Si riprende il cammino .... la quiete prima della tempesta


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June 21st 2012
Published: June 21st 2012
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Si riparte! Stiamo salendo sempre più di quota, e la vetta dei mitici 5.416 m e’ sempre lontana.



Usciamo di mattina presto dal villaggio di Manang e il sentiero già s’inerpica. Arranco, con l’abbondante colazione ancora nello stomaco e una fredda pioggerellina che scende. Il cielo è nuvolo, le vette coperte da nuvole.



Attraversiamo l’antico nucleo abitato che costituisce Manang, saluto per l’ultima volta l’occhio turchese del lago di Gangapurna e si risale ulteriormente. Sono molto a corto di fiato. Al di là della colazione, a quasi 4.000 mt l’aria è povera di ossigeno, ed ogni sforzo è almeno doppio di uno normale. Il sentiero alterna infatti brevi ma ripide salite e tratti più o meno piani, dove mi riprendo. A un certo punto, una casa a strapiombo sul burrone costituisce la località di Ghusang – 3.900 mt.



Ci fermiamo a prendere un tè caldo e a riposare. L’aria è fredda, ma io sono completamente bagnato di sudore. Nel ristorantino c’è una donna francese, avrà 50 anni circa e sta facendo un viaggio di 2 mesi in Nepal. E’ a Ghusang da 2 settimane: non ho idea di come faccia a passare il tempo qui in cui, fuori da quell’unica casa, non c’e’ assolutamente nulla da fare se non camminare.



Ci spiega che pratica Yoga e che sta viaggiando alla ricerca della spiritualità. Capisco.



Riprendiamo il cammino, che da questo punto in poi è piuttosto piatto. Le montagne sono verdissime, è il verde dei pascoli e delle erbe selvatiche. Siamo infatti sopra al limite delle foreste, e alberi non ce ne sono più. In compenso fiori gialli, blù, bianchi e rossi fanno capolino, mentre i pendii ospitano capre che pascolano beate. Sotto di noi, a strapiombo, la gola del fiume, che non è più lo Marsgangdi, ma è il Thormug Khala. Verso le 11 arriviamo a Yak Kharma – 4.018 mt. Dove ci fermiamo e alloggiamo.



La giornata passa via molto lentamente perché in questo villaggio di 5 (cinque) case non c’è veramente nulla da fare.Due passi fuori, qualche ora per praticare gli alfabeti giapponesi, e si tira a sera.

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