende verso Ovest fino a lambire le placide acque del Mar Morto. Qui le opportunità per il trekking sono ottime ma l'inverno da queste parti non perdona: al calare del sole si alza un vento gelido e le temperature piombano minacciosamente verso lo zero. Una spartana stufa a gas riscalda la camera da letto mentre una stufa a legna rende vivibile la sala da pranzo ma il villaggio, popolato quasi esclusivamente da pastori, di sera assume le sembianze di una città fantasma e la malinconia prende così facilmente il sopravvento. Stessa storia a Petra, quasi del tutto priva di quell'enorme afflusso di turisti che la caratterizzavano fino ad un paio di anni fa; buon per me che
ho così l'opportunità di girovagare tra le sue rovine per un paio di giorni evitando la ressa e potendone così godere appieno sia le sue notevoli bellezze architettoniche, sia quelle paesaggistiche, altrettanto meritevoli. Unico fatto odioso da segnalare, la presenza di hotel a capsule che sembra stiano prendendo piede anche da questa parti ("le nostre camere sono delle capsule, come a Bangkok!", mavaffanc.....). E via sempre più a Nord, per la precisione fino a Madaba, città celebre per i suoi mosaici sui pavimenti delle chiese, per quelli sui pavimenti di antiche ville bizantine e per altri sparsi un po qui e un po là. A Madaba ho trascorso il capodanno ma nessun ricordo degno di nota si è installato tra le pieghe del mio cervello. Ed eccomi finalmente ad Amman, universalmente riconosciuta come una tra le più brutte capitali di tutto il medioriente; io ci arrivo ai primi di Gennaio con pioggia, freddo e vento, di certo non le migliori condizioni ma la città perlomeno è viva, il suo cuore pulsa ed il respiro è forte e regolare: finalmente! Certo, l'hotel ha cercato di fregarmi, i continui saliscendi tra le sue colline spezzano le gambe, l'assenza di attrattive degne di
nota è pressochè totale (ad eccezione della Cittadella e del teatro romano) ma nulla si può dire dei suoi ristoranti e dei suoi negozi, sulla presenza di vita sociale e culturale e, soprattutto, c'è gente per le strade anche dopo le 9 di sera!
Gita di un giorno a Jerash, tra le sue maestose rovine romane, e poi giù di corsa verso Sud: ancora Aqaba e le sue invitanti palme che ondeggiano languidamente all'orizzonte.....
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