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Published: February 2nd 2014
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Brutto affare l'inverno qui nell'India del Nord, quando la nebbia e lo smog rovinano giornate che gia' vedono ben poche ore di luce a disposizione, ed il freddo complica ulteriormente la vita, facendomi sognare disperatamente le calde ed assolate spiaggie del Sud del paese; ed allora che fare? prendere un treno, farsi 30-40 ore di viaggio e lasciarsi alle spalle tutto quello che il Nord ha ancora da offrirmi?? Niente di tutto questo grazie a Diu, una minuscola isola al largo delle coste del Gujarat che promette di offrire tutto cio' di cui l'esausto esploratore degli stati settentrionali ha piu' urgente bisogno: sole, mare ed una ampia disponibilita' di birra a basso costo!
Colonia portoghese fino al non lontano 1961, questo piccolo territorio basa la sua economia essenzialmente sul turismo e sulle entrate derivanti dalla vendita degli alcolici, totalmente banditi nel vicino, religiosissimo stato confinante del Gujarat, da cui un flusso continuo di pendolari della sbronza si riversa nelle decine e decine di rivendite che dispensano l'agognato nettare; strano a dirsi, stando a tutto quello che mi era stato raccontato, il numero di indiani ubriachi barcollanti in giro per le strade si mantiene inaspettatamente basso, nonostante le centinaia di bottiglie
di liquore vuote che appestano strade e spiaggie fino agli angoli piu' sperduti dell'isola. E la tranquillita' e' proprio la caratteristica principale di Diu, con il suo piccolo capoluogo ed una manciata di sonnolenti villaggi ombreggiati dalle palme, le sue lughe strade percorse solamente da sporadici veicoli e le sue spiaggie di sabbia dorata seminascoste e deserte; il ritmo di vita e' quello lento tipico dei paesi tropicali, con la siesta pomeridiana che paralizza ogni attivita', e nessuno degli abitanti sembra preso dalla necessita' prettamente indiana di doversi procurare in qualsiasi maniera il suo tozzo di pane con cui poter campare: il tenore di vita medio sembra invece decisamente alto.
Il capoluogo, Citta' di Diu, e' una piccola cittadina dalla caratteristica, decadente atmosfera coloniale, con le sue chiese imbiancate a calce, i maestosi edifici di un tempo che cadono inesorabilmente in rovina e gli edifici moderni che sono gia' ridotti in condizioni peggiori di quelli costruiti sotto il regno dell'ultimo imperatore portoghese. Cosa impedisce allora un maggiore afflusso di turisti stranieri e lo sviluppo di una scena internazionale simile a quella della non poi cosi' distante Goa? Sfortunatamente siamo ancora a latitudini un po' troppo settentrionali e durante l'inverno,
alta stagione turistica, nonostante le temperature massime arrivino a superare i 30 gradi, l'acqua del mare si mantiene decisamente troppo fredda per poter garantire una balneazione piacevole e la costante brezza contribuisce ad aumentare il disagio una volta usciti dall'acqua; bisogna poi tenere in considerazione la quasi totale mancanza di sistemazioni lungo la spiaggia, con i pochi hotel di Nagoa Beach tutti di categoria troppo elevata (3 stelle) e l'unica guest-house presente a Sunset Point che ha di recente cambiato gestione e si appresta ad un riposizionamento di categoria verso l'alto, pronta ad accogliere i sempre piu' numerosi e danarosi turisti della emergente classe media indiana.
Gli sporadici viaggiatori occidentali che giungono fin qui, la maggior parte dopo una notte di treno da Mumbai ed altri che scendono dal Nord con il miraggio di raggiungere una piccola Goa, si ritrovano a disposizione un paio di belle spiaggie deserte da cui potersi godere il caldo sole e la salata acqua del Mare Arabico, oziando per tutto il giorno praticamente indisturbati, oppure possono affittare un mezzo a due ruote e partire alla scoperta degli angoli piu' nascosti dell'isola, tra cui un particolare tempio induista costruito sulla scogliera, in cui le acque
del mare arrivano a lambire una serie di shiva linga costruiti sulle roccie; oppure le due vicine torri del silenzio, a testimonianza di quando proprio le coste del Gujarat rappresentarono il primo approdo per la diaspora degli zoroastriani in fuga dalla Persia, che andranno poi a costituire in India la comunita' dei Parsi.
Facile cosi' trascorrere beatamente una settimana a Diu, con una seconda che non avrebbe certo sfigurato, ma la curiosita' ed un po' di autolesionismo mi spingono ad abbandonare questa piccola, pacifica isoletta ed a rituffarmi nel grande, infernale vortice del maestoso subcontinente indiano....
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