Messico, Guatemala, Honduras & Belize 2004


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Central America Caribbean
January 13th 2011
Published: January 13th 2011
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Messico, Guatemala, Honduras & Belize 2004


Viaggio di Manu & Clint

ITINERARIO
24/09/2004 – Milano-Cancún
25/09/2004 – Cancún-Chichén Itzá-Mérida
26/09/2004 – Mérida-Campeche
27/09/2004 – Campeche-Palenque
28/09/2004 – Palenque
29/09/2004 – Palenque-San Cristóbal
30/09/2004 – San Cristóbal
01/10/2004 – San Cristóbal
02/10/2004 – San Cristóbal-Panajachel
03/10/2004 – Panajachel
04/10/2004 – Panajachel-Antigua
05/10/2004 – Antigua
06/10/2004 – Antigua-Copán-Rio Dulce
07/10/2004 – Rio Dulce-Flores
08/10/2004 – Flores
09/10/2004 – Flores-Caye Caulker
10/10/2004 – Caye Caulker
11/10/2004 – Caye Caulker-Akumal
12/10/2004 – Akumal
13/10/2004 – Akumal
14/10/2004 – Akumal
15/10/2004 – Akumal
16/10/2004 – Akumal-Cancún-Milano (arrivo il 17/10)

Abbiamo deciso di pubblicare questo diario di viaggio perché il sito di Turisti per Caso ci è stato di grande aiuto per organizzare la nostra avventura. Già qualche mese prima di partire abbiamo cominciato a leggere i vari racconti di chi questo viaggio lo aveva già fatto e abbiamo seguito parecchi dei consigli pubblicati! Allo stesso modo speriamo di poter essere di aiuto a chi deve ancora partire! Quindi se avete domande non esitate a contattarci all’indirizzo email pubblicato.

Prima di cominciare a raccontare nei dettagli il nostro itinerario, volevamo sottolineare il fatto che questo è stato il nostro primo vero viaggio in America Latina. Anche per questo motivo all’inizio eravamo un po’ preoccupati... ma abbiamo deciso lo stesso di effettuare un viaggio “fai da te”, visto che non amiamo affatto i tour organizzati. Da questo punto di vista dobbiamo ammettere che non abbiamo avuto nessun problema, né di organizzazione né di sicurezza! Era molto tempo che volevamo andare in Messico, ma non avevamo ancora avuto l’opportunità di farlo... Finalmente quest’anno abbiamo deciso: le vacanze estive (purtroppo ritardate) si fanno in Messico! A questo punto c’era da decidere itinerario e mezzo di trasporto. Inizialmente avevamo pensato di girare Yucatan e Chiapas in macchina, ma poi, anche dopo aver letto diversi racconti su questo sito, abbiamo cambiato idea: a Yucatan e Chiapas abbiamo aggiunto Guatemala e Belize e abbiamo deciso di optare per gli autobus pubblici in Messico (utilissimo per orari e prezzi il sito internet www.ticketbus.com.mx) e Belize, e minivan in Guatemala (tutti servizi impeccabili e a buon prezzo). Per quanto riguarda gli alberghi, ci siamo basati sulle Lonely Planet e su internet. Noi abbiamo prenotato perché avendo un itinerario così ampio da coprire in poco tempo, sapevamo che spesso saremmo arrivati a destinazione di sera (a volte anche tardi) e non ce la sentivamo di andare alla ricerca di una sistemazione per la notte. Comunque non è indispensabile prenotare... ci sono moltissimi alberghi, per tutte le tasche e per tutti i gusti! In effetti, 3 settimane non sono proprio tante (soprattutto se si considera che gli ultimi giorni li abbiamo passati al mare...), e forse sarebbe stato meglio avere qualche giorno in più per vedere tutto con più calma e in maniera meno frenetica/stancante, ma questo avevamo... e ce lo si fa bastare!
Un’ultima cosa, il periodo teoricamente non è dei migliori (e, in effetti, qualche volta ha piovuto... soprattutto gli ultimi giorni al mare), ma ha anche dei lati positivi. Essendo bassa stagione i prezzi sono molto più bassi e poi le varie località non sono eccessivamente affollate, cosa che rende più piacevole le visite. Ma adesso cominciamo...


24th September 2004 – Milano-Cancún
Partiamo dalla Malpensa in perfetto orario. La compagnia aerea da noi scelta è AirEuropa (da non confondere con AirEurope), un vettore spagnolo che ci permette di arrivare a Cancún via Madrid, senza nessuno scalo intermedio negli USA, che volevamo evitare per le ormai famose code all’immigrazione... L’aereo non è bellissimo e il servizio lascia un po’ a desiderare (sul volo Milano-Madrid, ad esempio, il cibo e le bevande sono a pagamento... sul Madrid-Cancún invece non si paga, ma tra un pasto e l’altro le hostess non si vedono nemmeno per dare un po’ d’acqua... per tutte le 10 ore di volo!!!). In ogni caso, non possiamo lamentarci più di tanto... abbiamo avuto esperienze peggiori, e poi stiamo andando in Messico! Il volo è tranquillo e tra un film e l’altro riusciamo a vedere la bella Cuba, meta indimenticabile di un altro viaggio...
Finalmente alle 18:00 ora locale atterriamo (sempre puntuali) all’aeroporto di Cancún. Dopo una breve coda all’ufficio immigrazione andiamo a ritirare i bagagli (che arrivano quasi subito) e poi via verso il famoso semaforo: verde!!! Così usciamo, e subito ci avvolge il caldo umido del settembre messicano! La strada è bagnata, deve aver piovuto da poco... schiviamo un centinaio di tassisti che si offrono di portarci in centro e chiediamo ad una hostess di terra dove si prende l’autobus per Cancún... e così per 15 pesos a testa arriviamo in città. Alla stazione degli autobus prendiamo subito i biglietti per il giorno dopo: Cancún-Chichén Itzá (ADO, 119 pesos p/p) e poi Chichén Itzá-Mérida (ADO, 66 pesos p/p). Purtroppo il primo autobus per Chichén Itzá parte solo alle 9 cosa che ci farà arrivare al sito a mezzogiorno, sotto un sole fortissimo! Comunque, noi abbiamo sempre comprato i biglietti dell’autobus per la tappa successiva nel momento dell’arrivo alla meta giornaliera. Questo più che altro per comodità, così non dovevamo tornare in stazione. Inoltre, pur essendo bassa stagione, spesso abbiamo preso gli ultimi biglietti disponibili (anche se comprati con qualche giorno di anticipo)! Dopo aver comprato i biglietti prendiamo un taxi (15 pesos) e ci facciamo portare in hotel. Una dritta: se potete, evitate di prendere i taxi che sono fermi nei parcheggi... se andate sulla strada e ne fermate uno di passaggio risparmiate molto (anche la metà!). Ovviamente bisogna stare attenti e fermare sono taxi ufficiali, ma noi non abbiamo mai avuto problemi di sicurezza.
E ora veniamo alla prima nota dolente della vacanza: l’hotel di Cancún prenotato dall’Italia. Dopo varie ricerche abbiamo optato per l’Hotel Suites Caribe Internacional (http://www.caribeinternacional.com/english.htm) perché consigliato dalla Lonely Planet, non troppo lontano dalla stazione e con un prezzo ragionevole. È un posto che però sconsigliamo a tutti. Intanto è rumoroso (è vicino ad un night club), brutto, decadente e neanche tanto pulito e poi, oltre a chiederci il pagamento anticipato, ci hanno fatto pagare di più di quello che avevamo pattuito via email. Come? È semplicissimo... per email ci hanno dato un prezzo in US$ (45US$ per la doppia) e al momento del pagamento ci hanno applicato un tasso di cambio molto sfavorevole, per cui alla fine abbiamo pagato 50US$. Lo so, è una sciocchezza, ma dopo 16 ore di viaggio non è un buon “benvenuto”! È più che altro una questione di principio... comunque, un altro consiglio: fatevi sempre dare i prezzi in valuta locale, così non dovreste avere problemi!
In ogni caso, seppur un po’ depressi dalla stanza di albergo, decidiamo di farci una doccia e uscire: in fondo siamo in Messico e la nostra avventura è appena cominciata... non ci faremo certo scoraggiare per così poco! Nonostante la stanchezza e il sonno terribili decidiamo di andare a cenare al famoso ristorante La Parrilla, consigliato sia dalla Lonely Planet, sia da altri viaggiatori. Il locale sembra molto turistico (ci sono anche i Mariachis), ma il cibo è ottimo. Prendiamo una Piña Colada, una birra e delle squisite fajitas (374 pesos in 2, mancia inclusa). Una delle cene messicane migliori. E così, stanchi ma soddisfatti, facciamo ritorno al nostro amato albergo... e, nonostante la musica e il rumore del condizionatore, crolliamo in fretta.


25th September 2004 – Cancún-Chichén Itzá-Mérida
Ovviamente, grazie al fuso orario, alle 6 siamo già svegli. Decidiamo così di uscire per fare una bella colazione, visto che non sappiamo se oggi riusciremo a pranzare. Leggendo la Lonely Planet notiamo che il tanto rinomato 100% Natural è proprio di fronte all’hotel e quindi decidiamo di andare lì. Ottima scelta!! Mangiamo veramente bene: due giganteschi pancakes integrali con sciroppo d’acero e due meravigliosi succhi di frutta tropicale, per un totale di 160 pesos. A questo punto non ci resta che fare provviste d’acqua (carissima ovunque... circa 1 US$ per una bottiglia da 1,5 litri), prendere un taxi e andare alla stazione. Qui vorrei spendere 2 parole in favore delle stazioni degli autobus messicane... sono impeccabili! Inoltre, in quelle più grandi lasci i tuoi bagagli ad uno sportello dove vengono etichettati e poi portati sui bus e riconsegnati una volta arrivati a destinazione. In tutte le stazioni poi fanno comunque il check in e ti consegnano una ricevuta... quindi si può stare veramente tranquilli. Devo dire che i Messicani sono piuttosto efficienti. Alle 9 in punto partiamo così alla volta di Chichén Itzá dove arriviamo intorno a mezzogiorno. L’ingresso al sito costa 88 pesos (+30 pesos per la telecamera... permesso che vale 1 giorno intero, indipendentemente dal numero di siti visitati, cosa che ci sarà molto utile nei giorni in cui visiteremo diversi siti! In più, per tutti gli interessati, al sito esiste un deposito bagagli gratuito!). La prima cosa che si vede entrando è il famosissimo Castillo... niente male come impatto! Il sito è bellissimo e se non fosse per il caldo soffocante e per le orde di turisti che arrivano dai vari resorts, sarebbe ancora meglio! Ci sono molti altri edifici da vedere oltre al Castillo... il campo per il gioco della palla, il tempio delle colonne... ma quello che ci colpisce di più è l’osservatorio. Comunque... dopo aver girato tutto il sito, alle 17 prendiamo il nostro autobus con destinazione Mérida. Una volta arrivati in città andiamo alla stazione di seconda classe per prendere i biglietti per il giorno dopo. La meta è la Ruta Puuc e riusciamo a trovare il famoso autobus della ATS che ferma in tutti i siti (113 pesos a testa). Poi prendiamo un taxi (15 pesos) e ci facciamo portare al mitico Dolores Alba (www.doloresalba.com, 440 pesos per una doppia)... indimenticabile e pulitissimo! Una volta in camera però... sorpresa... dov’è la macchina fotografica?? Era nel mio zaino! Non può essere scomparsa! Eppure non c’è più... OH NOOOO! Deve essere caduta in autobus quando ho preso l’acqua! Non c’è altra spiegazione! PANICO! E adesso?? È il primo giorno di vacanza e già perdiamo la macchina fotografica (che tra l’altro è nuova!)?? Ci precipitiamo fuori dalla stanza e andiamo alla reception, senza avere ben chiaro che fare. Clint spiega alla gentilissima signora che ci aveva accolto 5 minuti prima l’accaduto, mentre io cammino nervosamente su e giù per il cortile. Lei si attacca al telefono... chiama la stazione e spiega quello che è successo a chi ha risposto. Le diamo tutti i dettagli, orario del bus, origine, numero di posto... Ci dice che qualcuno andrà a controllare sull’autobus che, fortunatamente, per quel giorno aveva finito le corse. Dopo 10, per noi interminabili, minuti le dicono che sull’autobus non c’è niente. Noi però ancora non ci arrendiamo e decidiamo di andare di persona. Deve essere lì... a meno che qualcuno non l’abbia vista e se la sia presa... Così saltiamo su un altro taxi e via verso la stazione! Ora, vorrei dire che le persone che abbiamo incontrato sono state fantastiche e hanno fatto l’impossibile per aiutarci (compreso un addetto alla sicurezza). Dopo avere parlato con diversa gente, abbiamo trovato il capo (la capa...) del personale che, alla fine, ha acconsentito a farci salire di persona sull’autobus. La macchina (piccola) era in una custodia nera e pensavamo che forse potesse essere finita sotto i sedili... Alla fine siamo saliti e ci siamo diretti immediatamente verso i nostri posti... ma niente... non c’era. Per fortuna ho un’illuminazione... dietro di me, chi c’era??? Ma sì, una signora giapponese, ecco chi! Figurati se si prende la nostra macchina (lei ne aveva una megagalattica!)!!!! Nessun altro poteva aver visto/sentito la macchina cadere a terra perché c’era un bambino che urlava come un matto... E poi, prima il bus era pieno di spazzatura, mentre adesso si potrebbe mangiare sul pavimento da quanto è pulito... AH HA! L’unica spiegazione logica è: “chi ha fatto le pulizie DEVE saperne qualcosa!”. Così la capa ha chiamato la signora delle pulizie (che precedentemente aveva detto di non saperne niente) che, forse vedendoci “disperati” o forse temendo ripercussioni per il posto di lavoro visto che noi sembravamo sicuri del fatto che lei dovesse quanto meno sapere QUALCOSA, ci ha detto che effettivamente sì, aveva trovato una custodia nera facendo le pulizie, ma che non la aveva aperta, quindi non sapeva cosa ci fosse, e che l’aveva tenuta da parte... SOSPIRONE DI SOLLIEVO: l’abbiamo trovata! Quasi non ci crediamo... dalla felicità abbraccio la signora della pulizie e non la finisco più di ringraziarla, mentre Clint le dà dei soldi come “ricompensa”. In fondo, poteva sempre tenersela e venderla... Siamo così sollevati... ringraziamo tutti mille volte con la nostra macchina tra le mani... Solo a quel punto ci rendiamo conto che sono le 21:30 passate e che stiamo morendo di fame (avendo tra l’altro saltato il pranzo). Così, su consiglio della Lonely, ci facciamo portare direttamente a Los Almendros dove non c’è quasi nessuno... effettivamente è un po’ tardi e dopo 2 canzoni i Mariachis staccano, ma noi abbiamo fameeeee. I camerieri però sono gentilissimi, così come il proprietario (che alla fine della cena, per simpatia e per tutti i complimenti che gli abbiamo fatto, ci ha regalato un Menu!). Dopo due margaritas ordiniamo... Io prendo la specialità del posto: il Poc Chuc (fettine di maiale alla griglia con una salsa fatta con pomodori, cipolle e arance amare), mentre Clint opta per la Cochinita Pibil (maiale marinato con “recado rojo”, avvolto in una foglia di banano e cotto al forno). Cibo squisito (quello di Clint è eccellente!), per 300 pesos. Ma ora siamo veramente esausti... così torniamo in albergo e, dopo aver ringraziato la receptionist e averle brevemente raccontato cos’era successo in stazione, ci fiondiamo a letto.


