Isla del Sol, sulle rive del Lago Titicaca


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Published: May 18th 2016
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Il taxi ci scarica appena fuori città, dove inizia il blocco. Camminiamo per file chilometriche di tir sparsi lungo la strada, gente che campeggia ai bordi delle strade, che dorme sotto i camion, anziane che camminano con il loro aguayo carico sotto il sole e noi con le valigie. Ci tocca il solito bus tra le galline, a meno che non vogliamo camminare per altri 10km di tir. Appena dopo il blocco comincia la guerra di taxi abusivi e pseudo bus a caricare la gente disperata. Anche la benzina comincia a scarseggiare in un paese immobile, ogni bus potrebbe essere l'ultimo! L'unica destinazione possibile è Potosì. Aspetteremo circa 3-4 ore prima che Alessia riesca a trovcarci un....qualcosa per muoverci da lì. L' autista ci avvisa subito che il bus non sta messo bene. Tradotto, facciamo un viaggio che solitamente dura 3 ore, con il motore che si spegne ogni 500 metri. Arriviamo a Potosì, ringraziando dio con un altro bus, che ormai è notte fonda. Voglia di restare zero. Veniamo a sapere che lo sciopero è finito. La sfiga si trasforma in un raggio di luce, rappresentato dai fari del bus per La Paz. Copacabana ci aspetta ed i cileni anche! Eccoli lì, inaspettati e belli come il sole al terminal, che prendono il nostro stesso bus. Ed anche una signora tipica, che non solo prende il nostro stesso bus, ma anche metà del mio sedile. Mi parla a stento, due tre frasi ogni quarto d'ora di pennica, che per una signora boliviana è un grande segno di apertura. Dorme sotto le sue trecce e poncho tipico, mentre ci approssimiamo a Copacabana. Ci vuole un'ora solo per uscire da La Paz, rumorosa ed irrespirabile. Dopo una notte a Copacabana, nel senso di città visto che la signora dell'ostello ci chiude fuori, si parte per Isola del Sol. L 'impatto è brutale, di una bellezza sorprendente. Anche io ho un impatto brutale sulla bambina in ostello, che comincia a mandarmi maledizioni in aymara. La scalinata degli inca pure è brutale, per pendenza ed inclinazione, è come una scala a pioli per andare in una mansarda a 4000m. Con 20kg sulle spalle. Al tempio del sole, nella parte sud, ad ogni equinozio i raggi passano per trenta secondi attraverso le finestre allineate. Questo è il centro temporale dell'Impero inca, ci spiega il signore aymara del nostro ostello. La notte scorre insieme all'acqua che viene giù a secchi. Penso che anche la nostra stanza, un tramezzo abusivo che poggia nel vuoto, potrebbe venire giù per come trema sotto il vento. Ma sopravvissute alla notte, ci incamminiamo per il nord, dove ci aspetta la Roja Sagrada dalla quale è stato creato il sole. Uno sciamano pratica riti di non so che in un circolo anticamente sacrificale, mentre noi, dopo aver dissacrato la roccia sacra con un selfie ce ne andiamo alla fortezza più in basso. Struttura labirintica affacciata sulla costa, centro di controllo dei nemici e sede di una visione paradisiaca per turisti. La spiaggia sabbiosa con acqua cristallina ci chiama. Scendiamo quel canyon senza pensare a quanto ci costerà risalirlo. Ma poi, bagnarsi nel lago sacro in mutande, mentre una vacca sacra sta per sedersi sul tuo telo, non ha prezzo. Ci incamminiamo verso Challapampa, incantate dalla sua fama di città autentica, passiamo in mezzo a branchi di maialetti selvatici e pecore e scavalcata l'ultima collina ci ritroviamo a.....Ostia! Musica a palla, rastoni con le tende sulla sabbia giocano con le palline, cani impazziti che corrono sulla spiaggia. Ci guardiamo, camminiamo fino al prossimo centro. A Challa anche è carnevale, infatti, nonostante siamo le uniche turiste in un villaggio di 4 case, non ci calcola nessuno. Alloggiamo in un ostello sulla spiaggia, ci avviciniamo con sospetti su prezzo e igiene ed alla fine rimaniamo entusiaste di entrambe. Bene, sistemate le nostre cose si va a mangiare. Si va a mangiare? Nel villaggio c'è un comedor. Numero un comedor. Ma è carnevale ed è chiuso! Gli abitanti si riuniscono in gruppi, sulla spiaggia gli uomini suonano il flauto muovendosi in cerchio intorno ad un tamburo. Le donne siedono e spettegolano in aymara. Non lo so, ma me lo immagino. Ed in tutta l'autenticità di questa scena bucolica e tradizionale, io ho fame. Dopo vari tentativi di corruzione finiremo con una zuppa knorr agli asparagi, dissolta in acqua scaldata in un bollitore elettrico, bevuta direttamente da un pentolone rimediatoci dal padrone dell'ostello. Mi assale un dubbio, entrando ho visto un pentolone incrostato con avanzi di cibo che pareva per cani. Chiudo gli occhi, mi affaccio al balcone. È ancora là, il pentolone zozzo è ancora là! E con l'ultimo sospiro di sollievo ce ne andiamo a dormire, prima che ci inizi a gocciolare in testa. Nonostante Alessia si aspetti le mie lamentele, taccio! In Sud America, maturare significa anche sapere quando è il caso di non rompere i coglioni. Il giorno dopo si torna a Yumani, dove ci salutiamo per la terza volta. Io mi incammino per La Paz, coincidenza logistica per Coroico e la selva.


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