Angkor: rovine di un grande passato


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January 3rd 2008
Published: January 19th 2008
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Nessun viaggio in Cambogia puo' dirsi completo senza una visita ai templi di Angkor, la capitale dell' antico regno Khmer, che tra il nono ed il quindicesimo secolo ha rappresentato una delle piu' grandi potenze asiatiche, con un territorio di gran lunga piu' vasto dell' attuale stato che ne e' successore.
A lungo dimenticati, ed in gran parte ricoperti dalla foresta, questi templi sono stati riscoperti solo alla fine del diciannovesimo secolo e, col passare degli anni, sono diventati una delle piu' grandi attrazioni turistiche del mondo, fatto del tutto naturale per una delle maggiori espressioni artistiche nella storia dell' umanita'.
Base per l'esplorazione delle rovine e' l' amena citta'di Siem Reap, piccolo villaggio cresciuto a dismisura a seguito della scoperta di questo suo grande tesoro. Qui si dorme e si mangia, ma di buon ora si inforca una bici e si parte verso Angkor, a meno di 10 km. di distanza, dove per tre giorni ho potuto girovagare liberamente tra una quantita' enorme di monumenti, passando da semplici rovine ad alcune tra le piu' sofisticate ed impressionanti opere d' arte khmer, sempre ben attento ad evitare la folla dei tour organizzati, capaci di riversare tutte assieme centinaia di persone tutte nello stesso posto e tutte nello stesso preciso momento.
Decido di lasciare Angkor Wat, il tempio principale, per ultimo, alla fine dei tre giorni, per non partire subito con il massimo ed affievolire cosi' l' interesse per tutto il resto, ma gia' alle porte di Angkor Thom, la grande citta' fortificata, capisco che questo espediente si rivelera' del tutto inutile, dato l' elevatissimo spessore artistico di tutto il complesso...
Cosa ricordo in particolare, oltre al salato prezzo d' ingresso (40 dollari per 3 giorni...)?
Sicuramente il Bayon, con le sue centinaia di sorridenti facce del buddha scolpite sulle sue torri; e' questo uno dei monumenti piu' recenti di Angkor, costruito attorno al 1200 d.c., quando il grande re' Jayavarman VII abbandono' la religione induista per abbracciare il buddhismo mahayana. Proprio per questo il Bayon risulta stilisticamente differente da tutto il resto, e quindi difficilmente dimenticabile.
Come indimenticabile e' il Ta Prohm, uno dei templi che e' stato lasciato piu' intatto, con grandi cumuli di rovine ed una rigogliosa vegetazione che ha ormai invaso gran parte delle sale, ricoperto le mura e contribuito alla distruzione di quest' opera, nel tentativi della jungla di riprendersi gli spazi che l' uomo gli ha sottratto centinaia di anni fa.
Il Ta Prohm e'anche meglio conosciuto come "tempio di Tomb Raider", e forse e' proprio per questo che decine di persone si lasciano fotografare in improbabili pose accanto ad un grosso albero le cui radici scendono a ricoprire una delle pareti.
E' davvero difficile ricordare ed elencare tutte le diverse rovine, cosi'numerose e sparse su una superficie enorme, sul terreno di quella che era una delle piu' grandi metropoli dei tempi passati, citta' con oltre un milione di abitanti quando in Europa le grandi citta'difficilmente arrivavano a superare i 50.000.
Oggi, al posto delle case di legno, del tutto scomparse, rimangono ampi spazi di verde, perlopiu' foresta, con vaste risaie sorte ai margini e su quelli che secoli or sono erano due grandi laghi usati a scopo religioso ed agricolo.
Ed infine Angkor Wat, la suprema rappresentazione dell' universo, con al centro il monte Mehru, la montagna sacra venerata nella religione hindu, in quella che tuttora viene indicata come la piu' grande struttura religiosa del mondo. Su tutto dominano le cinque grandi torri, ma che dall' interno risultano difficilmente osservabili, dato l' ampio numero si sale e di alte mura che ancora rimangono in piedi; un' osservazione piu' particolareggiata degli interni porta alla scoperta di infiniti bassorilievi, in particolare di oltre 3000 figure di apsara, le ninfe celestiali danzanti, scavate nei muri. E poi, all' esterno del tempio centrale, per 800 metri di lunghezza, si possono osservare una lunga serie di intricati bassorilievi di squisita fattura, rappresentanti scene di guerra, racconti mitologici ed antiche credenza religiose.
Il tutto e' circondato da possenti mura fortificate e da una fossa riempita d' acqua larga 190 metri e lunga 1,5 x 1,3 km., dimensioni che rendono, secondo cio' che si legge sulla mia guida, le fosse di qualsiasi castello europeo simili a delle semplici pozzanghere...
Tre giorni non sono stati ovviamente sufficienti per una visita approfondita di Angkor, con decine di siti capaci di catturare l' attenzione anche per diverse ore, ma so che anche settimane non sarebbero state abbastanza, per cui lascio senza rimpianti questa antica citta' perduta, sperando che sappia ancora resistere, nei secoli a venire, alla pressione della vegetazione e soprattutto alle insidie rappresentate dalle centinaia di novelli Indiana Jones in infradito che ogni giorno si aggirano spavaldamente tra le sue meravigliose rovine.


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