26th September 2004 – Mérida-Campeche
Anche oggi ci svegliamo presto. Facciamo colazione in hotel e, dopo aver lasciato i bagagli in custodia alla reception, andiamo alla stazione di seconda classe per prendere il bus per la Ruta Puuc che parte alle 8. Chi prende questo autobus della ATS ha due possibilità: può scegliere di visitare 5 siti (Labná 30 pesos p/p, Xlapac 24 pesos p/p, Sayil 30 pesos p/p, Kabah 38 pesos p/p e Uxmal 38 pesos p/p + 30 per il permesso giornaliero per la videocamera), oppure passare la mattina (fino alle 14:30) ad Uxmal. Noi abbiamo scelto la prima opzione perché essendo appassionati di archeologia volevamo esplorare anche i siti meno conosciuti. In effetti è stata una bellissima esperienza... c’eravamo solo noi del bus (circa 15 persone) e i siti, anche se piccoli, erano immersi nella giungla. Tutti, tranne forse Xlapac, erano anche architettonicamente interessanti. Il bus ferma per circa 30 minuti in ogni sito (che sono sufficienti per vedere i monumenti principali), tranne a Uxmal, dove si ferma per 1h30. Un consiglio a chiunque decida di recarsi in questi posti: mettete pantaloni corti o arrotolateli e magari calze scure perché la terra è rossa e macchia! Uxmal è ovviamente molto diverso... è imponente e, anche dopo aver visto altri siti “maggiori” (come Copán e Tikal), è quello che ci ha colpito maggiormente in assoluto. La piramide dell’Adivino è stupenda... così come il Palazzo e il Cuadrangulo de las Monjas! È sicuramente il sito meglio conservato. L’unico neo è stato arrivarci alle 13... e cercare di vedere il più possibile in un 1h30 sotto un sole muy caliente non è stato facile! Ma per lo meno con un tempo tanto bello le foto e il video sono venuti proprio bene! Alle 14:30 riprendiamo il bus e alle 16 siamo a Mérida. Torniamo in hotel a prendere le valigie e poi saltiamo su un altro autobus per Campeche (ADO 94 pesos)... che giornatina!! Arriviamo in città che è già buio e, in taxi, andiamo all’hotel che avevamo prenotato via email: il Francis Drake (www.hotelfrancisdrake.com). L’albergo è bellissimo e in stile coloniale... la camera poi è pulitissima e il bagno enorme... il tutto per 495 pesos per doppia. Dopo una doccia ristoratrice, usciamo per andare a cenare. Decidiamo di seguire il consiglio di altri viaggiatori e andiamo all’Iguana Azul, ma rimaniamo molto delusi... è vero che la specialità del luogo sono camarones de coco e noi non mangiamo gamberi, ma le fajitas che prendiamo sono fredde e insipide e non c’è grande possibilità di scelta nel menu... Oltretutto il servizio è molto lento (pur essendo il locale quasi vuoto) e scadente. Alla fine paghiamo 338 pesos (per 2 cocktails e le fajitas) e torniamo in albergo molto delusi... non avevano nemmeno il famigerato “pan de cazon”.


27 September 2004 – Campeche-Palenque
Oggi sarà una giornata di “trasferimento”... abbiamo preso i biglietti dell’autobus per Palenque (ADO 181 pesos) che parte alle 11 e ci aspettano 6 ore di viaggio. Prima però facciamo un giro per Campeche, città carinissima. Tutte case basse e colorate e un lungomare molto bello. Anche la Cattedrale e la Piazza Principale meritano una visita. È una città molto interessante e siamo molto contenti di averla inserita nell’itinerario che inizialmente non la prevedeva! Ne approfittiamo anche per fare colazione in un ristorante vicino alla Piazza Principale, il Mangazo (uova strapazzate con tortillas, caffè e succo di frutta per 112 pesos in due), dove avevano anche il Pan de Cazon e vari piatti caratteristici... insomma, se fossimo venuti qui ieri sera... Dopo aver fatto un po’ di spesa per un pranzo al sacco da fare in autobus, andiamo alla stazione.
Il viaggio è lungo, quasi interminabile, ma la strada è buona e passo tutto il tempo a guardare fuori dal finestrino come cambia il paesaggio. Dopo pochi chilometri siamo su una strada che costeggia un mare trasparente e calmo come una laguna... siamo a Champotón. Poi ci addentriamo nella campagna messicana, attraversando numerosi villaggi, molto poveri, dove galline, tacchini e maialini gironzolano liberi per le strade. Passiamo per Escárcega, per lo Stato del Tabasco e per Emiliano Zapata, all’ingresso di cui troneggia una statua di Zapata a cavallo. Abbiamo visto molti ranchos e i rispettivi rancheros a cavallo, con i tipici cappelli da cowboys, che controllavano le mandrie. E poi alla fine arriviamo a Palenque... sono le 17 passate! Andiamo subito in albergo, il Maya Tulipanes (www.mayatulipanes.com.mx) che si trova nella zona turistica della Cañada, vicino alla Cabeza Maya e non lontano dalla stazione. L’albergo è proprio bello e ha anche la piscina (550 pesos per una doppia)... è un po’ caro, ma ci staremo 2 notti e volevamo concederci un po’ di “lusso”. Dopo una bella doccia usciamo intenzionati a prenotare la gita del giorno dopo per Yaxchilán e Bonampak. Non prenotatela in hotel perché costa troppo. Una dritta su questa gita: sono molte le agenzie/hotel che offrono questo servizio, ma in realtà l’unica agenzia che organizza realmente la gita è la Kukulkan (ha un ufficio vicino alla stazione) e se prenotate direttamente con loro risparmiate molto (il prezzo della Kukulkan è di 500 pesos a testa, mentre le altre agenzie chiedono tra i 550 e i 700 pesos... i prezzi includono trasporto, colazione e pranzo, ma non ingressi e guide. Inoltre portatevi molta acqua perché, anche se dicono che la portano loro, la danno solo a pranzo!!!). Torniamo in hotel per fare il bucato e verso le 19:30 usciamo per la cena. Stavolta abbiamo chiesto a gente locale di indicarci un buon ristorante... ci dicono di andare a “La Selva” (www.laselvarestaurante.com.mx) e effettivamente si mangia proprio bene! Prendiamo due piñacoladas e ci portano nachos e crackers e delle salsine buonissime. Per cena Clint prende un ottimo filetto e io le enchiladas suizas (le migliori mai mangiate), il tutto per 310 pesos! E poi i camerieri sono gentilissimi. Oggi sì che siamo soddisfatti... in realtà rimarrà il migliore ristorante di cucina locale da noi provato in Messico! E così andiamo a dormire, mentre fuori infuria un temporale terribile con tuoni tremendi... speriamo smetta presto perché domani alle 6 si parte per Yaxchilán e Bonampak!


28th September 2004 – Palenque
Alle 5 siamo già in piedi... fuori è buio pesto e pioviggina quando usciamo e alle 6 in punto arriva il minivan con il nostro autista! Wow, siamo i primi! Almeno così possiamo scegliere i posti più comodi visto che l’autista ci dice che saremo in 15!!!!! Dopo aver girato praticamente tutti gli alberghi di Palenque e dintorni e avere caricato tutti, alle 7:15 finalmente si parte, destinazione Yaxchilán via Frontera Corozal per lasciare chi va a Bethel, in Guatemala. Il viaggio è lungo, ma molto interessante... siamo in Chiapas e ci addentriamo sempre più nei territori degli indigeni. I villaggi sono sempre più poveri e si vede molta gente che cammina sul ciglio della strada portando pesanti carichi sulla schiena e i bambini che vanno a scuola, quelli più fortunati, fanno parecchi chilometri a piedi per raggiungere quella più vicina. Anche qui gli animali girano tranquilli per le strade... Inoltre incontriamo parecchi posti di blocco dell’esercito... unico segno tangibile che la situazione, in apparenza calma, non lo è ancora. Ci fermiamo in un ristorantino sulla strada per fare colazione... come al solito prendiamo uova, banane fritte e caffè. C’è anche la frutta, ma è già sbucciata e anche se il luogo è pulito (il bagno soprattutto), non vogliamo rischiare di essere colpiti dalla maledizione di Moctezuma... quindi niente!!! Arriviamo a Frontera Corozal (dove, non abbiamo capito bene perché, bisogna pagare 10 pesos p/p) e, dopo aver lasciato i ragazzi diretti in Guatemala, andiamo a prendere le lance che ci porteranno a Yaxchilán dopo un’ora di navigazione sull’Usumacinta. Il fiume fa da frontiera, quindi da un lato c’è il Messico e dall’altro il Guatemala... e su entrambe le sponde la Selva Lacandona! A noi questa giornata è piaciuta moltissimo ed è stata una delle esperienze più belle di tutto il viaggio! Il sito (33 pesos a testa più 30 per la videocamera) è molto emozionante e completamente immerso nella giungla. Sugli alberi vediamo un’infinità di scimmie urlatrici (le cui grida sono terrorizzanti!!!). Inoltre per accedere alla piazza principale siamo dovuti passare attraverso un palazzo (una delle rovine) completamente al buio e infestato da pipistrelli!!!! Dopo un paio d’ore risaliamo sulle lance e ci fermiamo a pranzare con i nostri compagni di viaggio (una coppia di messicani di mezza età, una ragazza americana e un ragazzo spagnolo) in una specie di baracca a Frontera Corozal. Il posto è bruttino, ma dal tavolo si vede la cucina e sembra pulita, quindi ci fidiamo. Abbiamo mangiato una zuppa di verdure, pollo, riso, tortillas e ananas. Poi saltiamo sul minivan per andare a Bonampak (33 pesos a testa), che non è affatto male. Si trova nel territorio degli indios lacandoni ed è il sito con gli affreschi meglio conservati di tutti (molto belli)... per arrivarci saliamo su dei vecchi pullmini Volkswagen per fare gli ultimi chilometri all’interno della riserva dei Lacandoni. Ci rimaniamo 1h30, tempo più che sufficiente per vedere bene gli affreschi e i monumenti principali. Sulla strada di ritorno verso Palenque assistiamo anche ad uno strano fenomeno: le nuvole si sono colorate come un arcobaleno! Una meraviglia! Torniamo in hotel intorno alle 19 e dopo una doccia veloce andiamo di nuovo a cena a “La Selva”. Anche stasera iniziamo con un paio di cocktails, nachos e salsine... proseguiamo con enchiladas suizas (Clint) e chilaquiles (molto simile a dire il vero alle enchiladas suizas) per me. Stavolta però abbiamo voglia anche di dolce... così optiamo per le crêpes con cajeta, che poi sarebbe una salsa mou. Ottima cena. Il tutto per 311 pesos!!! Ma ora a nanna che domani ci aspetta un’altra giornata impegnativa!


