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Published: December 14th 2010
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Fa una certa impressione scoprire di essere bianco, specialmente quando te ne rendi conto in una squallida taverna di Central Johannesburg e ti ricordi allora di essere ad Hillbrow, uno dei quartieri piu' malfamati della citta', dove un bianco non lo si vede neppure sui cartelloni pubblicitari.
Il Sudafrica viene definita la "nazione arcobaleno", ma da queste parti vedi solo e ovunque nero, nemmeno fossimo a Soweto, il celebre ghetto che e' cresciuto a dismisura fino a diventare una grande citta' abitata da centinaia di migliaia di persone e che, negli ultimi anni, ha subito un certo restyling ed oggi, almeno per le sue zone piu' centrali, ha l'aspetto di uno sterminato quartiere residenziale di piccole casette con tetto in lamiera; non ho fatto foto, ma l'atmosfera per le sue vie era davvero gradevole e pacifica. Qui vicino sorge anche lo stadio che ha appena ospitato la finale dei campionati mondiali di calcio.
Ok, ma i bianchi? Di bianchi ce ne sono, pero' li si possono trovare solo in determinate parti della citta', dove loro vogliono stare o forse, piu' probabilmente, dove gli altri li lasciano stare...
Non e' proprio una forma di segregazione al contrario, ma e' un dato di
fatto che la maggior parte dei (ricchi) bianchi vive nei lussuosi quartieri settentrionali in ville e palazzi circondati da alti muri e filo spinato, mentre la maggior parte dei (poveri) neri la sera si incammina verso le sterminate periferia meridionali. Sia chiaro, questo succede anche tra le differenti classi sociali di tante altre citta' del mondo, ma qui una cosa non puo' passare inosservata: il bianco ed il nero.
Si respira un'aria completamente diversa a Maputo, la piccola capitale del Mozambico, lo stato la cui bandiera porta raffigurato un kalashnikov, incrociato con una zappa su di un libro come sfondo; questo lascia intendere il passato turbolento di questa giovane nazione...
Ma oggi domina la pace e la rilassatezza (non certo la prosperita' economica pero'!), a tratti quasi incantevole: poche sono le zone della citta' dichiarate "a rischio", le guardie di sicurezza agli ingressi delle case non hanno piu' l'aspetto di pericolosi paramilitari come in Sudafrica, ma sono per lo piu' inoffensivi giovanotti rachitici e vecchi sdentati che imbracciano goffamente antichi archibugi a pallettoni; e poi, cosa sorprendente, giovani teppisti di colore formano gang con giovani teppisti di origine portoghese .
Ed ecco un altro aspetto piacevole del paese: la lingua
portoghese, che mi permette di primeggiare sulla maggioranza di viaggiatori anglofoni che mi circonda grazie alla parentela latina: non che me la cavi davvero, ma esprimendosi in una miscela di italiano, portoghese e spagnolo qui ti capiscono comunque meglio che non in inglese...
Cosi', dopo una notte passata insonne sul treno notturno, mi rilasso in citta' seduto al tavolo di un bar, tenendomi sveglio a colpi di caffe' espresso (grazie Portogallo!) e birra Laurentina, e poi, quando la temperatura raggiunge i 35 gradi, corro a rifugiarmi nel non molto piu' fresco museo di storia naturale, tra vecchia animali impagliati ed una originale collezione di feti di elefante conservati in grosse vasche!
E poi via, verso cio' che di meglio il mozambico ha da offrirci: le sue incantevoli spiagge affacciate sull'oceano indiano.
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