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Published: August 18th 2007
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Sono pronto per il mio primo viaggio in treno qui in Persia, e per l'occasione ho scelto una tratta che dovrebbe essere la piu' panoramica: da Tehran a Sariy si scavalcheranno e piu' volte si perforeranno i Monti Alborz.
In otto ore si passa dall'arido deserto appena fuori la capitale allo spoglio versante sud dei monti; poi, d'un tratto, fuori da una galleria il paesaggio cambia completamente e si entra nella "giungla", cosi' come qui la chiamano: tutto e' verde, dagli alberi che rivestono le montagne alle risaie che tappezzano le valli.
Anche il clima e' cambiato, sono nella depressione caspica e, pur non facendo un gran caldo, l'umidita' e' davvero elevata e si gronda di sudore per tutto il giorno.
In treno una gentile famiglia, padre e figlio, mi invita a pernottare da loro e non mi lascio di certo sfuggire l'occasione per sfruttare la leggendaria ospitalita' iraniana. La casa si trova nel villaggio di Akand, a meta' strada tra Sariy ed il mare; piccola ma nuova e confortevole, ha anche un grande giardino da cui ci procuriamo il necessario per la cena.
Qui il clima e' davvero ideale per l'agricoltura e cresce rigogliosamente un po di tutto: riso, arance,
pesche, pomodori, melograni, meloni,zucche, melanzane, alcune di queste addirittura in maniera spontanea e selvatica; anche i grilli qui prosperano, rendendo quasi difficile parlarsi da pochi metri di distanza, tale e' il loro rumore.
Il giorno dopo prendo un minibus che in pochi minuti mi porta in riva al Caspio dove prendo possesso della spiaggia pubblica e mi incammino sul bagnasciuga; sono a 50 metri sotto il livello del mare e sgambetto orgogliosamente con la consapevolezza di essere comunque al di sopra del livello dell'acqua, quale prodigio della natura. Basta davvero poco a rendermi felice...
Sfortunatamente la spiaggia e' stretta e brutta, molto spesso invasa da rottami e blocchi di cemento; l'acqua del mare e' accettabile ma l'atmosfera, complice il tempo nuvoloso e la depressione che aleggia nell'aria, e' decisamente cupa. Pochi sono i bagnanti, i piu' vestiti, e le donne tutte con il loro lungo velo nero che in acqua forma delle grandi bolle galleggianti.
Faccio mestamente ritorno a Sariy dove spero di prendere un bus per Gonbad-e Quavus, la citta' dove si trova la torre di mattoni piu' alta al mondo, vecchia di piu' di mille anni, ma proprio oggi non ne passano; l'unica soluzione e' prenderne uno al
volo di quelli diretti a Mashhad.
In questo vengo aiutato da un simpatico imprenditore meccanico grande nostalgico dei tempi dello Shah: mi offre un gelato e mi fa visitare la sua puzzolente officina dal pavimento ricoperto d'olio prima di buttarsi di getto in mezzo alla strada, fermare un bus sventolante bandiera verde e farmi salire a bordo: sono tutti pellegrini diretti alla citta' santa degli sciiti ed il viaggio prosegue senza intoppi tra allegri canti e cori tra cui mi e' sembrato di riconoscere un "bruceremo bruceremo bruceremo l'infedel!" o cosi' mi e' parso di aver capito.
Arrivo a Mashhad assieme a migliaia di fedeli giunti fin qui per commemorare l'anniversario della nascita dell'Imam Reza, ottavo nipote del profeta, qui morto nell'817 e sepolto.
La citta' offre ben poco se non il suo magnifico santuario, una delle meraviglie dell'islam: il suo interno e' completamente rivestito da piastrelle colorate e da specchi; porte ed archi d'ingresso sono coperti d'oro, migliaia di tappeti rossi distesi nel grande cortile centrale sono pronti ad accogliere la folla in preghiera. Riesco perfino a raggiungere casualmente la tomba dell'Imam, che secondo la mia guida e' severamente interdetta ai non musulmani: mi trovo cosi' di fronte una
massa enorme di fedeli, alcuni rapiti da un'estasi mistica, altri intenti a scattare fotografie, proibite, con i loro nuovi cellulari. Dopo questa visita sono diventato un Mashhadij, appellativo onorifico che mi rimarra' per tutta la vita...
Da queste parti, in questo periodo, c'e' davvero troppa troppa gente; me ne torno in treno alla tranquilla Tehran per poi dirigermi nell'interno del paese, sperando di trovare finalmente un poco di pace e tranquillita'.
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