29th September 2004 – Palenque-San Cristóbal
Anche oggi ci svegliamo presto... Abbiamo l’autobus per San Cristóbal alle 14:30 (Cristobal Colon, 96 pesos p/p), ma prima vogliamo visitare il sito di Palenque (38 pesos a testa più 30 per la videocamera). Prendiamo un colectivo che per 7 pesos a testa ci porta all’entrata superiore del sito. Sono le 7:50 ed è ancora chiuso... dobbiamo aspettare le 8, ma poi siamo i primi ad entrare e per 5 minuti abbiamo tutta Palenque per noi... bella sensazione! È molto bello, peccato però che non si possa più salire sul Templo de las Inscripciones e che per vedere la tomba di Pakal ci voglia un permesso speciale (che pare sia disponibile solo nel pomeriggio!)... Ci “consoliamo” con gli altri edifici: il Palazzo (bellissimo) e, soprattutto, il Grupo de la Cruz... dal Templo de la Cruz si vede un panorama mozzafiato della Piazza Principale! Un’altra caratteristica di Palenque sono le numerose cascate all’interno della giungla... uno spettacolo! Così come i gruppi minori... sembra di essere soli nel mezzo della selva, una sensazione bellissima! Comunque, sarà che camminiamo in fretta o che ormai siamo “esperti” di siti, per le 11 abbiamo visto tutto!!! Dopo un giro al museo, prendiamo un colectivo che ci riporta in città e poi andiamo in albergo dove decidiamo di pranzare visto le 5 ore di autobus che ci aspettano. Prendiamo delle quesadillas buonissime, enchiladas per Clint e tacos con avocado, manzo e lattuga per me (la mia rovina, come svelerò più avanti!)... tutto per 200 pesos. A questo punto, con lo stomaco pieno, siamo pronti ad affrontare quello che si rivelerà il peggior viaggio in autobus di tutta la mia vita... 5 lunghe ore di strada terribile (ci saranno 5000 curve!!!!!) che ho passato completamente immobile e con gli occhi chiusi, cercando di controllare lo stomaco!!! Ma appena siamo arrivati ho dimenticato tutto perché San Cristóbal è bellissima, tutta in stile coloniale e piena di vita, con un ambiente internazionale! Sicuramente la città che ci è piaciuta di più in assoluto! Ci sono molti turisti, ma rimane comunque vera. E poi che dire del clima e della meravigliosa aria fresca che si nota subito venendo dal caldo torrenziale di Palenque?? Il nostro albergo poi è proprio carino. Siamo stati 3 notti all’Hotel Posada El Paraiso (http://www.geocities.com/hparaisosc/) che si trova a 10 metri dalla Piazza della Cattedrale e dove alloggiamo in un una camera doppia con soppalco e terzo letto per 480 pesos! L’albergo ha anche un bel patio e un giardino di inverno dove ci si può sedere a fare 2 chiacchiere o a leggere. Inoltre c’è anche un ristorante che purtroppo scopriremo solo l’ultimo giorno... Il proprietario è svizzero (la moglie però è messicana) e la cucina è sia locale che europea. Come al solito arriviamo all’ora di cena, quindi ci tocca decidere dove andare. Scegliamo il famoso Emiliano’s Moustache, dove io prendo uno dei tanto rinomati filetes, mentre Clint prende l’Emiliano Especial... piatto misto di carne, salsiccia, bacon, salame, formaggio, peperoni e altro... una cosetta proprio leggera! Ma molto buona, sicuramente meglio del filete che è piuttosto insipido pur avendo una salsa di pomodoro e cipolle. Prendiamo anche il dolce: platanos fritos con rompope, ovvero banane fritte con un liquore locale. Molto buone. Paghiamo i 219 pesos e poi andiamo a nanna.


30th September 2004 – San Cristóbal
Ma che meraviglia... Erano anni che sognavo di venire in questa città e devo dire che la realtà per una volta supera la fantasia... questo posto è più bello di come me lo potessi immaginare. Non è solo una questione di architettura o monumenti... è qualcosa di indescrivibile, una sensazione di pienezza che si respira nell’aria. L’atmosfera è frizzante, viva... sembra sempre in evoluzione. Ci sono molti giovani, molti zapa-turisti e internet café, e poi gli indigeni... Oggi poi c’è un sole meraviglioso! Insomma sono proprio felice. MA... oggi comincia quella che per me diventerà una costante per il resto del viaggio... è arrivata la maledizione! Ma non è nulla di forte e forse per questo diventerà praticamente cronica!!! Per fortuna mi succede solo la mattina, quindi dopo i primi due giorni di imodium decido di smettere e tenermi il dolore. Non riesco a capire cosa ho fatto per essere colpita perché sono stata veramente molto attenta e tra l’altro io ho solitamente uno stomaco di ferro e non ho mai avuto problemi simili anche in altri Paesi “a rischio” come l’India o Cuba! L’unica cosa che mi viene in mente è la lattuga dei tacos del Maya Tulipanes!!!! Mannaggia a me!!!
Comunque non mi lascio scoraggiare e usciamo presto per fare colazione. Troviamo un ristorantino, il Plaza Real, con i tavoli nel patio... molto romantico ed economico visto che per 71 pesos mangiamo uova, tortillas, caffè e succo d’arancia fresco. Poi andiamo in piazza della Cattedrale per incontrare i famosi Alex e Raul (chamul@hotmail.com o alexyraultours@yahoo.com.mx) che alle 9:30 organizzano il tour per i villaggi indigeni di San Juan Chamula e Zinacantan (e anche per altri villaggi... basta chiedere). Paghiamo 250 pesos in due (pagati alla fine della visita) e scegliamo il tour in inglese visto che Clint non sa bene lo spagnolo. La nostra guida si chiama Sandra ed è veramente brava! Tra l’altro, proprio in questa occasione, facciamo amicizia con una ragazza inglese, Tracy, e con una coppia di Rumeni che vive in Germania, Christian e Christina... gli unici 3 partecipanti di un tour di Gap (viaggi di avventura) che incontreremo spesso durante le 3 settimane, visto che i nostri itinerari sono molto simili! Gente molto simpatica con cui ci siamo divertiti parecchio, con cui speriamo di rimanere in contatto. Tra l’altro scopriamo che alloggiano alla Posada El Paraiso! Chamula è sicuramente il più interessante dei 2 villaggi visto che gli abitanti sono molto tradizionalisti e conservano la loro cultura maya. La guida ci dice che qui esiste ancora la poligamia... Abbiamo visitato il cimitero, dove gli abitanti vanno a mangiare e bere perché per loro chi muore diventa un tramite tra i vivi e le divinità... per questo rimangono in stretto contatto con i morti. Le croci sono di diverso colore e indicano sesso e età dei defunti. Siamo anche stati all’interno di una casa che i membri delle confraternite affittano per organizzare le varie feste religiose. La chiesa poi è incredibile: da fuori sembra una normale chiesa cattolica, ma appena si entra... è tutto buio e c’è solo la luce di centinaia di candele. Non ci sono panche o sedie, ma il pavimento è cosparso di aghi di pino. La gente è seduta per terra e prega in lingua maya accendendo candele di diverso colore a seconda di ciò per cui sta pregando. Ci sono anche molti sciamani che fanno vari rituali con uova, galline, alcool... Mentre eravamo lì uno di loro ha anche sacrificato una gallina tirandole il collo...! Pregano sia i santi cattolici che le divinità maya... so che può sembrare strano, ma è tutto vero, non è qualcosa fatta per i turisti (in seguito vedremo le stesse identiche cose nei villaggi indigeni degli altipiani in Guatemala dove noi saremo i SOLI turisti!). Da qui comincia il “problema” foto che ci seguirà fino ad Antigua. Gli indigeni non amano farsi fotografare perché ritengono che la foto rubi loro l’anima, il nahual, che poi è rappresentato da un animale (ognuno ha un nahual particolare e solo gli sciamani sanno quale sia l’animale totemico di questo nahual, almeno finché gli indigeni raggiungono la maggiore età). Per questo bisogna stare attenti alle inquadrature e non fare primi piani, perché qualcuno se la può prendere molto. Noi non abbiamo avuto problemi, anche se devo ammettere di aver “rubato” qualche immagine senza farmi vedere. Non l’ho fatto per mancanza di rispetto... più che altro per riuscire a spiegare quello che ho visto a chi non c’era, dato che non è facile descrivere questi volti e questi occhi così espressivi e questi costumi così colorati... E poi in realtà a qualcuno ho chiesto il permesso. A Zinacantan siamo stati nella casa di alcune tessitrici per vedere come lavorano e come preparano quelle coperte e tovaglie meravigliose che poi vendono. Ho anche ripreso con la telecamera le bambine della famiglia mentre giocavano e quando ho fatto loro vedere il video non la finivano più di ridere e di sorprendersi nel vedersi muovere nello schermo! Non dimenticheremo mai le loro espressioni in quel momento! Peccato non aver potuto riprendere anche la loro reazione!
Verso le 15 siamo tornati a San Cristóbal e siamo andati subito al mercato dell’artigianato di Santo Domingo, saltando il pranzo. Qui abbiamo cominciato il nostro shopping... Un paio di consigli... Non tutto quello che si trova a San Cristóbal si trova anche in Guatemala (soprattutto i tessuti con i grandi fiori ricamati), quindi se vedete qualcosa che vi piace compratela e non aspettate, perché potreste non trovarla più. Poi, ovviamente, contrattate sul prezzo e girate varie bancarelle prima di comprare, vedrete che farete dei buoni affari. Anzi... noi ci siamo trovati meglio a San Cristóbal che a Chichicastenango: è più facile contrattare e i prezzi sono migliori. In effetti, secondo noi il Messico è meno caro del Guatemala, opinione che però sappiamo non essere condivisa da molti... sarà... Torniamo in albergo carichi e ritroviamo i nostri nuovi amici. Ci sediamo nel patio a chiacchierare e ci mettiamo d’accordo per andare a cena insieme. Andiamo da Emiliano’s e stavolta prendiamo tutti l’Emiliano Especial e le banane fritte al rompope (215 pesos in due). E dopo una piacevole chiacchierata, ci diamo appuntamento lungo il percorso (i nostri amici partono domani per Panajachel) e si va a dormire.


1st October 2004 – San Cristóbal
Il programma di oggi prevede la visita al Canyon del Sumidero. Io a dire la verità non ho molta voglia di andare: sono un po’ preoccupata dalla strada che dicono essere piena di curve, e poi preferirei vedere qualche altro villaggio indigeno... Ma Clint insiste, quindi alla fine, un po’ a malincuore, cedo. Facciamo un’ottima colazione nel ristorante dell’hotel (su consiglio dei nostri amici), che è un po’ caro per gli standard di San Cristóbal (ha prezzi più simili a Cancún), ma vale tutti i soldi spesi.
A questo punto prendiamo un taxi per la stazione dei bus, vicino cui si prendono i colectivos per l’imbarcadero Cahuaré (85 pesos p/p). Prenderne uno non è tanto facile perché, appena arriva, tutte le persone in attesa ci si fiondano dentro e si riempiono in 1 secondo! Tra l’altro noi dobbiamo sempre chiedere se ci possono lasciare a Cahuaré... insomma, dobbiamo farne passare una decina, ma alla fine ce la facciamo. La strada è tutta curve, ma mi consola il fatto che stavolta il viaggio dura meno di 1 ora e non 5!!! Alle 10, infatti, siamo già all’embarcadero e ci “imbarchiamo” su una lancia con altri turisti per fare il giro del Canyon da cui si sono gettati gli indigeni per non essere sottomessi dagli Spagnoli. Il panorama non è male... sembra si essere in uno dei fiordi norvegesi visto che in certi punti lo strapiombo è notevole... vediamo molti uccelli (soprattutto avvoltoi, cormorani e pellicani), alcuni coccodrilli, cascate (tra cui il bell’Albero di Natale) e grotte. Alla fine si arriva alla grande diga che rifornisce d’acqua e corrente elettrica gran parte della Nazione. Ma io non vedo l’ora di tornare nella fresca San Cristóbal... Per farlo ci dirigiamo verso la statale da dove siamo arrivati e per poco due tizi non ci caricano su un pick up! Io però mi rifiuto... poi arriva una famiglia di Spagnoli che rifiuta il passaggio per tutti in maniera tassativa, così i 2 se ne vanno. Aspettiamo a lungo e alla fine, proprio quando pensavamo di dovercene andare a Tuxtla a prendere l’autobus, arriva un bus di seconda classe per San Cristóbal. Saliamo con la famiglia di Spagnoli e il padre non la smette più di parlare... io con la scusa di star male per le curve mi chiudo gli occhi e buona notte... Dopo un’ora eccoci di nuovo a San Cristóbal. Decidiamo di andare a mangiare qualcosa dal solito Emiliano che però stavolta ci stra delude! Io ordino le enchiladas suizas e dopo più di un’ora di attesa mi vedo arrivare una roba strana... e schifosissima!!!!! Non riesco proprio a mandarla giù... e io non sono tipo da far storie per il mangiare! Così, ci dividiamo l’Especial di Clint. Che nervi... tra l’altro ci hanno fatto perdere un sacco di tempo che avremmo potuto passare in giro per la città, visto che domani mattina andiamo via... e già ci viene la nostalgia! Andiamo di nuovo al mercato per comprare quello che ancora non abbiamo preso e poi facciamo un giro per le strade, così senza meta. Abbiamo visto molti indigeni che si fermavano dietro di noi quando facevamo le foto con la macchina digitale per vedere l’immagine sul LCD... rimanevano sorpresi quando capivano che quella che vedevano in tempo reale era già la foto finale... non avevano mai visto una macchina digitale! Mandiamo un paio di emails a casa (qui non costa quasi niente... 10 pesos all’ora!) e, dopo l’ultimo giro, andiamo in albergo a fare le valige. Con tutta la roba che abbiamo comprato, ci tocca tirare fuori la valigia in più che avevamo portato vuota! Dopo una bella doccia e un salto alla Cattedrale per fare un paio di foto notturne, decidiamo di cenare al ristorante dell’hotel, che ci era stato tanto raccomandato dai nostri amici. È un po’ caro... parecchio caro per San Cristóbal, ma in fondo a pranzo non abbiamo quasi mangiato e vogliamo trattarci bene. E poi è la nostra ultima cena nel vero Messico... si deve pur festeggiare! Per iniziare prendiamo un cockail: Clint un Margarita GIGANTE e io un Mosquito (con Kaluha), il tutto accompagnato da noccioline e ottimi nachos con guacamole. E poi decidiamo di fare una cosa che solitamente non facciamo... mangiare qualcosa di estraneo alla nazione in cui ci troviamo e prendiamo una specialità svizzera... la fonduta! Era davvero ottima... uguale a quella che abbiamo mangiato a Zurigo! Costo totale della cena e della colazione della mattina: ben 500 pesos, ma ben spesi!!! Alla fine siamo così pieni che ce ne andiamo a letto ultra soddisfatti! Domani ci aspetta il Guatemala!


