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Published: September 6th 2016
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Da 4000 metri a 4000 °C è un attimo, un attimo di una dodicina di ore. Arrivo a Paracas un attimo prima delle ore più calde del giorno, così non mi perdo neanche un minuto di ustione. Schivo i soliti agenti turistici che circondano le porte dei bus ma l'ultimo di essi mi incastra. Sa dov'è il mio ostello e io no, questo dettaglio, insieme ai circa 30kg che mi porto addosso sotto il sole, sono la chiave del suo successo. Espletate le solite pratiche burocratiche e prenotati i tour mi do all'oceano, pomeriggio sulla sabbia con Pippo il cane. Il giorno dopo mi imbarco per le isole Ballestas, Willy mi da il suo cappellino, anti sole ed anti guano. Le isole pullulano di vita, cormorani, pinguini, leoni marini, pellicani, gallinelle indefinite, tutti appollaiati sullo stesso trespolo di roccia e terra. Purtroppo, pullulano anche di cacca, le isole, fonte di ricchezza per le ditte che la estraggono come minerali, fonte di imprecazione per noi turisti sotto tiro. I Paracas hanno teste grandi, conosciuti un tempo per le loro tecniche di deformzione cranica, disegnano figure misteriose sulla sabbia. Il pomeriggio alla riserva tuttavia non mi impressiona, penalizzata poverina da tre elementi: la
guida olandese che scala la mia personale classifica di guide intollerabili, la frittura di pesce più de coccio mai mangiata in vita, e forse anche al prezzo più alto pagato in vita.....e per finire la serata, il pisello del vecchio francese che decide di cambiarsi in spiaggia, convinto che girandosi di spalle nessuno noterà l'orribile pendolo che viene giù dalle sue gambe. E la frittura di pesce di cui prima, non sembra più così male! Lascio questo posto per dirigermi a Huacachina. Quando uno pensa all'immagine di un'oasi nel deserto, quell'immagine è Huacachina. Il passaggio qui è breve, il tempo per odiare la mia compagna di stanza inglese e mi ritrovo in uno di questi trabiccoli aperti tra le dune del deserto, con la sabbia che ti arriva fino al colon e questo tizio che si diverte a precipitarci giù nel vuoto da 100-150 metri di montagna di sabbia. Prima sdraiati sulla tavola da surf, poi seduti su di queste sicurissime e stabilissime camionette stile Mad Max. Al tedesco seduto vicino a me, sono riuscita poi a staccare la tua gamba dalla mia mano, te la rispedisco appena possibile....Anzi, ringrazia Dio che fosse la gamba....... Saluti e baci e me
ne vado a Nazca, a vedere le famose linee. Altro giro altro mistero! Te ne vieni in Perù a vedere gli Inca e scopri un altro mondo di popoli e storie che poi agli Inca fanno da sottobosco imprescindibile per costruire le loro. E così i Nazca non erano delle semplici linee, ma una vera e propria civiltà in carne ed ossa. Il volo, oltre che costoso, è al tempo stesso impressionante e vomitevole. Ma vomitevole nel senso fisiologico della parola. L'aereo che ci carica, se vogliamo chiamarlo aereo, è un sei posti e circumnaviga ogni figura, prima virandoci introno a destra, poi a sinistra. Io già alla seconda figura mi sento male. Il mio acido gastrico gira, prima a destra, e poi a sinistra, assecondando ogni vibrazione del trabiccolo. La realizzazione ed il significato di questi disegni, visibili solo dal cielo, rimangono uno dei più grandi misteri della storia dell'uomo. Che ovviamente non poteva farsi mancare, tra le altre, la teoria degli alieni. Ma questa è un'altra storia ed io me ne vado a vedere una cosa allegra. Il cimmitero di Chauchilla è un altro mistero. Buche scavate nel mezzo del deserto e piene di mummie in uno stato
perfetto di conservazione. Si sa poco anche di chi, come e perchè ci abbia lasciato questo sito poco conosciuto, ma molto suggestivo. Sabbia, vento e sole schiariscono i capelli lunghi arrotolati attorno ai corpi in posizione raccolta. Con il viso rivolto ad est, qui si rinasce al rinascere del sole. Quando passo a prendere le mie cose, il ragazzo dell'ostello conta ancora le visualizzazioni del suo video mentre canta una qualche Lady Gaga che io non conosco. Il prezzo del bus a Moquegua, vale solo il non dover più sentire il suo vibrato accorato!
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