quasi in cima!


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Asia » China » Shanghai
June 24th 2016
Published: June 24th 2016
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Oggi è tappa di attacco alla grande cima. L’obiettivo è quello di arrivare ai piedi, per poi giungere in vetta domani all’alba. Ammetto di essere abbastanza preoccupato. Non ho sintomi del male dell’alta montagna, ma a 4.000 metri l’ossigeno manca e ogni passo costa molta fatica. Con uno zaino di 12 kili poi è tutto molto più difficile. Comunque si va. In effetti la tappa inizia simile a quella di ieri: si sale, ma non vertiginosamente. Il paesaggio è quello di alta montagna: verdissimo, pendii a precipizio, fiori di alta montagna, rododendri, manco un albero.







Superato un “colle” ci fermiamo a rifiatare. Poi Rabi insiste per prendere il mio zaino. Il mio orgoglio non vorrebbe, ma effettivamente sono esausto e un po’ di riposo ci stà. Continuiamo più o meno in piano, ma sull’orlo del precipizio. Ad un certo punto passiamo vicini ad un piccolo laghetto: le sue acque calme sono di un blu trasparente, di una bellezza indescrivibile. Poi la strada scende quasi a picco fino al torrente, che attraversiamo non sul solito ponte d’acciaio, ma sul vecchio e decrepito ponticello di legno che secondo me resisterà ancora pochi mesi.



Da lì, dobbiamo risalire poi un sentiero che pare lungo e ripido come lo Stelvio…sono lieto che Rabi abbia il mio zainone, perché sono veramente al mio limite.Ormai camminiamo dentro le nuvole, con una visibilità a 300 metri, e intorno a noi ci sono solo rocce. Alla fine della salita c’è una piccola casa tibetana dove beviamo, un po’ di tè ai chiodi di garofano e ci rifocilliamo, riprendendo vita.







Anche altri compagni di viaggio sono lì dentro, scambiamo due battute e siamo tutti piu rinfrancati. Da lì il percorso è piano ma occorre attraversare una frana. Arriviamo verso le 12 a Thorung Pedi - 4.500 metri, il rifugio ai piedi della Grande cima.







Mangiamo la solita zuppa d’aglio (buona per l’altitudine, ma ormai veramente non ne posso più…e sono veramente un'ottima forchetta..)e un po’ di riso, e poi faccio un pisolino di 30 minuti. Questa dovrebbe essere la destinazione per oggi, ma mi sento in forma e forse è il caso di proseguire un po’, per alleviare le sofferenze di domani.







Oggi è molto freddo, saremo a non più di 10 gradi. Io e Rabi siamo vestiti pesanti: pantaloni invernali, pile, cuffia di lana, guanti. Dopo Thorung Pedi la salita è infernale. Si sale in altitudine di 500 metri praticamente in verticale, per sentieri appena accennati tra rocce friabili e ruscelli che scendono dai ghiacciai. Per me è una sfida col mio corpo: portare lo zainone su questa salita pazzesca. Avanzando a piccoli passi, mi sento molto in forma e la fatica è assolutamente sopportabile. Salire su questo pendio di rocce e acque, in mezzo alle nuvole, è una sensazione bellissima che non scorderò mai.







Ogni tanto mi fermo a far foto e godermi la vista. Quando poi dopo 1 ora (Rabi ne aveva previste quasi 2) si materializza dalla bruma la sagoma del Thorung – High Base Camp - 4.925 mt. !!! (più del Monte Bianco) gioisco: ce l’ho fatta, so che arrivare in vetta domani non sarà un problema, perché oggi ho battuto tutti i miei limiti.



Il rifugio è avvolto dalle nuvole: la visibilità è a 50 metri. Si intravedono solo alcuni cumuli di rocce creati da viandanti buddisti , con significato religioso.



A poco a poco nel rifugio arrivano tutti gli altri compagni di viaggio, e si crea un clima i festa.

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