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Published: February 6th 2019
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"In questa Casa d'Italia, edificata dalla fede e dall'amore della terra d'origine, vivono e si perpetuano, con l'opera delle istituzioni italiane sotto i segni gloriosi dello scudo sabaudo e del fascio littorio, lo spirito millenario della patria, il culto della lingua di Dante, la tradizione fulgente della triplice vittoria, la potenza animatrice di Roma ridivenuta imperiale. XXVIII Ottobre MCMXXXVIII - XVI regnando Vittorio Emanuele III essendo duce del fascismo e capo del governo Benito Mussolini fondatore dell'impero."
Chissa', sara', sta di fatto che gli italiani sembrano aver lasciato davvero un buon ricordo qui in Egitto, e dovevo capitare per caso a Port Said per averne una vera conferma. Non proprio per caso perche' e' in questa citta' che inizia il canale di Suez e qui si deve venire per ammirare le gigantesche navi che, sfilando davanti al lungomare, si apprestano ad attraversarlo; sfortunatamente nel 1980 e' stata costruita una via navigabile parallela 5 kilometri piu' a Nord che bypassa completamente la citta' e, colpevolmente ignaro di tutto cio', mi ritrovo a camminare affranto lungo il vecchio canale accontentandomi di poter scrutare all'orizzonte le mega portacontainer che trasportano verso le nostre case tutte le merci provenienti dalla Cina di cui abbiamo
cosi' profondamente bisogno...
Port Said ha comunque diverse attrattive da offrire, tra cui il suo faro, definito la prima costruzione in cemento armato al mondo (ma non ho voluto approfondire), lo spazio vuoto che doveva originariamente ospitare la Statua della Liberta' ora a New York, cadenti edifici testimoni di un'epoca di opulento benessere ed infine, ma e' proprio questo che ci interessa, vestigia di una poco conosciuta presenza italiana ben radicata da queste parti, almeno nel recente passato. Camminando per le sonnolente strade nelle vicinanze del porto mi e' capitato piu' volte di imbattermi in egiziani che parlano tuttora un italiano quasi perfetto anche se un po' arrugginito, e non sto parlano di un posto come Sharm el Sheik e delle solite quattro frasi usate per adescare i turisti, spiegandomi che cio' e' dovuto alla storica presenza di tecnici ed operai impiegati dalle compagnie di navigazione (il nome "Costa" ricorre spesso) che avevano in Port Said una delle basi di rifornimento piu' importanti lungo la rotta delle loro navi dall'Europa verso Africa Orientale, Australia e Asia in generale. Ecco spiegata cosi' la presenza di un vecchio edificio oggi disabitato usato al tempo come scuola e consolato, di una "Casa
d'Italia" dall' avveniristica architettura, di una grande chiesa dei francescani e di un piccolo convento di suore.
L'influenza italiana si estende pero' anche al resto dell'Egitto, dove pizza, pasta e gelato sono onnipresenti, cosi' come le vecchie automobili FIAT che ancora percorrono piu' che degnamente le pericolose strade del paese: 127, 128, 131, Regata, Ritmo, Uno: parte della storia della nostra casa automobilistica e' ancora viva e mantiene alto all'estero l'onore del nostro paese!
Onore del nostro paese che e' stato salvato anche dalle migliaia di soldati italiani che durante la seconda querra mondiale si sono battuti nel deserto egiziano contro le truppe inglesi ed alleate nettamente superiori per forza e numero; sia i nostri alleati tedeschi che i nostri nemici lo hanno sempre riconosciuto e messo agli atti, impossibile dubitarne. Oggi nei pressi di El Alamein, il luogo dove scorreva la linea del fronte, un bel sacrario onora il ricordo dei caduti italiani durante quelle sanguinose battaglie.
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