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Published: December 29th 2007
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Edifici di epoca coloniale, perlopiu' decrepite case dai tetti e finestre in stile mediterraneo e spesso, nelle case piu' aristocratiche, anche colonne classicheggianti, si ritrovano in tutte le maggiori citta' del Laos, in condizioni che variano dalla rovina fino al fin troppo invadente restauro, praticamente una ricostruzione; cio' che pero' si puo' probabilmente trovare solo qui a Savannakhet e' una vera e propria piazza della chiesa, come in una qualsiasi citta' italiana.
Una bianca chiesa cattolica, costruita da ferventi vietnamiti durante la dominazione francese, sorge nel centro citta' e la grande piazza rettangolare e' contornata da vecchie case a due piani con abitazioni di sopra e negozi al piano terra; e' persino possibile sedersi nell'unico bar e passare un tranquillo pomeriggio, tra una birra ed un caffe', affacciati sulla piazza, credendo di trovarsi in un tranquillo paese della provincia di Varese, se non fosse per le palme che spuntano un po dappertutto, per il via vai di tuk tuk e per la gente a passeggio che qui ha la pelle un poco piu' scura della nostra.
La piazza non assume pero' la funzione di centro cittadino in cui la gente si ritrova a discutere e attorno alla quale si sviluppa la
vita del paese; essendo qui il Laos, il centro vero e proprio gravita lungo il fiume, con i suoi ritrovi all'aperto e l'attracco per le navi.
Da Savannakhet mi dirigo in bus verso il confine con il Viet Nam, fino alla citta' di Sepong che sorge a pochi passi dal sentiero di Ho Chi Minh e che e' stata completamente distrutta durante l'ultima guerra; lungo questo sentiero, creato durante la prima guerra d' Indocina contro i francesi, correvano i rifornimenti che l'esercito nordvietnamita dirigeva verso il Sud del paese per la guerra di liberazione contro il governo fantoccio sostenuto dagli americani, culminata con la liberazione di Saigon.
Gli Stati Uniti hanno condotto una guerra segreta sul territorio del Laos, nel quale il sentiero scorre, costituita da incessanti bombardamenti aerei effettuati tra il 1965 ed il 1973: 1,1 milioni di tonnellate di bombe sganciate hanno contribuito a rendere questo paese il piu' duramente bombardato del mondo, in rapporto al numero di abitanti, anche grazie al fatto che gli aerei in missione sui cieli del Viet Nam in ritorno verso le basi Thailandesi avevano l'ordine di rientrare scarichi, dovevano cioe' sganciare tutto cio' che rimaneva sul territorio del Laos che li in
mezzo tra i due paesi si ritrova.
Sepon e' stata parzialmente ricostruita e ripulita, ma spostandosi piu' vicino al confine, nel villaggio di Ban Dong, e' ancora possibile trovare i rottami di un paio di tank, bombe e cannoni vari, parte di cio' che e' rimasto da un tentativo di incursione sul sentiero effettuato nel 1971 da truppe americane, respinte proprio qui dalle armate nordvietnamite; inutile dire che tutto il territorio circostante e' densamente contaminato da ordigni inesplosi e probabilmente mine, rendendo decisamente sconsigliata una tranquilla passeggiata nei boschi alla ricerca dei pochi elefanti rimasti, che ormai saranno probabilmente dotati solo di due o tre zampe e mezza proboscide...
Cosa c'e' di meglio, per lasciarsi alle spalle questo triste passato, se non un rilassante soggiorno su una della 4000 pacifiche isole che punteggiano il Mekong giu' a Sud, quasi sul confine cambogiano, dove il fiume raggiunge una punta di 14 kilometri di larghezza.
Don Khong e' la piu' grande delle isole, con circa 50.000 abitanti dediti alla pesca e ad una crescente industria turistica; qui il tempo passa lentamente, tra l'alba, sempre brulicante di gente diretta al mercato, ed il tramonto, con i suoi colori intensi e la gente al
ritorno verso riva e verso casa.
C'e' poco da fare qui, in verita'; forse qualcosa di piu' si muove sull'isola di Don Det, ma il confine e' ormai vicino, e la tentazione di partire e tuffarsi in una nuova nazione e' come sempre molto forte, e mi spinge ad abbandonare in fretta questo luogo dolce e meraviglioso.
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