E' permesso?


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Asia » India » Manipur
January 25th 2012
Published: February 4th 2012
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E' sempre stato complicato viaggiare negli stati del Nord-Est indiano, entnicamente complessi e posizionati sullo scomodo confine con l'instabile Myanmar: gruppi di ribelli portano avanti rivolte armate contro tutto e contro tutti, trovando rifugio sicuro al di qua o al di la' del confine, a seconda del proprio paese di appartenenza; ma ora, grazie al miglioramento della situazione politica ed al riavvicinamento tra le due nazioni, le loro porte si sono improvvisamente spalancate e, dall'inizio del 2011, non sono piu' necessari i molteplici permessi che si dovevano ottenere per poterli visitare, ottenibili solo dopo una lunga trafila burocratica, pagando somme notevoli e dovendo sottostare a tutta una serie di condizioni, tra le quali un limite massimo di giorni di permanenza, il dover viaggiare in gruppo con una guida e, in particolare per il Nagaland, il dover essere legalmente sposati e viaggiare in coppia!

Non in molti sembrano pero' esserci stati da queste parti, almeno di recente; decido percio' di chiedere conferma di questa notizia all'FRRO di Calcutta, l'ufficio che si occupa dei movimenti degli stranieri sul suolo indiano. Tutto quello che ottengo e' pero' un desolante "qui non ne sappiamo niente" ed un poco piu' rassicurante "provi a recarsi al confine e veda la'..."; tutto questo, pero', suona alle mie orecchie come un sufficiente assenso ai mie propositi di viaggio, o per lo meno non si tratta di un diviesto esplicito, ed e' quindi gia' un grande successo. Prenoto allora un posto su una jeep che da Silchar mi portera' ad Imphal, capitale del Manipur, lo stato che ospita sul suo territorio il maggior numero di gruppi armati ed e' di conseguenza quello che e' sempre stato piu' restio ad accogliere spensierati viaggiatori alla ricerca di qualche brivido inconsueto. Partenza la mattina alle 5, poiche' il viaggio di circa 260 kilometri tutti in zone montuose richiedera' una buona decina di ore, 13 per l'esattenza; astutamente riesco ad ottenere il posto numero 3, quello che in un normale fuoristrada Tata "Sumo" si trova a sinistra nella fila intermedia, il posto migliore, se non fosse che questa volta viaggeremo su una jeep da 15 posti, una Force "Explorer", e quindi avanzo di un posto direttamente in prima fila, sul sedile tristemente noto come il "posto del morto", dove si e' i primi a perire nell'eventualita' di uno dei frequenti scontri frontali o cadute in un abisso che avvengono sulle strade di tutto il paese...

La prima domanda che mi viene posta dai miei compagni di viaggio e' "ma perche' non hai preso l'aereo?", seguita da una preoccupante affermazione: "The road is bad!"; ora, in India quasi tutte le strade fanno pena e proprio per questo alla gente del posto non passerebbe neanche per la mente di fare una simile affermazione, ma in questa occasione la strada si rivelera' davvero dura: inesistente per la maggior parte del viaggio ma, ancora peggio se possibile, nei tratti pavimentati l'asfalto e' ormai ridotto ad una misera serie di macchie di grigio, quel poco che rimane tra la terra ed i sassi del terreno sottostante: un inferno per le sospensioni del fuoristrada ed un massacro per i nostri poveri deretani, anche perche', una volta giunti al posto di confine tra Assam e Manipur, saremo costretti a cambiare mezzo e, a causa del tempo perso per sbrigare le formalita' burocratiche, arrivero' per ultimo sul nuovo mezzo e mi ritrovero' questa volta in posizione numero 15, nelle ultime due file in fondo messe di traverso e quindi le peggiori per un viaggio su strada sconnessa. Si riveleranno 15 ore di sofferenze atroci ma che regaleranno ricordi indelebili, grazie a quella fratellanza che si crea tra individui nei momenti difficili, e poi l'accoglienza al posto di confine: fatto sedere sull'unica sedia a disposizione e trattato come un vero e proprio ospite di riguardo, presumibilmente in qualita' di uno dei pochissimi stranieri di passaggio da quelle parti nell'arco degli ultimi decenni, con pochissime formalita', molte cortesie e l'unica richiesta di andare a registrarmi alla centrale di polizia non appena giunto in citta'.

Ad Imphal in questi giorni si respira un'aria particolarment tesa, dovuta alle elezioni che si terranno a fine mese; come se non bastasse, all'onnipresenza delle forze paramilitari che hanno il non facile compito di controllare le azioni dei ribelli senza calcare troppo la mano sulla popolazione civile, si aggiungono ora le truppe dell'esercito mandate dal centro a difendere i politici in giro per il paese per la campagna elettorale; risultato: uomini armati controllano tutte le strade principali e, come ho potuto scoprire sulla mia pelle, un coprifuoco non dichiarato scatta in tutto il centro citta' subito dopo il tramonto. La citta' non offre particolari attrazioni se non fosse per il Kangla, un grande parco proprio al suo centro che ospitava la sede dei re del Manipur ed e' tuttora considerato sacro dalla gente di tutto il paese; oggi al suo interno fervono i lavori di ristrutturazione o meglio, di ricostruzione, dopo che prima gli inglesi e poi gli indiani hanno installato proprio al suo interno la sede del loro comando militare: un regalo che il governo indiano vuole fare a questo popolo per cercare di rendere piu' agevole il cammimo verso una pace difficile ma che non potra' che rappresentare l'unica ragionevole soluzione ad un conflitto che si protrae senza sosta ormai da piu' di cinquant'anni.


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