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Published: February 14th 2008
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Arrivando da altri paesi asiatici, cio' che piu' colpisce della Thailandia e' la sua sorprendente somiglianza ad un qualsiasi paese europeo: tutto e' pulito, le strade sono meravigliose, auto e bus nuovi di zecca, la qualita' in generale e' molto elevata e la vita e' considerevolmente piu' facile, in termini di logistica e di sopravvivenza.
Ovviamente non e' cosi' dappertutto, ma Bangkok rimane la vetrina ideale della grande evoluzione di questo pease: nella capitale svettano scintillanti grattacieli e ci si muove, evitando il traffico immane, su un futuristico "skytrain" sopraelevato, oppure in una profonda linea metropolitana; sono rimasti, comunque, anche antichi monumenti del passato, tra cui spiccano il palazzo reale ed i numerosi wat multicolori, ed una grande spiritualita' aleggia ancora per le strade, con eleganti uomini d'affari che non esitano a prostrarsi ed inginocchiarsi nella polvere di fronte ad uno dei tanti tempietti che spuntano qua e la.
Khao San Road e', per noi turisti, un'isola felice di pace e caos dove potersi sentire a casa e, senza troppa fatica, provvedere a tutti i nostri bisogni; in questa via del centro, e nei suoi dintorni, si possono trovare le camere piu' economiche dove alloggiare, cibo per tutti i gusti a
prezzi stracciati, bancomat dove prelevare i soldi che si sono gia' spesi, agenzie di viaggio che propongono di tutto, da biglietti aerei supereconomici su aerei di dubbia affidabilita', ad autobus truffa dai prezzi ancora piu' incredibili; probabilmente una decina di 7eleven, i minimarket della rinomata catena internazionale dove poter trovare cibo spazzatura ed altri generi di conforto; pub, ristoranti, tatuaggi, lavanderie, musica, parrucche, disco, tuk-tuk, souvenir e gran parte di cio' che e' possibile falsificare sulla faccia della terra.
Non male, dopo tutto, e mi ci trovero' davvero bene per i cinque giorni di attesa per l'ottenimento del mio visto indiano.
Ma Thailandia vuol dire innanzitutto mare, e non potevo mancare un salto su qualcuna delle sue numerose isole paradisiache. Arrivando dalla Cambogia, dalla citta' di Trat e' facilmente raggiungibile, con un'ora di traghetto (un vero, grande e moderno ferry!), l'isola di Ko Chang, una delle piu' grandi del paese, con grandi colline e lussureggianti foreste al suo interno; sperdute baie, lunghe spiaggie ed un mare caldo e pulito. Ma qui il turismo e' gia' molto sviluppato ed una lunga strada asfaltata, percorsa da rumorose automobili, scorre lungo tutto il suo perimetro, aumentando la mia nostalgia per lidi piu' sperduti
e selvaggi.
Ci riprovo con un'altra Ko Chang, ma questa volta dall'altra parte, nel Mare delle Andamane, al largo di Ranong e a pochi chilometri dal confine birmano; quest'isola e' decisamente piu' piccola e meno sviluppata: niente strade e niente elettricita', solo spiaggie, palme e comode capanne di legno dove poter dormire a stretto contatto con la natura.
Forse un po troppo stretto, perche' dalla vicina foresta arriveranno a tenermi compagnia una grande varieta' di animali piu' o meno pericolosi: zanzare, ragni, lucertole giganti, scarafaggi, scorpioni, formiche, calabroni e chissa' quant'altro ancora nel buio pesto della notte; fortunatamente, una grande rete antizanzare, con solo qualche bucherello, circonda il mio letto e mi protegge parzialmente da tutti questi ospiti indesiderati. Conseguentemente, di notte, non mi azzardavo di certo ad uscire da questo mio sicuro rifugio, tantomeno per raggiungere il cesso, inboscato lontano tra la folta vegetazione....
Ma il tempo stringe, ed e' ora di ritornare a Bangkok, da dove dovro' prendere un volo, causa chiusura delle frontiere di terra birmane, che mi portera' finalmente in India, con un ritardo inaspettato di qualche mese.
Il biglietto aereo, ovviamente, comprato nella comoda ed accogliente Khao San Road.
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