2nd October 2004 – San Cristóbal-Panajachel
Il primo autobus che va da San Cristóbal a Ciudad Cuauhtemoc, al confine con La Mesilla in Guatemala, parte alle 6:45 (Cristobal Colon, 84 pesos p/p). Un consiglio... fate questo biglietto il giorno stesso che arrivate in città: noi lo abbiamo fatto 3 giorni prima di partire e dopo di noi erano rimasti solo altri 2 posti disponibili!!! È una tratta molto richiesta... Questa volta la strada è buona e, dopo una breve sosta a Comitán, arriviamo a La Mesilla alle 10 in punto (9, ora del Guatemala). Dopo la dogana messicana, prendiamo il famoso taxi che ci porta fino al confine guatemalteco per 10 pesos a testa. Qui non si capisce nulla... oggi è sabato ed è giorno di mercato a La Mesilla... la confusione è indescrivibile! Noi abbiamo appuntamento con l’autista di un servizio di trasporto che avevamo prenotato via email tramite l’albergo di Panajachel (60 US$ a testa compreso il tour di cui parlerò tra poco). Chiediamo in giro e per fortuna ce lo indicano! Gli altri turisti che erano sul bus con noi non trovano la dogana e se ne vanno... per fortuna noi chiediamo all’autista che ce la indica... non vogliamo avere problemi in uscita. Riempiamo i moduli e paghiamo 30 pesos a testa e così entriamo legalmente in Guatemala. E poi via, sul minivan prima verso Huehuetenango e poi, come pattuito, verso i villaggi indigeni di San Andres Xecul e Zunil. Sulla strada vediamo molte piante di caffè e il paesaggio è meraviglioso... siamo sugli altipiani del Guatemala! Bellissimo... montagne e strapiombi, villaggi colorati, cascate... A Xecul vediamo la famosa chiesa locale (tutta gialla e con la cupola multicolore)... è incredibile... così naif... Siamo gli unici turisti e tutti in paese ci guardano... che bella sensazione essere in un posto ancora così vero e ancora non contaminato dal turismo di massa! Ma la cosa più interessante deve ancora arrivare... L’autista ci ha portato nella parte alta del villaggio per vedere il panorama. Che meraviglia... il villaggio è in una valle bellissima circondata da alte montagne! Da lì si vede bene la chiesa e anche i fili di lana e cotone stesi ad asciugare sulle terrazze delle case. A Xecul infatti le 2 occupazioni principali sono tingere lana e cotone e fare i musicisti (soprattutto dello strumento nazionale, la marimba). In quel punto poi c’è un’altra chiesa, quella del Calvario. L’autista ci spiega che in tutti i villaggi del Guatemala ci sono 2 chiese, quella principale e quella del Calvario che viene usata principalmente durante i riti della Semana Santa. Davanti a questa chiesa notiamo 3 croci di legno e mucchi di cenere fumante, resti di candele variopinte e di incenso... Riconosciamo gli “strumenti” dei riti maya che già avevamo visto in Chiapas e, effettivamente, l’autista conferma la nostra impressione. Gli abitanti del villaggio praticano ancora i loro antichi rituali. Proprio mentre parliamo arriva un signore anziano che si inginocchia davanti alle croci e comincia ad accendere candeline azzurre mentre prega... l’autista ci dice che sta pregando perché arrivi la pioggia!!!! E effettivamente il tempo dal giorno successivo purtroppo si guasterà... pare che sti riti maya funzionino...! In seguito siamo andati alle terme di Fuentes Georginas (15 quetzales a testa) che, però, ci hanno un po’ deluso. La strada che si fa per arrivare è bellissima, perché le terme si trovano in cima ad una montagna attorno alla quale si vedono dei vulcani altissimi, dalla terra esce vapore e c’è un forte odore di zolfo nell’aria. I campi sono tutti coltivati a ortaggi. È un luogo molto particolare e suggestivo. Purtroppo però le terme sono in pessime condizioni e piuttosto sporche... Io non riesco nemmeno ad entrate nello spogliatoio delle donne perché è pieno di fango e quello degli uomini è allagato. Così io sono costretta a rinunciare al bagno... cosa che in fondo non mi dispiace più di tanto visto che l’acqua è appena appena tiepida e l’aria quassù è freddina! Tra l’altro c’è solo una vasca non molto grande dove bagnarsi, insomma non è esattamente come ce lo aspettavamo. Clint però non si perde d’animo e, dopo essersi cambiato coprendosi con un asciugamano (che per fortuna c’eravamo portati dietro), si tuffa. Siamo gli unici turisti e i Guatemaltechi ci guardano un po’ incuriositi e ci sorridono in continuazione. Dopo 45 minuti decidiamo che ne abbiamo avuto abbastanza e ripartiamo con l’autista con destinazione Zunil, dove abbiamo visto Maximón, una divinità degli indigeni. Si tratta di un pupazzo a cui i fedeli offrono soldi, sigarette, alcool e candele e a cui si rivolgono per chiedere vari miracoli o favori. Per entrare però si paga (15Q p/p)! E anche per fotografie (10Q a foto) e video (20Q)... Anche qui abbiamo visto uno sciamano che faceva un rituale di purificazione ad un signore del posto. Il pupazzo viene tenuto in casa di un membro della confraternita per un anno e questa famiglia deve organizzare una grande festa in onore di Maximón... in ogni caso, abbiamo fatto un paio di conti con la guida e abbiamo capito che è comunque un buon affare... la famiglia non spende nemmeno metà di ciò che guadagna con le offerte!!!! L’atmosfera di questo villaggio è surreale. La chiesa è “normale”, non è caratteristica come quella di Xecul, ma si capisce che anche qui la gente è ancora molto legata alla cultura maya e che non si tratta di messinscene per turisti (anche qui tra l’altro siamo gli unici stranieri). Vediamo le donne negli orti e i bimbi che giocano per le strade... qualcuno dei più piccoli ci osserva dai tetti delle case e ridacchia. L’ultima tappa della visita del villaggio è il cimitero... molto simile a quello di Chamula. Anche qui ci sono resti di picnic e tombe di colori diversi a seconda del sesso e dell’età del defunto. Arriviamo al tramonto e la vista del cimitero con questa luce che diminuisce sempre più e il vulcano come sfondo fa una certa impressione... ci sentiamo degli intrusi... cosa ci fanno due turisti come noi in un luogo così spirituale? Così parliamo il meno possibile e anche quando facciamo domande all’autista-guida Gustavo, lo facciamo a bassa voce...
Dopo essere passati per Quetzaltenango e aver dato un’occhiata veloce alla piazza principale dove c’era una fiera, siamo arrivati a destinazione: Panajachel, sul Lago Atitlán. Sono quasi le 22 (che per noi sono le 23 visto che veniamo dal Messico)!!! Facciamo il check in in hotel: Posada de los Volcanes (http://www.posadadelosvolcanes.com, 40 US$ a notte da email, ma ci sono anche camere meno care). Il primo impatto con l’hotel e con il receptionist Francisco è positivo. La camera è all’ultimo piano e dà sul lago e sui vulcani e poi, anche se piccolina, è pulita e confortevole. Alla fine del soggiorno però dovremo ricrederci sull’onestà di Francisco e del proprietario Julio!!! Ma andiamo con ordine... Visto l’orario e il brontolio incessante delle nostre pance, decidiamo di cercare un luogo che sia ancora aperto per mettere qualcosa sotto i denti. L’hotel è alla fine della famosa Calle Santander, verso il lago, quindi decidiamo di rimanere sulla strada principale e di affidarci al caso. Alla fine entriamo da Orale, un ristorante messicano e ordiniamo due hamburgers con patate fritte (70 Q in due)... siamo troppo stanchi per una cena elaborata. Mangiamo sulle note di Ramazzotti in spagnolo... Prenotiamo il trasporto in hotel per domani (Panajachel-Chichicastenango a/r per 7 US$ a testa), e poi a letto... domani ci aspetta il famoso mercato di Chichi.


3rd October 2004 – Panajachel
Oggi sveglia alle 7, perché alle 8 parte il minibus per Chichicastenango. In realtà durante la notte ci siamo svegliati parecchie volte a causa di un gallo che cantava ininterrottamente (pare sia una caratteristica di Pana!). Il viaggio è comodo e passiamo attraverso numerosi villaggi sugli altipiani. Uno è famoso per le mele che si coltivano... ce ne sono migliaia! I vestiti degli indigeni sono così colorati... e diversi in ogni villaggio. Il paesaggio è come sempre bellissimo... peccato che il tempo sia brutto (mannaggia al rito maya!!!). Arriviamo a Chichi alle 9 e cominciamo il giro nel mercato più famoso dell’America Centrale. Ci dirigiamo immediatamente verso la Chiesa di Santo Tomás. Sui gradini ci sono molti venditori, soprattutto di fiori... Entriamo e ci si ripresenta la stessa scena che avevamo già visto a Chamula: centinaia di candele e gente che prega in lingua maya. Però qui c’è anche la messa visto che oggi è domenica. C’è molta gente... e un fortissimo odore di incenso. Usciamo e aspettiamo sui gradini che la messa finisca... Un consiglio: non fatelo! Infatti ad un certo punto, prima che potessimo accorgercene, hanno fatto esplodere un petardo così vicino a noi da sentire lo spostamento d’aria e un rumore così assordante da farci pensare ad una bomba!!!! A questo ne sono seguiti molti altri (pare sia un’usanza)... ma noi ci eravamo già spostati... All’uscita dalla messa abbiamo anche assistito ad uno spettacolo di marimba (lo strumento nazionale, simile ad uno xilofono). I gradini sono una postazione privilegiata per fare fotografie alle bancarelle e alle persone con i loro meravigliosi costumi colorati. Anche qui vale la solita regola: niente primi piani (o chiedete il permesso). Giriamo il mercato in lungo e in largo e, come accennato, lo troviamo più caro di quello di San Cristóbal. È anche più difficile contrattare... sarà per il fatto che ci vengono centinaia di migliaia di turisti... Molti oggetti sono gli stessi del Chiapas e costano di più. Altri però sono tipici di qui, e noi compriamo proprio questi. Ci sono cose bellissime, come al solito soprattutto tessuti, coperte, arazzi... E poi la famosa miniatura del chicken bus, bellissimo, ma che ci costa ben 15Q!!! Verso mezzogiorno andiamo a pranzare all’Hotel Santo Tomás (72 Q per sandwiches e acqua), appena fuori il mercato. C’è un patio stupendo e anche qui dei musicisti suonano la marimba. E poi... ritroviamo i nostri amici di Gap, anch’essi a pranzo lì! Così ci uniamo a loro e ci raccontiamo le rispettive avventure. Dopo pranzo però le nostre strade si dividono di nuovo: loro infatti proseguono per Antigua, mentre noi torniamo a Panajachel. Dopo un altro giretto al mercato e qualche ultimo acquisto torniamo al minibus e alle 14 ripartiamo per Pana. Purtroppo appena arrivati incomincia a diluviare, quindi il programma di andare a fare un giro in paese e sul lungolago salta... Ne approfittiamo però per riposarci... sono giorni che non riusciamo a farlo e ne abbiamo veramente bisogno! Quando ci svegliamo, piove ancora... così ci sediamo sul terrazzino a guardare il lago e il vulcano... che meraviglia! Aspettiamo che spiova e usciamo per la cena. Stavolta abbiamo il tempo di girare un po’ di locali e di leggere i diversi menu. Alla fine scegliamo un ristorante un po’ più caro degli altri, ma che ci sembra molto romantico e con piatti interessanti. Il posto si chiama CasaBlanca ed è alla fine di Calle Santander. Cominciamo con un aperitivo: margarita per Clint e cucaracha per me (a base di Kaluha... flambé). Poi prendiamo una bistecca con verdure e patate al forno, funghi trifolati e pane all’aglio... tutto ottimo! Alla fine siamo così pieni che non prendiamo il dolce (290Q in due). Intanto fuori ha ripreso a piovere e ci bagniamo anche se abbiamo l’ombrello... Torniamo in hotel di corsa, dove prenotiamo il tour del lago (7 US$ a testa) e il trasferimento in minibus per Antigua (10 US$ p/p) per domani. Guardiamo un po’ di TV e poi a nanna.


