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Published: January 11th 2011
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Volendo essere precisi, i primi visitatori che si stabilirono su quest' isola non furono degli arabi, bensi' persiani, provenienti dalla lontana citta' di Shiraz; questo avveniva attorno al XII secolo, molto prima che i veri arabi, questa volta provenienti dall' Oman, si sostituissero ai dominatori dell' epoca, i portoghesi, che, sulla rotta verso Goa, stabilirono qui uno dei loro numerosi insediamenti commerciali. Dopo di loro arrivarono gli inglesi, che abolirono il fiorente commercio degli schiavi, sottomisero il sultano e trasferirono qui migliaia di lavoratori dall' India. Quando anche il colonialismo venne abolito, l' isola di Zanzibar ritorno' nelle mani del sultano, ma solo per pochi anni, fino alla rivoluzione del 1964 che ne porto' all' unione con il Tanganyka, a formare l' odierna Tanzania. Di piu' non ne so, dato che il Museo Nazionele di Dar es Salaam e' attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione, come anche lo era il Museo della Rivoluzione a Maputo; tutto questo concentrato di storia vi e' stato offerto dal Museo Statale di Zanzibar. In Malawi non ho trovato nessun museo nazionale...
E gli abitanti originali dell' isola? Da loro Zanzibar prende il nome: Zinj el-Barr, terra dei neri, anche se oggi sarebbe piu' appropriato il
nome di "terra degli italiani", dato che gran parte del notevole flusso di turisti e' rappresentato proprio dagli abitanti del bel paese, che vengono qui a godersi le incantevoli spiagge della costa orientale e l'atmosfera esotica dell' antica capitale, Stone Town.
Arrivato via mare da Dar es Salaam, incapace di resistere alla tentazione rappresentata dalla combinazione di azzurre acque cristalline e bianche sabbie di corallo, appena sbarcato dal ferry mi catapulto su un dala-dala, il nome tanzaniano per quegli autentici strumenti di tortura che sono i minubus africani, e mi dirigo verso Nungwi, il villaggio piu' settentrionale e quello, stando ai pareri raccolti in giro, con le spiagge migliori.
Qui pero' mi rendo conto di avere sbagliato del tutto la, se cosi' si puo' dire, programmazione del viaggio: trovarsi a capodanno nel luogo piu' turistico tra tutti quelli che andro' a visitare, equivale a trovare praticamente il tutto esaurito e quindi a dover sborsare la bellezza di 20 dollari per una decrepita stanza, si' sulla spiaggia, ma con la visuale sgradevolmete sbarrata dalle maleodoranti latrine del vicino ristorante....
Con una lunga barriera corallina a poche centinaia di metri dalla riva, l' attivita' principale di queste giornate balneari consiste nel fare
dello snorkelling, cioe' ore ed ore passate sospeso a galleggiare nella bassa marea, in equilibrio precario tra taglienti coralli, spinosi ricci di mare e chissa' quali altre ignote creature; per me, che i pesci sono abituato a vederli distesi in fila sui banchi del mercato o nell' acquario di qualche ristorante, questa e' una piacevole esperienza di vouyerismo acquatico e di intrusione nel colorato mondo sottomarino.
Tornato a Stone Town, mi godo il trascorrere lento delle giornate e quell' atmosfera vagamente mediorientale, tra caffe' bollente bevuto per i vicoli stretti del centro, il richiamo alla preghiera dei muezzin, le contrattazioni al mercato, musica indiana diffusa per le strade, insistenti venditori di souvenir africani, orde di turisti in viaggio organizzato, simpatici espatriati che qui hanno trovato il loro piccolo paradiso, grandiosi palazzi decadenti, povere case gia' cadute, un porto brulicante di passeggeri e di merci, colorati frutti esotici, datteri iraniani e spezie profumate. In poche parole: quella intrigante, unica, atmosfera zanzibarese.
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Jennie
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