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Published: December 11th 2019
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Rifugio di sbandati, paradiso degli emarginati, porto franco dominato da contrabbandieri, trafficanti di armi e moderni pirati; luogo dove l' eccentricità era un privilegio, ritrovo di tossicomani, diseredati, omosessuali, artisti e fuggiaschi, di tutta quella gente che rifiutava il rigore morale che pervadeva la cultura occidentale in quel periodo, oasi dove era possibile dare libero sfogo all' inconscio e ai propri impulsi proibiti senza timore di ritorsioni da parte delle autorità; insomma, un sogno ai confini del mondo. Tutto questo è stata Tangeri intorno alla metà del 19° secolo quando il suo status di "Zona Internazionale" attirava individui di ogni tipo e da ogni dove. Tra tutti, quello che ha maggiormente associato il suo nome a questa città è stato lo scrittore americano Paul Bowles, colui che ha tracciato la strada per tutta una folta schiera di artisti della Beat Generation finiti prima o poi anche da queste parti: William Burroughs, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso solo per citare i più conosciuti, anche se poi nel corso degli anni il Marocco avrebbe attirato musicisti del calibro di Jimi Hendrix, Rolling Stones, Robert Plant, Frank Zappa, Janis Joplin e forse tanti altri, tutti in cerca di ispirazione e probabilmente qualcosa di
più. Oggi di quell' epoca rimangono solamente i luoghi, le leggende e forse anche qualche ultimo sopravvissuto, ma il paese si sta modernizzando in fretta e la città è stata ripulita e sviluppata di conseguenza; nuove aree residenziali per i più benestanti spuntano nei sobborghi, un nuovo porto domina il fronte mare mentre la città vecchia viene presa d' assalto da frettolosi turisti che arrivano in traghetto dalla vicina Spagna. Io vengo accolto da una fresca brezza di mare e dalle bianche case della medina arroccata in cima ad una collina e mi preparo ad andare alla ricerca degli edifici "storici" della città. Prima tappa la sede della Legazione Americana, l' ex consolato statunitense che oggi ospita un museo, una fondazione ed un' ala tutta dedicata al suo concittadino residente più celebre, Bowles, di cui conserva libri, foto e sfortunatamente solo un paio delle sue valigie da viaggio, ben poche considerando che girovagava abitualmante per il deserto del Nord Africa con un set di più di 10 pezzi, oltre al suo fedele pappagallo! Tangeri è ancora la città dei Cafè: alcuni di quelli storici sopravvivono nel Petit Socco e nella Ville Nouvelle, ed è certamente più semplice procurarsi un buon
caffè o un tè alla menta che un pranzo o una cena decente. Tra gli edifici simbolo rimane la villa "Sidi Hosni" dove l' ereditiera Barbara Hutton stupiva gli ospiti con le sue lussuose feste, e l' hotel Villa Muniria dove si rinchiuse Burroughs ad imbottirsi di droghe e a scrivere i testi che avrebbero poi composto la sua opera più celebre, Pasto Nudo. Cambiando decisamente argomento, non posso non ricordare uno dei tangerini più famosi di sempre: il grande viaggiatore del 14° secolo Ibn Battuta, il Marco Polo del mondo arabo, colui che viaggio' e scrisse di quasi tutte le terre conosciute all' epoca; la sua - presunta - tomba si trova all' interno della medina, tristemente chiusa e colpevolmente trascurata dai moderni viaggiatori del 21° secolo....
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