4th October 2004 – Panajachel-Antigua
Stamattina c’è il sole. Quando abbiamo preso i biglietti per il tour del Lago, ci hanno detto che potevamo scegliere se partire alle 8:30 o alle 9:30. L’unica differenza sta nel fatto che andando dopo si sta un po’ meno tempo nei singoli villaggi. Noi siamo esausti dopo tanto peregrinare e decidiamo di partire alle 9:30 e di fare tutto con più calma. Tra l’altro dobbiamo finire di fare le valigie e pagare il conto dell’hotel, visto che il ritorno a Pana dal giro è previsto per le 15:30 e il minivan per Antigua parte alle 16:00! Decidiamo di andare a fare colazione e ci fermiamo da Orale, dove per 50Q prendiamo due colazioni (uova strapazzate con pane/tortillas, caffè e succo d’arancia). In realtà con la luce del sole questo posto ci fa una cattiva impressione. Il pane che ci portano ha un insetto nell’impasto e quando lo facciamo notare al cameriere, si scusa e se lo porta via. Quando torna dice di non averne più e si offre di portare delle tortillas. Accettiamo... peccato che arrivino dopo 20 minuti, cioè quando le nostre uova erano già fredde!!! Oltretutto, dopo poco arrivano delle ragazze americane e il cameriere porta a loro il nostro ex pane!!! Evviva l’igiene! Ma le brutte sorprese della giornata non sono finite. Torniamo in hotel per fare il check out e notiamo un cartello che non avevamo mai notato i giorni passati... anzi, giurerei quasi che quel cartello non fosse stato lì fino alla sera prima! C’è scritto che per chi paga con carta di credito c’è una soprattassa del 10%!!!! Ora, qui bisogna fare una premessa. Durante questo viaggio è capitato altre volte che pagando con carta di credito dovessimo pagare un po’ di più, ma solitamente ci si fermava a un massimo di 5%! Inoltre, tutti gli alberghi che avevamo prenotato e in cui era prevista questa soprattassa, ci avevano previamente informato tramite email. In questo caso, invece, sia il signor Julio che il furbo Francisco se ne erano “dimenticati”! Quando glielo abbiamo fatto notare e ci siamo lamentati, ci hanno detto che, per “venirci incontro”, potevano farci pagare “solo” il 7% in più!!!!!!!!!!!! A quel punto ci siamo sentiti ancora più presi per i fondelli... tra l’altro, il conto finale era notevole perché includeva, oltre alle 2 notti, il trasporto da La Mesilla, il trasporto per Chichi a/r, il tour del Lago e il transfer ad Antigua! E il 10 (poi diventato 7%) in più si applicava a tutto... Inoltre anche qui i prezzi che ci avevano dato erano tutti in US$ e il conto andava pagato in quetzales... altro tasso ultra sfavorevole e altri soldi extra che sono finiti nelle loro tasche! La nostra buona impressione iniziale si è così trasformata in una grossa delusione... ci siamo sentiti veramente presi in giro e quasi “derubati”. Il fatto non era tanto il dover pagare in più, quanto il fatto di non essere stati avvertiti prima... avremmo potuto prelevare più soldi dal bancomat e pagare in contanti!!! Quindi, ovviamente, sconsigliamo vivamente a chiunque si rechi a Pana di soggiornare alla Posada de los Volcanes! Ci sono molti altri alberghi, anche migliori e sicuramente più economici!!! Dopo questa prova di disonestà ce ne siamo andati con il morale un po’ abbattuto a fare il giro del Lago... Per fortuna che la vista dei tre vulcani (Atitlán, San Pedro e Tolimán) è così bella che ci rallegra il cuore! Un consiglio... non prenotate il tour in hotel/agenzie... basta andare al molo la mattina e cercare la cooperativa Santa Fé. Sono loro che organizzano i giri e risparmiate le varie commissioni (mi pare si facciano pagare 50Q p/p). Iniziamo la gita dirigendoci prima al villaggio di San Pedro la Laguna. Ci mettiamo quasi un’ora ad arrivare e il lago è bellissimo... avremo scattato quasi 100 foto ai vulcani!!! San Pedro è famoso per via delle piantagioni di caffè e per la religiosità dei suoi abitanti. Saliamo fino al centro del paese e i muri di tutti gli edifici hanno scritte inneggianti a Gesù (tipo: “Dios te ama”, “Jesús es el Señor de San Pedro”...). Arriviamo al mercato e assistiamo anche al sermone di un predicatore di strada, che urla ai passanti di pregare e ringraziare Dio, mentre agita in aria la sua Bibbia, con fare quasi minaccioso!!! Dopo 40 minuti ripartiamo alla volta di Santiago Atitlán, il paese dove si trova un altro Maximón. Noi, avendolo già visto a Zunil, decidiamo di non andare a cercarlo e ci dirigiamo verso il centro. Arriviamo alla chiesa ed entriamo. All’interno c’è una lapide che racconta come il prete locale e molti uomini del villaggio siano stati uccisi tra gli anni 80 e 90, durante la guerra civile. Guardandoci intorno ci sembra quasi impossibile che questi luoghi abbiano conosciuto tanta violenza e tanta sofferenza solo qualche anno fa... eppure è così. Fatichiamo un po’ a riprenderci e facciamo un altro giro. Prima di imbarcarci di nuovo per andare a visitare l’ultimo villaggio, decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa in un ristorantino del luogo. Per fare in fretta, visto che non abbiamo molto tempo, ordiniamo 2 hamburger con patate fritte e 2 coche (per un totale di 49Q). A questo punto siamo pronti per visitare anche San Antonio Palopó, famoso per le... cipolle che vi si coltivano e per gli huipiles (casacche colorate) che le donne intessono. Questo è il posto più bello per fotografare i vulcani perché si vedono chiaramente tutti e tre. Passiamo il tempo che ci rimane a contrattare con una donna del posto che vuole venderci di tutto e ci insegue quasi fino alla barca... era proprio simpatica! Alle 14:30 riprendiamo la lancia e torniamo a Pana dove arriviamo puntuali alle 15:30. Alle 16:00 siamo già sul minivan diretto ad Antigua. Dobbiamo però passare a prendere altre 10 persone e così lasciamo Pana solo verso le 17:15! Arriviamo ad Antigua che è già buio pesto... saranno le 19:30 e per le strade non c’è molta gente. Per fortuna il minivan ci porta fin davanti all’hotel: Hotel Casa Capuchinas (www.casacapuchinas.com, 440Q a notte con colazione inclusa, ma sono certa che si possa pagare di meno... provate a contrattare!), un bellissimo bed&breakfast, molto romantico. Da fuori non si vede nulla... c’è un portone chiuso a chiave e un citofono. Chiamiamo e ci viene ad aprire un signore anziano che, come scopriremo il giorno dopo, è il custode tutto fare dell’albergo. Dietro il portoncino di legno si apre un mondo... c’è un bellissimo giardino con delle costruzioni rosse a 2 piani sui 3 lati... bellissimo! La nostra camera è una meraviglia: avevamo il caminetto e un balconcino con vista su uno dei vulcani della città e sulle rovine del convento delle Capuchinas! Chiediamo al custode se sia sicuro girare per strada di sera e lui ci dà una risposta che non ci rassicura molto... ci dice, “fino alle 21:00, 21:30 non ci sono problemi... dopo...”! Benone! Decidiamo di uscire subito per cenare... e ci accorgiamo di essere in una strada buia e di dover fare almeno un isolato nel buio più totale prima di raggiungere una strada illuminata! Piove e in giro non c’è nessuno... Non ci sentiamo affatto sicuri, impressione che abbiamo avuto anche la sera dopo... Probabilmente è solo una nostra sensazione visto che non abbiamo mai avuto problemi, ma ci siamo sempre sentiti più sicuri in Messico che in Guatemala. Decidiamo di non andare a vedere la Piazza della Cattedrale, ma di trovare subito un ristorante, rimandando le visite all’indomani. Andiamo a cena nel famoso La Fonda de la Calle Real (www.lafondacallereal.com), ristorante bellissimo e molto romantico, dove mangiamo ottimamente. Ci fanno sedere vicino al caminetto acceso e ceniamo al lume di candela, anche perché, per via della pioggia, la luce va e viene... Le pareti sono piene di scritte (detti e proverbi) e tappezzate di fotografie antiche... sembra di stare in un romanzo di García Márquez (sensazione che dà tutta Antigua). Nel menù ci sono molti piatti tipici che varrebbe la pena assaggiare... siamo molto indecisi, ma alla fine scegliamo la stessa cosa: la carne adobada con patate lesse. Si tratta di una fetta di carne di maiale marinata con spezie particolari e poi arrostita e servita con una salsa al coriandolo. Ottima. Prendiamo anche una birra e dell’acqua e, oggi, persino il dolce: 1 torrejas e 1 dulce de Anita. Il tutto per 222Q. Soddisfatti torniamo in albergo a passo spedito... soprattutto nella parte buia... tutto ok comunque. Apriamo il portoncino di legno e quando lo richiudiamo alle nostre spalle ci sentiamo a “casa”.


