Arrivo nella valle incantata


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April 2nd 2012
Published: April 2nd 2012
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Ci svegliamo un po’ piu tardi del solito, il piano è partire con calma perché le gambe sono stanche, e sui piedi ho già alcune, preoccupanti vesciche. Per arrivare a Manang le strade sono due, una alta, massacrante, ed una bassa piu’ agevole o meglio meno massacrante. Noi facciamo quella bassa.



La vegetazione è ormai quella tipica di alta montagna, arbusti e qualche pino, ma piuttosto brulla. A parte un paio di salite impegnative, la strada è un falso piano, non troppo dura da percorrere. Sulle montagne di fronte a noi, sull’altro lato della vallata, vediamo l’isolatissimo villaggio di <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Nawal,con le tipiche case e bandiere tibetane. Le montagne sono semi desertiche e portano evidenti segni di un’antica erosione: scendono con scanalature spettacolari, piccoli canyon.



Superiamo il <em style="mso-bidi-font-style: normal;">check point nel villaggio di <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Hunde, dove un aeroporto molto piccolo è in costruzione. Collegherà <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Hunde a <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Pokhara, e sarà un sollievo anche per gli abitanti di queste valli.



Il cammino prosegue ancora fino a che la vallata si allarga e diventa veramente bellissima: montagne avvolte dalle nubi, da cui spuntano maestosi i primi ghiacciai, lasciano il passo al verde sgargiante del fondo valle; il tutto costellato da piccoli stupa, bandiere di preghiera e, ogni tanto, qualche casa. Sembra il mitico Shangrilà!



Il sole splende a intermittenza quando le nuvole glielo concedono e rende tutto ancora più bello.



Ci avviciniamo a <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Manang, in mezzo a campi rosa di un tipo di grano speciale himalayano. Poco prima ci fermiamo a visitare <em style="mso-bidi-font-style: normal;">Bhraga, un bellissimo ed antico borgo tibetano che custodisce un preziosissimo tempio tibetano.



Saliamo e ci addentriamo tra le antiche case di pietra e legno, con fregi molto carini. I tetti piatti di queste case sono coperti di fieno o grano messi lì a essiccare.



Ogni tanto passa qualche anziano portando una cesta carica di legna su per i viottoli. Arriviamo in cima al villaggio, dove sorge il tempio tibetano. Ha oltre 500 ani ed ha un aspetto veramente speciale. La parete esterna è bianca con decorazioni porpora. E’ chiuso a chiave, ma scendendo una scaletta di legno scricchiolante troviamo – in una stanzetta buia intento a pulire delle candele –un custode del Tempio.



Gentilmente prende le chiavi, sale con noi la scaletta e ci schiude le porte.



Il Tempio ha due padiglioni. Il primo è bellissimo: aprendo la porta si trova una grande Mane (ruota da preghiera), chiaramente molto antica, e poi si accede alla sala da preghiera. La sala è molto buia, ma si vedono ricchi drappi di seta colorata, la biblioteca con antiche scritture, maschere terrifiche, antichi affreschi con la storia del Buddha. La sensazione e’ di entrare in un luogo segreto e magico, separato dal resto del mondo da un muro di silenzio lungo secoli.



In un angolo anche la foto del Rinpoche, il religioso a capo del Tempio: è lo stesso che abbiamo incontrato e fotografato qualche giorno fa per strada. L’Himalaya e’ piu’ piccola di quanto pensassi!



Il secondo padiglione è sopraelevato rispetto al primo. Occorre uscire, salire una strettissima scala scavata dentro ad un tronco, e aprire un altro portone. Il secondo padiglione è molto piccolo, ma è uno scrigno di tesori d’arte: un grande Buddha di legno dipinto, e sulle pareti antichi coloratissimi affreschi che dichiarano tutti i 5 secoli del Tempio. C’è anche qui un grande silenzio ed un gran senso di sacralità.



Terminata la visita, usciamo dal tempio e riprendiamo il cammino. In 20 minuti attraversiamo l’ampio greto di un torrente ed entriamo – attraverso la solita porta d’ingresso – in<em style="mso-bidi-font-style: normal;"> Manang 3540 mt.



Alloggiamo in una graziosa Guest House con una vera doccia calda. La vista della valle è pazzesca.

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