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Published: February 4th 2008
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...dove la gente (fortunatamente) non veste piu' di nero.
E dopo questa doverosa citazione, dopo la grande citta'e le famose rovine, dopo il cuore dell' Asia con le sue citta' piu' lontane dai mari, eccomi giunto finalmente sulle rive del Golfo di Thailandia, con le sue acque azzurre, le spiaggie bianche e isole piu' o meno sperdute.
Da Phnom Pehn prendo uno sgangherato autobus diretto a Kep, quella che fu un tempo la principale meta turistica cambogiana, costruita dai francesi come centro balneare ed arricchita con lussuose ville ed un lungomare lampionato che scorre ai piedi della collina per ben 6 chilometri.
Di tutti i suoi edifici storici, dopo una serie impressionante di guerre devastanti, rimane ben poco: solo scheletri anneriti di antiche sfarzose abitazioni ed ancora piu' numerose mura di cinta, a racchiudere grandi spazi oggi vuoti e visitati solamente da indifferenti vacche al pascolo. Il tutto crea una strana atmosfera, con la citta', una volta rifugio dei ricchi, oggi abitata prevalentemente da semplici pescatori e contadini, che in molti casi hanno preso possesso dei ruderi eleggendoli a propria abitazione.
Ma Kep sta rinascendo, ovviamente grazie all' industria turistica: lo si deduce dal fatto che i suoi hotel abbiano i
prezzi piu' cari di tutta la Cambogia...
La citta' e' anche famosa per i suoi granchi, qui catturati in grandi quantita' e cucinati direttamente sulla spiaggia, tra il fragrante odore del mare e quello ancora piu' pungente della fogna che scarica direttamente a pochi metri di distanza.
Poche miglia al largo della costa, l' isola di Koh Tonsay spunta dall'acqua cristallina con due lussureggianti colline ed una lunga spiaggia ombregiata da alte palme ricurve: un invitante rifugio dove riusciro' molto facilmente a trascorrere, nell' ozio piu' assoluto, sette riposanti giornate. Qui non c' e' elettricita', ovviamente, e si dorme in comodi bungalow di legno e bambu', direttamente a pochi metri dal mare; gli abitanti dell' isolasi sono attrezzati con dei piccoli ristoranti che ci forniscono il necessario per sopravvivere, ed il loro numerosi animali vagano liberamente tra il mare e le nostre abitazioni.
Tutto e' perfetto, si potrebbe davvero definire posto paradisiaco se solo i prezzi del cibo non fossero insensatamente relativamente alti, costringendoci a quotidiane battute alla ricerca di qualcosa di commestibile a nostra libera disposizione: le noci di cocco non mancano, i granchi neppure, ma la tentazione di far sparire qualche gallina da inforcare allo spiedo rimarra' sempre
molto alta, e solamente un sentimento di rispetto reciproco salvera' i due maiali da una brutta fine...
Ritorno sulla terraferma tra onde impetuose, che invadono la nostra piccola imbarcazione improvvisando una piacevole esibizione di miss maglietta bagnata, ma anche inzuppando miseramente il mio povero bagaglio.
Tappa successiva lungo il Golfo in terra cambogiana e' Siahnoukville, principale porto del paese ma anche grande centro turistico, con varie spiaggie di sabbia bianchissima e baracche di legno direttamente a pochi centimetri dal bagnasciuga, dove trovare inespensive sistemazioni in camere di 2 metri per 1,5 dotate di ventilatore, cassetta di sicurezza e topo rubabanane da compagnia.
E via verso il confine, attraversando quello che rimane delle primitive ed inesplorate foreste dei monti Cardamoni, verso la sonnolenta cittadina fluviale di Krong Koh Khong, per quella che sara' la mia ultima giornata di sole nella ormai piccola ma sempre fiera ed orgogliosa patria degli antichi khmer.
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chantha ke
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cambodia
oh my combodia