5th October 2004 – Antigua
Anche oggi la giornata inizia con il sole. Ci affacciamo dal nostro balconcino e ammiriamo il vulcano e le rovine del convento davanti a noi... Andiamo a fare la doccia... ma c’è un problema... non c’è acqua calda! Lasciamo scorrere l’acqua per un quarto d’ora e niente. Andiamo a chiedere, ma non riescono a risolvere il problema... ci dicono che il nostro scaldabagno è nella camera sotto alla nostra e che la coppia che la occupa sta ancora dormendo, quindi non possono fare nulla. Però ci danno le chiavi di un’altra stanza e ci dicono che possiamo usare quella per farci una doccia calda. Perfetto. Così, dopo la nostra doccia, andiamo a fare colazione nella camera comune e incontriamo una coppia di Americani e una coppia di un Paese non ben definito dell’America Latina. Mangiamo uova strapazzate con purè di fagioli e banane fritte, caffè e succo di frutta. Ci sono anche cornflakes e latte fresco a disposizione. Alle 8:30 abbiamo appuntamento proprio qui in hotel con un rappresentante dell’agenzia di viaggi Turansa (www.turansa.com) per pagare il servizio di trasporto privato che avevamo prenotato dall’Italia per il giorno dopo. Infatti, abbiamo deciso di andare a Copán, in Honduras, e poi di rientrate in Guatemala e dormire a Rio Dulce. Idea che, alla fine, si è rivelata assolutamente non all’altezza del prezzo pagato (ben 200US$ per il solo trasporto, visto che non lo fanno come servizio collettivo, ma solo come servizio privato... il che vuol dire che eravamo noi 2 con autista e minivan a completa disposizione). Alle 9:00 passate ancora non si vede nessuno... così decidiamo di uscire e risolvere la questione nel pomeriggio. Alle 9:30 infatti parte dalla piazza principale, il “famoso” tour della città di Elizabeth Bell (http://www.antiguatours.net, 144Q p/p). Allora... secondo noi se si ha poco tempo a disposizione non vale la pena fare questo giro... Noi pensavamo che fosse impostato in maniera diversa e che desse più importanza alla storia e all’architettura, mentre in realtà questa signora (un’Americana che vive ad Antigua da oltre 30 anni) dà più importanza a quello che lei è riuscita ad ottenere nel corso degli anni... È vero che i restauri sono interessanti, così come le informazioni che riusciamo a “leggere tra le righe”, ma lei ha qualche mania di protagonismo: sembra che Antigua la tenga in piedi lei!!! Oltretutto è anche un po’ faziosa ed evade alcune risposte a domande specifiche sulla “guerra civile”... mah, sarà anche una storica... Ci porta a vedere il Palacio del Ayuntamiento, il Palacio de los Capitanes, la Cattedrale e le sue rovine, l’Università di San Carlos e il Museo de Arte Colonial, alcuni patii di case/alberghi, il museo della giada (pietra tipica del Guatemala) e l’Hotel Santo Domingo, albergo meraviglioso, ex convento con antiche rovine nei giardini e musei... un luogo magico! E, ovviamente, carissimo! Passiamo anche davanti alla Casa Popenoe, ma apre solo tra le 14:00 e le 16:00, quindi dovremo tornare più tardi. Il tour si conclude all’ora di pranzo e così decidiamo di andare a mangiare qualcosa. Ci fermiamo nel famoso ristorante Doña Luisa Xicotencatl (famoso soprattutto per pane e dolci), dove, per 63Q mangiamo 1 hamburger e una coca (Clint), 1 sandwich di tonno e acqua (io) e poi dividiamo una fetta di torta agli anacardi (ottima). Soddisfatti, decidiamo di andare in banca a prelevare dei soldi per i prossimi giorni... appena arrivati però Clint si accorge di non avere più la carta di credito!!! Panico: l’ha lasciata al ristorante! In Guatemala hanno l’abitudine di tenersi la carta non solo fino a che non si firma, ma anche fino alla consegna di tutte le varie ricevute... e questa volta se l’è dimenticata! Torniamo di corsa al Doña Luisa Xicotencatl e, per fortuna, ritroviamo la carta che le cameriere avevano tenuto da parte. Secondo gran colpo di fortuna del viaggio, dopo la macchina fotografica!!! Dopo aver ritirato i soldi, torniamo in albergo e chiediamo se hanno notizie della Turansa... niente. L’agenzia è molto lontana dal centro e per andarci non riusciremmo a vedere più niente della città dal momento che fa buio abbastanza presto. Decidiamo di telefonare... ci dicono che la persona con cui mi ero messa d’accordo via email non c’è perché è andata ad un convegno di non so che e pare si sia dimenticata di lasciare detto in ufficio che qualcuno doveva venire per farci pagare e darci il voucher... la persona con cui parliamo tra l’altro ci dà altri prezzi (molto, ma molto più alti di quelli pattuiti)... a questo punto ci alteriamo e quasi quasi decidiamo di non farne più niente. Allora ci hanno dato appuntamento al nostro hotel alle 17:30 per risolvere la questione. Ormai si è fatto tardi e non riusciremo a visitare la Casa Popenoe, ma vogliamo almeno vedere l’Arco de Santa Catarina e la Chiesa de La Merced (3Q p/p)... entrambi bei monumenti. All’interno della Merced poi c’è la fontana più grande dell’America Centrale. La città è bella (molto coloniale), ma a dire la verità a entrambi e piaciuta di più San Cristóbal... era più vivace, più attiva. Antigua è come addormentata... ma comunque affascinante. Facciamo un ultimo giro per le vie acciottolate e tra le chiese in rovina e poi torniamo in hotel per aspettare quelli della Turansa. Nel frattempo in hotel ci offrono un tè caldo... ci voleva proprio. Alle 17:30 in punto arriva il rappresentante dell’agenzia con 2 buste. In una c’è il nostro voucher e nell’altra c’è una lettera di scuse formali da parte della persona con cui mi ero messa d’accordo. Non solo, dopo aver effettuato il pagamento chiediamo delle informazioni sui costi degli ingressi nei siti e sulle tasse di frontiera e il rappresentante chiama direttamente questa “famosa” persona che mi richiede ancora scusa al telefono... va bene, va bene... scusatooooo! La partenza è fissata per le... 4:00 di questa notte! Sono un po’ preoccupata all’idea di uscire per strada a quell’ora... Comunque, prepariamo le valigie e poi usciamo per andare a cena. Torniamo senza dubbio a La Fonda del la Calle Real, dove, come antipasto, prendiamo un queso fundido con chorizo (formaggio fuso con salame piccante) e ce lo dividiamo... ottimo! Poi io non resisto e prendo di nuovo l’adobado, mentre Clint prova uno spezzatino di agnello in umido servito su una foglia di banano e accompagnato da riso e tamales. L’agnello è buonissimo, ma a me i tamales non piacciono (sono tipo gnocchi di farina di mais). Prendiamo anche una birra e dell’acqua e, anche stasera, il dolce. Clint rimangia il dulce de Anita, mentre io mi butto sui platanitos, banane fritte accompagnate da una salsa a base di panna leggermente montata, zucchero e cannella... una vera delizia! Il tutto per 237Q. Anche stasera siamo molto soddisfatti e andiamo a letto presto: tra poche ore dovremo alzarci per partire alla volta dell’Honduras...


6th October 2004 – Antigua-Copán-Rio Dulce
La sveglia suona alle 3:00... quasi non ci possiamo credere... che sonno! Ci prepariamo in fretta e scendiamo a fare colazione. Ebbene sì, essendo la colazione inclusa, il ragazzo che fa il turno di notte (sempre, 6 giorni su 7!!!), ci prepara la colazione alle 3:30! È molto gentile e ci prepara degli ottimi pancakes con sciroppo d’acero. Beviamo anche del caffè caldo e Clint mangia dei cornflakes. A questo punto siamo pronti e alle 4:00 in punto arriva il nostro minivan. Carichiamo la nostra roba e salutiamo il ragazzo della colazione. Facciamo conoscenza con il nostro autista, Eric, che da subito non ci fa una grande impressione. Comunque è affidabile e questo è ciò che conta. Attraversiamo un’Antigua addormentata... bella e silenziosa. Sulla strada non riesco a dormire... non è che non mi fidi, ma fuori è buio e non sono molto tranquilla, soprattutto visto il fatto che dovremo passare per Città del Guatemala e l’autista ci racconta storie poco rassicuranti sulla capitale... Una volta superato “l’ostacolo” mi rilasso e mi faccio un sonnellino. Arriviamo al confine con l’Honduras verso le 9:30 e paghiamo (solo all’andata) 10Q p/p per uscire dal Guatemala e 3 US$ p/p per entrare in Honduras. Alle 10:00 siamo già al sito di Copán (10 US$ p/p). A dire la verità questo è stato il sito che più ci ha deluso... oltre ad alcune steli e alla famosa scalinata dei geroglifici, non c’è molto altro da vedere... Sarà che forse ci aspettavamo qualcosa come Chichén Itzá o Uxmal... Verso le 12:00 eravamo già fuori e siamo andati una mezzora al villaggio di Copán Ruinas. Villaggio carino e pulito... anche troppo. Con tutti i turisti che ci passano ogni giorno dà l’impressione di essere finto. Dovremo rimandare una visita al “vero” Honduras a un’altra volta, perché dobbiamo proseguire per Rio Dulce... Rientrati in Guatemala, ci fermiamo in un locale per camionisti per il pranzo (non il massimo della pulizia...). La cosa più interessante della giornata è comunque vedere come cambia la vegetazione... dal caffè e le verdure delle montagne, al mais e alle piantagioni di banane e ananas! Incrociamo molti camion della Del Monte e della Dole... in fondo siamo sul territorio che è stato controllato dalla United Fruits Company per anni... Sulla strada, il nostro autista ci chiede se vogliamo fermarci al sito di Quiriguá (25Q p/p), che è di strada. Anche se il tempo volge al brutto decidiamo di dare un’occhiata. Per arrivarvi passiamo attraverso piantagioni di banane infinite... dopo una breve visita al museo dove una ragazza ci spiega la storia (molto interessante) del sito, entriamo e andiamo a vedere le belle steli per cui Quiriguá è famoso. Purtroppo quasi subito comincia a diluviare... e anche se abbiamo ombrelli e k-ways ci bagniamo fino alle ossa! Vediamo il più possibile e poi decidiamo di andar via perché non accenna a smettere... Proseguiamo per Rio Dulce dove arriviamo intorno alle 18:00, prima di quanto pensassimo. Ci facciamo portare fino all’hotel che avevamo prenotato. Eric cerca di dissuaderci dicendoci che non è buono e che lui conosce un posto migliore... ecc... insomma, il solito gioco di chi ha accordi con hotel/agenzie per prendersi una commissione. Ma noi insistiamo... ormai abbiamo prenotato. In effetti l’albergo che avevamo scelto, Bruno’s (http://www.mayaparadise.com/brunoe.htm, per 250Q a notte), fa proprio... schifo! Per arrivarci si passa sotto il ponte della strada principale e le stanze sono vecchie e sporche. Comunque siamo troppo stanchi per cercare altro e poi ci accoglie un signore americano (Steve) che pare viva lì e che è così gentile e amichevole che ci lascia sbalorditi. La nostra camera è all’ultimo piano con una bella vista sul fiume e lui ci aiuta a portare le valige per 3 rampe di scale, solo per gentilezza! Una volta sistemati controlliamo le lenzuola che per fortuna sono l’unica cosa pulita della stanza... Il problema è che non c’è acqua calda nel bagno, ma, soprattutto, che l’aria condizionata promessa via email non funziona!!! Dopo il fresco di San Cristóbal e degli altipiani guatemaltechi, il caldo di questo posto è insopportabile. È un caldo umido e appiccicoso e si fa fatica a respirare... Tra l’altro non possiamo tenere le finestre aperte perché ci sono milioni di zanzare (siamo su un fiume) pronte a banchettare! Così non riusciremo a chiudere occhio... per la prima volta (e anche l’unica) di tutto il viaggio, mi prende lo sconforto... Facciamo una doccia (fredda) e scendiamo a parlare con Monica, la ragazza che avevo contattato per prenotare. Le spiego il problema dell’aria condizionata e lei si offre di darci due ventilatori e di farci uno sconto sul prezzo della camera (alla fine pagheremo 225Q). Accettiamo e, più sollevati, decidiamo di fermarci a cenare nel bar-ristorante dell’hotel, anche perché è già buio e preferiamo non uscire. Per spiegare un po’ l’ambiente in cui ci troviamo... ricorda un covo di pirati, ma pirati “moderni”. È il ritrovo di chi viene da queste parti con la propria barca (più che altro turisti americani e canadesi... il proprietario è canadese). Tutto Rio Dulce è strano... un posto dove vivono molti stranieri, pur essendo piuttosto brutto e caldissimo. Non so se è così, ma mi ha dato la sensazione di un rifugio per chi “scappa da qualcosa”... meglio non indagare da cosa! Comunque sono tutti molto gentili e disponibili. Mangiamo veramente bene… prendiamo il piatto del giorno: bistecca cotta sul barbeque e patate al cartoccio con panna acida... ottime (115Q in due)! Andiamo a letto presto, visto la levataccia del mattino... ma io ci metto molto a prendere sonno... quelli della camera vicino la nostra hanno la TV accesa e guardano un poliziesco... sirene e inseguimenti per 2 ore!!!


