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Published: December 31st 2013
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Arrivo finalmente a Kathmandu, con oltre 40 anni di ritardo ma eccomi qua! Quella che segnava la tappa conclusiva del grande viaggio verso oriente e l'apertura delle porte del paradiso per migliaia di giovani ippi partiti dall'Europa, si e' oggi trasformata in una sorta di mecca per gli appassionati di escursionismo di tutto il mondo; la storica zona attorno a "Freak Street", che un tempo era il fulcro della vita sociale di ogni viaggiatore, ha perso oggi gran parte del suo lustro (ma non del suo fascino), offuscata dal piu' recente sviluppo del ghetto turistico di Thamel, regno del trekking dove uomini e donne in perfetta forma fisica possono trovare tutto quello di cui hanno necessita': alberghi a poco prezzo, negozi di abbigliamento tecnico, bar ed agenzie di viaggio. Scordatevi dunque abiti colorati e collanine, fumi di hashish e musiche orientaleggianti: per tutto cio' non resta che cercare altrove. Sfortunatamente la principale motivazione che mi ha spinto fin qui nel Nepal e' proprio quella dell'escursionismo, per cui mi sono posto come regola sacrosanta uno stile di vita sano e responsabile, del tutto devoto alla cura ed al benessere del mio corpo, lo stesso che dovra' trasportarmi per piu' di 200 chilometri
tra le montagne dell'Himalaya!
Sostanzialmente Kathmandu e' una grande e brutta citta' tipica del subcontinente, afflitta dal solito traffico infernale e da un livello di inquinamento degno di gran nota, ma che racchiude nei suoi confini alcuni gioielliche possono rivaleggiare senza complessi d'inferiorita' con tutti i piu' grandi monumenti del pianeta: tra di questi vi e' sicuramente il grande stupa di Bodhnath, una grande pagoda bianca che si staglia candidamente nel cielo perfettamente blu di questo tiepido inverno nepalese. Essa rappresenta il centro spirituale per tutti i buddisti del paese, oltre che per la folta cominita' di esuli tibetani, e, lungi dall'essere diventata una fredda attrazione turistica, quotidianamente la fila dei pellegrini si incammina seguendo il senso orario attorno al grande stupa, prostrandosi e recitando senza sosta il sacro mantra "Om mani padme hum". Simile stilisticamente a Bodhnath, ma ormai invasa da un esercito di turisti e gitanti nepalesi, la collina di Swayambunath rientra maggiormente nella classica definizione di attrazione turistica, ma basta comunque allontanarsi dalla sua sommita' per ritrovarsi nell'assoluta solitudine lungo il percorso circolare della kora, oppure nel piccolo parco dove sono state da poco erette tre enormi statue dorate; per non parlare poi del vicino cimitero
dove vengono svolti i riti funebri buddisti, tra cui la cremazione dei cadaveri. Le stesse scene per assistere alle quali si dovrebbero sborsare la bellezza di 1000 rupie (7,5 Euro) per l'accesso al complesso di Pashupatinath....
Imperdibile, a pagamento, la Durbar Square che occupa il centro della citta': l'ex residenza reale e decine di templi dal caratteristico stile a piu' piani: qui e' soprattutto la gente del posto a farla da padrone, occupando tutti i gradini a disposizione e standosene beatamente seduti a godersi il tepore di questi felici pomeriggi a Kathmandu. La sera ci si pio' scatenare a ritmo di rock'n'roll in uno dei tanti locali di Thamel che offrono musica dal vivo e birra ad un prezzo piu' che ragionevole. Ma il tempo e' tiranno (qui in Nepal siamo gia' nell'anno 2070!!), ed e' ormai ora di tuffarsi in questo strano mondo del trekking, da me ostracizzato per tutto il corso della mia vita.....
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