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Published: December 29th 2016
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Tanta gente passa per Varanasi ogni anno: milioni di pellegrini arrivano per un bagno purificatore nel fiume Gange, migliaia di turisti stranieri vi cercano l'essenza della "vera" India, altri infine vi giungono semplicemente per morire; in queste poche righe cerchero' di spiegare come riuscire semplicemente a sopravviverci.
Il primo obiettivo e' naturalmente quello di non ammalarsi: strano a dirsi ma piu' ci ritorno e piu' capisco che non riusciro' mai a farmi gli anticorpi necessari per resistere all'attacco di quelle misteriose creature che popolano i cibi da strada (e non...), in grado di causarmi le piu' bizzarre e fastidiose reazioni corporee; probabilmente anche loro riescono a trarre dei benefici dalle acque del divino Gange, in grado di trasformarli e renderli praticamente invincibili. Non mi permetterei mai pero' di affermare che il fiume stesso possa essere la causa di tutti questi malori, sacrilegio! E comunque, lo sprovveduto turista, in caso di "problemi", potra' tranquillamente rifugiarsi in uno dei tanti ristoranti per stranieri ed iniziare una frustrante dieta a base di riso, patate, banane e brodi, cosi' triste in questo paese dalle infinite offerte culinarie.
Una volta risolto questo contrattempo, inizia la missione di cercare di non calpestare gli innumerevoli escrementi
di vacca sparsi per le strade della citta' vecchia, la zona piu' a ridosso della sponda del fiume; facile a dirsi se non fossimo in un paese in cui questo animale riveste un ruolo di primo piano nel pantheon religioso locale; tori, bufali, vacche e vitelli si aggirano pacificamente indisturbati tra i vicoli, a volte talmente stretti da non permetterti il passaggio se non a serio rischio di beccarsi un'incornata: anche i locali ci vanno cauti. Il risultato e' un campo minato di stronzoni multiformi che attendono solamente di essere calpestati se non si presta la massima attenzione ai propri passi, dimenticandosi completamente di tutto cio' che ci sta attorno: sara' per questo che ancora fatico ad orientarmi tra questo labirinto di stradine buie e maleodoranti. Il risvolto positivo e' pero' dato dal valore intrinseco di questi rifiuti: vengono infatti accuratamente raccolti in grosse ceste, appallottolati e trasformati in grosse pizze che, dopo essere state essicate al sole, rappresentano una preziosa fonte di combustibile utilizzata nelle cucine piu' povere di tutta l'India. Anche il piscio di vacca, sebbene molto piu' difficile da raccogliere, non va completamente sprecato: nuovi risvolti nella medicina ayurvedica ne stanno ampiamente confermando le sue gia' da
tempo appurate qualita' mediche.
Puliti ed in buona salute, si deve ora affrontare una missione prettamente invernale: quella di resistere a delle temperature notturne che possono scendere anche a 4-5 gradi. Fondamentale, ma non scontata, e' una scorta di indumenti caldi ("ma va!, l'India e' un paese caldo!") e l'accesso ad una fonte di acqua calda con cui poter compiere la abluzioni quotidiane; una coperta di lana verra' prontamente fornita dalla guest-house, ma di fonti alternative di riscaldamento nemmeno l'ombra. Per le strade i meno fortunati dovranno accontentarsi dei fuochi improvvisati con plastica e poche schegge di legno. Essendo a Varanasi, abbiamo comunque l'opzione di andare a girovagare lungo quelle sponde del Gange dove avvengono le cremazioni dei morti, i cui grossi falo' costituiscono una piacevole, sebbene macabra, fonte di apprezzato riscaldamento.
Come occupare allora le scarse ore di benessere trascorse in questa strana citta'? Di gran moda va il gioco degli aquiloni ma, avendo ormai raggiunto una certa eta', l'opzione piu' appropriata nel mio caso sarebbe quella dell'arte del volo dei piccioni. Molto piu' in voga, soprattutto tra gli stranieri di origine orientale, e' lo studio di uno strumento musicale tipico indico, tra cui alla grande vanno
il sitar, anche se con ovvi inconvenienti pratici dovuti alle sue dimensioni, e le tabla, un paio di piccoli tamburi dal magnifico suono ma che, se non attentamente maneggiati, possono trasformarsi in formidabili strumenti di tortura per le nostre delicate orecchie. Fortunatamente trovo un'alternativa nell'apprendimento (anche se con dubbi risultati) della lingua hindi, che mi terra' costantemente impegnato in queste corte, tristi giornate invernali nella grigia e nebbiosa Varanasi.
p.s. Ora, non fatevi delle brutte idee su di questa strana citta': sappiate che mentre scrivevo queste righe non ero, ovviamente, in buona salute e quindi I'll mio spirito potrebbe averne risentito....
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