7th October 2004 – Rio Dulce-Flores
Ci svegliamo presto e prepariamo i bagagli. Alle 9:00 dobbiamo prendere la lancia per Livingston (150Q a/r, p/p), ma prima dobbiamo trovare i biglietti del bus per Flores! Decidiamo di andare sulla strada principale dove ci dicono essere la stazione. In realtà non c’è una vera e propria “stazione”, ma un paio di “negozi” che vendono i biglietti e davanti a cui si fermano i bus per far salire e scendere i passeggeri. La strada principale è proprio brutta... ricorda un posto di frontiera, anche se non c’è nessuna frontiera! Sono le 8:00 e fa già un caldo tremendo... si fa fatica a respirare. Ci informiamo sul bus per Flores e ci dicono che di autobus ce ne sono 3 che passano all’ora che vogliamo noi (14:30)... la differenza sta nel prezzo e nei servizi offerti (vanno da 100Q p/p a circa 250Q p/p!). A noi non interessano i servizi extra (cibo, bevande, sala giochi...), ma solo che ci sia l’aria condizionata, perché la giornata si annuncia infuocata! Siamo indecisi, perché la sera prima ci avevano detto che una compagnia aveva spesso problemi con l’aria condizionata... cioè, dicevano di averla, ma poi in realtà era sempre rotta. Per fortuna incontriamo Steve (che scopriamo avere un’agenzia di viaggi!), che ci dice di non preoccuparci e di prendere quello da 100Q (Maya de Oro) perché lui lo prende spesso ed è perfetto. Così ci fidiamo e facciamo i biglietti alla “stazione”. Continuiamo a camminare per un po’ lungo la strada principale e cerchiamo un negozio che venda yogurt, biscotti e acqua. Lo troviamo e compriamo (a caro prezzo!) la colazione. Infatti non ci sono prezzi scritti da nessuna parte (cosa frequente in Guatemala, ma non in Messico) e abbiamo la netta sensazione che i commercianti li cambino a seconda di chi sia l’acquirente... Comunque, a questo punto torniamo in hotel per pagare la stanza e poi andiamo in camera a fare colazione. Alle 8:45 siamo giù, davanti al molo dell’hotel, che aspettiamo la lancia che dovrebbe passare a prenderci. Aspettiamo a lungo e arriva solo dopo le 9:30. A questo punto però non si parte ancora... si torna all’embarcadero a prendere altre persone e poi si va a fare benzina... alla fine partiamo quasi alle 10:30! Noi siamo un po’ preoccupati, perché dobbiamo tornare per le 14:00, per recuperare le valigie e poi prendere il bus per Flores! Comunque cerchiamo di rilassarci e di goderci il giro sul fiume... prima andiamo al Castillo del San Felipe, piccola ma bella fortezza spagnola sul punto in cui il fiume sfocia nel Lago Izabal. Poi ci dirigiamo a tutta birra in direzione di Livingston. Il paesaggio è bello, ci sono molti uccelli (gli stessi del Canyon del Sumidero) e palafitte sull’acqua. Arriviamo all’isola degli uccelli e poi vediamo quella che chiamano la “isla de flores”... una distesa di bellissimi fiori di loto che galleggiano sulle acque del fiume. Vediamo molti abitanti del luogo che si spostano tra una palafitta e l’altra su delle canoe... bello! Poi ci portano a vedere un luogo da cui scaturisce una piccola sorgente di acqua calda... c’è un forte odore di zolfo nell’aria. Il ragazzo che guida la lancia ci esorta a fare il bagno... a noi piacerebbe, ma non abbiamo messo il costume. Le uniche a buttarsi sono tre ragazze austriache che risalgono dopo appena 5 minuti. Ad un certo punto il fiume si restringe e le pareti delle montagne qui sono molto alte... sembra veramente il Canyon del Sumidero! E poi vediamo il mare... siamo arrivati a Livingston... saranno quasi le 12:00. Il lanchero ci dà appuntamento alle 13:00 per tornare, dicendoci che il ritorno sarà più rapido perché non ci fermeremo più nei vari punti di interesse. Così ci avviamo verso il centro del paese. Non è proprio il massimo... la caratteristica è che la popolazione di qui è garifuna, cioè di carnagione nera e di cultura diversa dal resto dei Guatemaltechi. Sono i discendenti degli schiavi portati dagli Europei per lavorare nelle colonie dei Caraibi. Molte donne si avvicinano offrendosi di fare le “treccine”, ma noi non abbiamo tempo... Assistiamo anche a una processione religiosa: portano una statua della Madonna in giro per le strade del villaggio e pregano per chi è emigrato in cerca di fortuna... pregano affinché trovi quello che cerca per poi ritornare, affinché non dimentichi la propria terra e i propri cari. L’atmosfera è la stessa di quella che respireremo in Belize... simile a quella dei Caraibi, della Giamaica... Ne approfittiamo per rilassarci anche noi e pranzare visto che non avremo altro tempo per farlo. Ci fermiamo in un ristorante vicino al molo, prendiamo 2 pepsi e ci dividiamo una... pizza (80Q), dal momento che non c’era molta scelta! Alle 13:00 in punto siamo alla lancia e poco dopo partiamo. Mah… quelli seduti davanti trovano una macchina fotografica... e quasi in coro diciamo tutti: le 3 Austriache! Così dobbiamo tornare all’ufficio dove fanno i biglietti per lasciar loro la macchina in custodia... e perdiamo un bel po’ di tempo! Comunque, per fortuna, vediamo anche le ragazze e urliamo loro di andare a prendere la macchina... quando sentono che l’abbiamo trovata saltano di gioia... e io e Clint capiamo perfettamente come si sentono...! Arriviamo in hotel che sono le 14:15... prendiamo di corsa le valigie e poi via... a piedi verso la stazione. Arriviamo in orario... noi... ma del bus nemmeno l’ombra. A questo punto immaginatevi 2 turisti che alle 2 del pomeriggio corrono per arrivare in tempo a prendere un bus, con le valigie e gli zaini in spalla, su per scale e salite varie... siamo arrivati in un bagno di sudore... nella stazione-baracchino non solo non c’era l’aria condizionata, ma non c’era nemmeno un ventilatore... niente! Non riuscivamo nemmeno a respirare dall’afa. Il caldo era tale da non poter stare seduti... la mia testa scottava. C’è stato un momento che ho temuto di svenire... ero vicinissima al famoso colpo di calore, anche se avevo bevuto molta acqua (e con i sali minerali per giunta!). Sono passati gli autobus di tutte le compagnie di prima e seconda classe... ma del nostro nessuna traccia! E io stavo sempre peggio... Alla fine, dopo le 15:00 è arrivato... e vediamo subito, dalla condensa sui vetri, che ha l’aria condizionata! Per fortuna… siamo sudati fradici, ma meglio il raffreddore al colpo di calore! Mi fiondo a prendere posto mentre Clint sistema le valigie. Anche qui c’è un hostess (pare sia la prassi su tutti i bus di prima classe in Guatemala). Sto così male che mi addormento quasi di sasso... Mi sveglio solo al confine con lo stato del Petén perché ci fanno scendere tutti: controllo medico. Pare ci sia una quarantena su alcuni tipi di frutta... vogliono proteggere il Petén da un verme o parassita che sta in questa frutta. Controllano tutto il bus e poi ci fanno risalire. Verso le 17:45 arriviamo all’aeroporto (prima di tutti gli altri autobus che erano passati da Rio Dulce in orario!) di Santa Elena/Flores e qui fanno scendere tutti quelli diretti a Flores perché, ci dicono, l’autobus si ferma a Santa Elena, mentre per noi è previsto un servizio shuttle gratuito per i vari alberghi. Crediamo sia perfetto, perché già pensavamo di dover prendere un taxi a Santa Elena... In realtà capiamo presto che, pur essendo una comodità, si tratta di un vero e proprio business... anzi, usiamo la parola più adatta, si tratta di un monopolio. Infatti, il minivan che ci porta in albergo è della San Juán, agenzia che vuole organizzare TUTTO a Santa Elena/Flores! Appena saliamo ci chiedono subito quando vogliamo andare a Tikal e poi se proseguiamo per il Belize o per Chetumal. Noi avevamo letto del loro bus per Belize City sulla Lonely Planet, e avevamo già pensato di prendere i biglietti con loro, quindi lo facciamo lo stesso, ma siamo un po’ “turbati” da questo sistema di procurarsi clienti... tanto più che oltre ai biglietti per Belize City (160Q p/p), siamo quasi costretti a prendere quelli per il minivan per Tikal (40Q a/r, p/p). Decidiamo di prendere quello delle 5:00 del giorno dopo... siamo stanchi per andare in giro a cercare altro, e poi i prezzi sono quelli della Lonely... Inoltre, fanno anche da procacciatori di alberghi e portano quelli che non avevano prenotato in giro per far loro scegliere la sistemazione (pare che quella che ha più successo sia il Mirador del Lago, anche perché è il primo hotel che fanno vedere...). Noi veniamo portati al nostro albergo solo alla fine del giro (!!!). Ma siamo molto soddisfatti della nostra scelta: Hotel Casona de la Isla (328Q, http://www.corpetur.com/english/index-eng.html). È proprio carino e accogliente... e poi dopo Bruno’s fa ancora più effetto! La camera è piccolina, ma è pulita, c’è l’acqua calda e soprattutto l’aria condizionata funziona a meraviglia. Dalla finestra poi vediamo il lago (e la piscina dell’hotel)... che tramonto!!! Dopo una bella doccia, usciamo per andare a cena. Andiamo prima a comprare acqua e yogurt per la colazione e ci imbattiamo in un grosso supermercato (sulla strada dell’hotel, 30 de Junio), con tanto di guardia armata sulla soglia. Come al solito niente prezzi e quando chiediamo facciamo un salto da quanto sono alti. Ci sentiamo veramente presi per i fondelli e decidiamo di non comprare nulla! Va bene che siamo turisti, ma non sempre “turista” equivale a “scemo”! Ci hanno chiesto il doppio di quello che pagheremmo in Italia per le stesse cose!!!! Continuiamo a chiederci... ma come, il Guatemala non doveva essere meno caro del Messico??? Come mai finisce con l’essere non solo più caro del Messico, ma anche dell’Italia??? Usciamo sdegnati e vediamo che più avanti, vicino all’Hotel Santana, c’è un piccolo negozio di alimentari e decidiamo di provare lì... almeno l’acqua ci serve! Il posto è molto caratteristico... c’è il piccolo negozio e poi una porta da cui si vede il salottino della casa della proprietaria. Ci sono foto del papa ovunque, si sente una TV accesa e un bambino fa capolino sulla porta... Esce una vecchietta, piccola piccola e sorridente. Le chiediamo quanto costa l’acqua e ci dice un prezzo ragionevole (lo stesso che avevamo sempre pagato durante il viaggio e che immaginiamo essere quello vero). Non abbiamo dubbi: la prendiamo! E non solo, le chiediamo se ha dello yogurt e lei si mette a cercarlo. Ne ha qualche vasetto... ok, prendiamo anche quello. A questo punto si mette a cercarci anche due cucchiaini di plastica, che poi ci regalerà, per mangiare lo yogurt! Noi non ci avevamo neanche pensato! Ci fa una tenerezza infinita! Poi le chiediamo consiglio su dove andare a mangiare in zona e lei ci dice senza esitare: La Luna. E poi aggiunge: me ne hanno parlato bene, ma io non ci ho mai mangiato... è troppo caro! Ci si stringe il cuore... e decidiamo di tornare da lei anche il giorno dopo... e speriamo che molti turisti vadano da lei in futuro, perché merita sicuramente più clienti lei di quel grosso minimarket con guardia armata... Ok, allora andiamo a La Luna. Ho un mal di testa terribile... sarà il caldo di oggi... prendo un’aspirina e mi riprendo. In questo ristorante si mangia veramente bene ed è quasi di fronte all’albergo! Prendiamo birra, acqua, 2 bistecche con patate fritte e verdure stufate, ottime. Ma il piatto forte è sicuramente il dolce: banane fritte con cannella e miele caldo, accompagnate da gelato alla vaniglia... una meraviglia!!! Il tutto per 260Q (effettivamente un po’ caro, ma ne valeva la pena). Ah, fuori dal conto, in quanto omaggio della casa, abbiamo preso anche due bicchierini di rum invecchiato, molto forte e molto buono... come digestivo. Al momento di mangiare il dolce poi... vediamo entrare nel locale i nostri amici del tour Gap che non vedevamo da Chichi!!! Che combinazione... proprio nello stesso ristorante. Facciamo due chiacchiere prima di uscire e ci dicono di essere stati derubati su un chicken bus!!! Ci facciamo anche raccontare di Tikal e ci diamo appuntamento a Caye Caulker. Adesso sì che è ora di andare a letto... domani sveglia alle 4:00 per andare a Tikal!


8th October 2004 –Flores
Appunto… sveglia alle 4:00… che fatica! Alle 5:00 in punto però siamo nella hall ad aspettare il minibus che ci porterà a Tikal. Arriva un po’ in ritardo e poi passiamo da molti altri hotel per prendere altri turisti... e non solo... ad ogni incrocio carichiamo le varie guide che lavorano a Tikal. Alla fine il bus è strapieno e c’è anche gente in piedi. Arriviamo al sito che sono circa le 7:30. Il biglietto di ingresso costa 50Q p/p e, mentre la maggior parte dei nostri compagni di autobus si ferma a fare colazione, noi entriamo. Siamo i primi, anche oggi... C’è un’atmosfera magica... facciamo centinaia di metri all’interno della giungla... sempre soli. Tanto che ad un certo punto temiamo di esserci persi. E invece no, siamo proprio dietro alla Grande Plaza. I Templi 1 e 2 sono sicuramente quelli più famosi... sono belli e imponenti. Devo ammettere però che anche questo sito ci ha un po’ deluso, ma credo che in questo caso sia “colpa” nostra... Soffriamo entrambi di vertigini e non siamo riusciti a salire sui templi più alti da dove pare si veda un panorama mozzafiato... quindi pensiamo sia per questo che non ci ha colpito molto. Peccato! Ma quando vediamo quelle scalette di legno, che sembrano scale a pioli, per quanto sono ripide, proprio non ce la facciamo. Ci vengono anche un po’ i nervi veramente, perché non riusciamo a capire il motivo per cui queste scale siano state costruite in modo tanto ripido con tutto lo spazio che c’è! Siamo sicuri che si potrebbero trovare modi migliori per rendere possibile l’accesso a chi, come noi, soffre di vertigini... senza per questo avere un impatto negativo o invasivo sui bellissimi templi. Tra l’altro potrebbero migliorare la sicurezza... basterebbe fare i gradini un po’ più larghi e meno ripidi... Tanto è vero che davanti alle scale c’è sempre un cartello che recita “sali, ma a tuo rischio e pericolo”!!! In ogni caso credo che, dal punto di vista artistico e dello stato di conservazione, ci siano siti migliori (vedi Uxmal). Giriamo tutto il sito, con calma, anche i gruppi più nascosti e immersi nella giungla. Notevole è il gruppo del Mundo Perdido, dove vediamo anche le scimmie ragno. Nella Piazza dei Sette Templi poi, vediamo un gruppo di archeologi al lavoro. Stanno ancora scavando e recentemente hanno trovato uno scheletro su cui stanno lavorando per stabilire età e periodo della morte... molto interessante. Alle 13:00 abbiamo finito di vedere e assaporare tutto, così usciamo dal sito e andiamo a mangiare un boccone in uno dei comedores dell’ingresso (60Q per 2 hamburger e coca). Decidiamo di prendere il minivan delle 14:00 per tornare a Flores, dove arriviamo intorno alle 15:30. Siamo molto stanchi e accaldati... ci rifugiamo in camera aspettando che il caldo si plachi un po’. Pensiamo ai giorni passati e alle cose che abbiamo visto... tante... e ai giorni futuri. Siamo un po’ stanchi dei continui spostamenti. Pensiamo spesso a come sarebbe bello poter avere qualche giorno in più di vacanza per poter vedere le stesse cose con più calma. Facciamo qualche foto, aspettiamo il tramonto sul lago... sempre bellissimo. Poi torniamo nel negozio della signora anziana della sera precedente per comprare ancora acqua e yogurt (e, stavolta, anche qualche cartolina). Al momento di andarcene la salutiamo affettuosamente, sapendo che lei è una di quelle persone che ti rimangono nel cuore... ogni viaggio ha una o più di queste persone... e quando ripensi ad un posto sono quelle che ti vengono in mente, prima ancora dei monumenti che hai visto. Entrambi concordiamo sul tornare a cena a La Luna, ma stavolta, anche per “salutare” il Guatemala, visto che domani andremo in Belize, vogliamo fare un brindisi. A La Luna non hanno cocktails, allora decidiamo di sederci al bar dell’hotel per un aperitivo (50Q). Clint sceglie un margarita, mentre io prendo una Piña Colada memorabile... la vedo fare: questa è fatta con ananas vero, frullato, non con succhi già pronti. E la differenza si sente... eccome! Dopo un bel brindisi sul lago, andiamo a cena. Prendiamo le stesse cose della sera precedente, ovviamente per lo stesso prezzo (260Q). Anche stasera a letto presto perché il bus per Belize City parte alle 5:00, tanto per cambiare!


