Advertisement
Published: December 29th 2017
Edit Blog Post
Atyrau, Aktau, Aralsk, Aktobe, Almaty, Astana e chissa' quante altre: il Kazakistan sembra proprio avere una passione per le grandi citta' il cui nome inizia per la prima lettera dell'alfabeto; per il momento mi limitero' alle prime tre, come breve introduzione a questo vasto paese, lasciando le due piu' famose ad un secondo momento. Ognuna di queste citta' ha un diverso motivo che giustifica una passaggio dalle loro parti, e per la precisione un fiume, un mare ed un (ex) lago.
Atyrau sorge sulle due sponde del fiume Ural che, scendendo dai monti Urali fino alla costa Mar Caspio, segna il confine geografico tra Europa ed Asia, regalando al Kazakistan quella sua effimera appartenenza anche al continente europeo; ecco perche' quest'anno troviamo l'F.C. Astana qualificato per i 32esimi di finale dell'Europa League. Grazie all'Ural, Atyrau puo' anche fregiarsi del titolo di citta' che sorge su due continenti, onoreficenza da condividere con la ben piu' celebre Istanbul. Quello che pero' sul Bosforo non si puo' fare e' di camminare sulle sue acque per passare da una sponda all'altra, esperienza praticabile qui durante il lungo e gelido inverno locale: da meta' Dicembre il fiume e' ormai gia' completamente ricoperto da uno strato
di ghiaccio di almeno 20 centimetri, rendendo a noi pedoni superfluo l'utilizzo degli enormi ponti ideati per il moderno e ben poco romantico traffico automobilistico.
Aktau sorge sulle sponde del Mar Caspio, un grande mare chiuso dalle acque solo leggermente salate; alcuni lo definirebbero il piu' grande lago del mondo. Questa e' la destinazione balneare preferita dal popolo kazako, fondamentalmente anche l'unica del paese, e l'esserci arrivato completamente fuori stagione le rende quell'atmosfera plumbea ancora piu' malinconica. Non che le sue spiaggie siano da invidiare, ed il vicino porto industriale non promette niente di buono per la qualita' delle sue acque, anche se a prima vista sembrano inaspettatamente limpide e cristalline: sara' il freddo. Strano luogo Aktau, creata dal nulla negli anni '60 come citta' modello sovietica, con edifici raggruppati in microdistretti separati da loro da larghi viali e numerosi parchi, rendendo immensa una citta' abitata da poco meno di 200.000 persone. Magra consolazione il lungomare, unica isola pedonale che si salva dalla distesa di cemento, e comunque il vero punto di forza della citta' non sta tanto nel mare ma bensi' nel suo entroterra, la regione del Mangystau, dove valli desertiche ed isolate montagne modellate dall'erosione attendono solamente
di essere scoperte dal grande turismo di massa, cosa peraltro davvero poco probabile in questo angolo sperduto ed inaccessibile del Kazakistan.
Aralsk sorgeva su di un lago fino a quando, dagli anni '60, le sue acque non iniziarono a ritirarsi lasciandosi dietro solamente sabbia e navi arenate di quello che una volta era un importante porto di pesca che sfamava le genti di tutta l'Unione sovietica durante i periodi di carestia. Fu una delle piu' grandi tragedie ambientali dell'epoca, un evento irreversibile di proporzioni bibliche che ancora oggi lascia il segno sulle impoverite comunita' che un tempo attingevano a piene mani dalla ricchezza delle sue acque. La causa, manco a dirlo, fu umana. Da anni ormai sia la citta' di Aralsk a Nord che quella uzbeka di Moynak a Sud si sono trasformate in rinomate mete del cosidetto ^turismo dei disastri^ che trova qui nei territori dell'ex impero sovietico un suo vero e proprio paradiso cosi' ricco di luoghi devastati e resi del tutto inabitabili, sempre grazie alla mano dell'uomo, ovviamente.
Per me rimane anche un'utile tappa per spezzare il lungo viaggio in treno di piu' di 60 ore attraverso tutto il paese da Aktau ad Almaty, dove
mi aspetta un aereo.
Advertisement
Tot: 0.065s; Tpl: 0.013s; cc: 14; qc: 34; dbt: 0.0361s; 1; m:domysql w:travelblog (10.17.0.13); sld: 1;
; mem: 1.1mb