9th October 2004 –Flores-Caye Caulker
Anche stamattina alle 5:00 aspettiamo nella hall. Arriva un minivan che ci carica e ci porta davanti all’agenzia San Juán dove troviamo l’autobus vero e proprio. L’autobus fa schifo e non vale affatto i 160Q a testa pagati! Non c’è aria condizionata e i sedili cadono a pezzi! Ma ormai ci siamo e non si può più tornare indietro. Molti dei nostri compagni di viaggio sono diretti a Chetumal, in Messico. Non siamo in molti a scendere a Belize City. Comunque, in perenne ritardo, partiamo alla volta della frontiera. Non so dirvi come fosse la strada, perché, dopo aver visto l’alba sul lago, mi sono addormentata. Nelle vicinanze del confine però il bus si ferma e salgono 2 tipi che scopriamo essere cambiavalute. Un consiglio: non cambiate soldi con loro perché non hanno un buon tasso di cambio. Noi abbiamo scambiato la maggior parte dei quetzales che avevamo, tenendone un po’ per pagare la tassa d’uscita dal Paese (10Q p/p), ma ce ne siamo pentiti alla frontiera perché i cambiavalute di lì applicano un tasso migliore. In ogni caso, se potete, evitate tutti i cambiavalute e scambiate in banca (noi siamo arrivati in Belize di sabato...). La prima impressione del Belize è strana... è un altro mondo! Essendo un’ex colonia britannica tutto ha un aspetto ben curato, ma caraibico, e non solo per lo stile delle case e i colori e il mare, ma per il modo di comportarsi della gente, l’atmosfera rilassata, la lingua, un inglese musicale di difficile comprensione... non sono mai stata in Giamaica, ma credo che non sia molto diversa dal Belize. Attraversiamo gran parte del Paese... campagne e campagne... Poco prima di entrare a Belize City poi, la strada passa attraverso (sì, proprio attraverso!) un cimitero!!! E poi, verso le 11:00, ci siamo... ci avevano detto che l’autobus si sarebbe fermato davanti al terminal dei Water Taxi per Caye Caulker e San Pedro, ma sorpresa... non è così... Dobbiamo farci 15 minuti di strada a piedi con valige, zaini e sotto il sole cocente. Ma non importa. Arriviamo al terminal e facciamo i biglietti per Caye Caulker (35 Belizian Dollars a/r, p/p) e poi ci informiamo su prezzi e orari del bus per Chetumal che dovremo prendere dopo 2 giorni. I biglietti che vendono al terminal dei Water Taxi sono di compagnie private, piuttosto care, senza aria condizionata e con orari per noi scomodi, visto che vogliamo arrivare a Chetumal in tempo per prendere l’ultimo bus di prima classe per Tulum che parte alle 14:30 ora messicana (13:30 ora del Belize). Allora Clint decide di andare alla stazione dei bus Novelo (a 7 isolati dal terminal!) per prendere i biglietti dell’autobus delle 9:15 (espresso e con aria condizionata, 14BD p/p)... e lo fa, letteralmente, di corsa! Per fortuna corre così tanto da essere di ritorno per poter prendere il Water Taxi delle 12:00! Ci sistemiamo a bordo e cominciamo la traversata... il mar dei Caraibi è bellissimo. Arriviamo a Caye Caulker prima delle 13:00 e ci dirigiamo, con tutte le valige, lungo la spiaggia, verso il nostro hotel: il Tree Top’s (http://www.treetopsbelize.com, 101BD a notte). Arriviamo, come al solito, in un bagno di sudore... la camera è bellissima, con aria condizionata e bagno ecologico. È l’albergo più pulito di tutto il viaggio! Sicuramente da consigliare. La padrona di casa poi, anche se un po’ “strana”, è molto gentile e ci dà un sacco di consigli e informazioni utili su cosa fare sull’isola. Dopo una bella doccia e una lunga chiacchierata con la padrona di casa (l’hotel è infatti una Guesthouse e il piano di mezzo è abitato dai proprietari), usciamo alla ricerca di un posto dove poter mangiare. Giriamo per un bel po’, perché non abbiamo abbastanza contante e dobbiamo trovare un posto dove accettano le carte di credito e, oltretutto, è molto tardi (quasi le 15:00) e le cucine di molti locali sono già chiuse! Ci fermiamo in un ristorante della Front Street gestito da una signora canadese dove mangiamo 2 hamburger veramente schifosi per ben 30BD!!! Purtroppo non ricordo il nome del posto, ma era tipo bar, con un grande bancone e TV satellitare per vedere eventi sportivi. Fa veramente molto caldo... e decidiamo di tornare in albergo per aspettare che il sole cali un po’. Appena fa un po’ meno caldo usciamo a fare un giro... si respira proprio un’atmosfera caraibica e rilassata. Case colorate, musica e gente sorridente. Andiamo a prenotare la gita in barca per il giorno dopo. Seguiamo il consiglio della padrona di casa e andiamo da Carlos Ayala (Front street, vicino al ristorante Sand Box). Per domani è prevista una gita di snorkelling con fermate in 3 punti: Coral Garden, Hol Chan Marine Reserve e Shark-Ray Alley. Partenza alle ore 10:00 e ritorno previsto intorno alle 16:00... con fermata di un’oretta a San Pedro per pranzare. Il tutto per 70BD p/p, compresa attrezzatura. Siamo molto interessati e lasciamo a Carlos i nostri nomi... lui ci dice che non può ancora confermare l’escursione perché per il momento siamo gli unici clienti e con sole 2 persone non uscirebbe. Ci dice anche però di non preoccuparci, perché sicuramente arriverà qualcun altro e di ripassare l’indomani mattina per confermare. Continuiamo il nostro giro e arriviamo allo split (canale che ha tagliato in 2 l’isola durante un terribile uragano) che è già buio. Dopo un’ulteriore passeggiata decidiamo di fermarci a cena al Tropical Paradise Hotel, vicino all’albergo. Grave errore… non fatelo! Abbiamo preso due Piña Coladas e due piatti di aragosta (non intere, ma quelle a pezzi) arrosto con patate. Sul menù c’era un prezzo e poi c’era scritto che era previsto un sovrapprezzo del 9% sul cibo ordinato (l’avete mai sentita questa?!!) e in più un ulteriore sovrapprezzo del 5% sul totale per la carta di credito. Quindi alla fine abbiamo pagato MOLTO di più di quanto non avessimo previsto: 65BD. Oltretutto, al momento di fare il conto, Clint si accorge che la calcolatrice dell’hotel è “truccata” e calcola un prezzo maggiore del dovuto!!! Quindi, state in guardia! Ripromettendoci di non tornare più, paghiamo e ce ne andiamo a nanna.


10th October 2004 – Caye Caulker
Oggi dormiamo un po’ di più… fino alle 7:00! Andiamo a fare una buona colazione da Cindy’s che ci dicano avere il miglior caffè dell’isola (certo... caffè americano!). Oltre al caffè prendiamo uova strapazzate e toasts e, in più, una fetta di torta all’ananas in due, per 30BD. Poi passiamo da Carlos che ci conferma l’escursione, perché pare ci sia un’altra coppia interessata, e ci dà appuntamento alle 10:00 in punto. Facciamo una passeggiata e poi torniamo in camera a prendere lo zaino e a preparare la macchina fotografica. Quando torniamo scopriamo che i nostri compagni di escursione sono una coppia di giovani italiani che fa su per giù il nostro stesso giro! A noi si aggiunge anche un ragazzo israeliano di poche parole e che pare viva temporaneamente in Belize. Alle 10:00 andiamo a prendere la barca e usciamo verso il mare aperto. La prima fermata prevista è al Coral Garden. Carlos ci dice che ieri, proprio nel punto dove ci troviamo, ha avvistato una bella tartaruga e... i famosissimi lamantini! Allora si mette a scrutare l’acqua e dopo nemmeno 2 minuti esclama: eccolo lì il lamantino! Dove???!!! Ma sì, è vero, eccolo! Noi non crediamo a un tale colpo di fortuna: non avremmo mai sperato di vederne uno durante questo viaggio! E invece, quando meno ce lo aspettavamo... Ma non finisce qui! A quel punto Carlos ci dice di metterci pinne e maschere e di seguirlo in acqua. In meno di un minuto ci tuffiamo tutti e lo seguiamo alla ricerca dei lamantini. Ne avvistiamo uno quasi subito... se ne sta fermo sul fondo sabbioso, immobile. È bellissimo! E poi si muove, nuota verso di noi, verso la superficie. Così lo vediamo da vicino, mentre nuota... sembra una foca, ma è molto più grande e lento. Facciamo un bel po’ di foto (che sono venute anche bene per fortuna!) e poi ne avvistiamo un altro. I due lamantini cominciano a nuotare insieme e, dopo più di 5 minuti, si allontanano verso il mare aperto. Noi siamo incantati... che esperienza fantastica! Indimenticabile! Al Coral Garden vediamo anche dei bei pesci colorati e, ovviamente, bellissimi coralli. Peccato che il tempo oggi non sia bellissimo... non piove, ma non c’è il sole, quindi non filtra molta luce nell’acqua... altrimenti i colori sarebbero sicuramente ancora più belli. Dopo quasi un’ora, torniamo sulla barca e ci dirigiamo verso il secondo punto di interesse: Hol Chan Marine Reserve. Qui, essendo una riserva marina, ci sono ancora più pesci e coralli che nel punto precedente! Stiamo un’ora anche qui, con Carlos che ci indica i vari pesci e i rispettivi nomi. Dopodiché ci dirigiamo verso Ambergris Caye, o San Pedro... che poi altro non è che la famosa Isla Bonita della canzone di Madonna! Qui Carlos ci lascia per circa un’ora per permetterci di mangiare e dare un’occhiata in giro. L’isola è molto simile a Caye Caulker, ma molto più grande e più cara. Qui è pieno di Americani e pare ci siano anche veri e propri resorts di lusso! Mangiamo in un ristorante sulla strada principale, Fido’s Courtyard. Clint, che non si era sentito molto bene per via delle onde, vuole riempirsi lo stomaco, mentre io, che solitamente soffro il mal di mare, avevo diligentemente preso la mia xamamina (molto consigliata a chi ha questo tipo di problemi per un viaggio come questo!). In questo posto US-style non c’è molta scelta, quindi anche qui prendiamo hamburgers e patatine (ben 40BD!!). Dopo una breve camminata per tentare disperatamente di digerire, torniamo alla barca. Noi e gli altri ragazzi italiani siamo puntuali, mentre del ragazzo israeliano non se ne sa più niente. Lo aspettiamo per quasi mezz’ora e poi, proprio quando Carlos aveva deciso di andarsene e lasciarlo lì, lo vediamo spuntare sul molo... Mah! Chissà dov’era sparito... Ripartiamo alla volta dell’ultima fermata della nostra gita: la Shark-Ray Alley. Appena arrivati, i collaboratori di Carlos cominciano a buttare del pesce in acqua e immediatamente vediamo accorrere una decina di squali, anche grandicelli, per mangiare! A questo punto, anche se con un po’ di timore, ci buttiamo in acqua e cominciamo a nuotare con questi bellissimi squali! Subito dopo arrivano anche delle grosse mante... che meraviglia! Avevamo già fatto qualcosa di simile alle Maldive, ma qui gli squali sono decisamente più grandi!!! Grandi, ma innocui. Tanto che Carlos si mette a giocare con loro e con le mante, e ci chiama per farceli toccare. È incredibile... stiamo accarezzando questi animali così pericolosi nell’immaginario collettivo! E sono così... morbidi e lisci! Che giornata emozionante... veramente indimenticabile! Stiamo un’oretta in acqua a nuotare tra questi pesci enormi e altri più piccoli e colorati. Poi, soddisfatti, torniamo in barca, dove Carlos e i suoi assistenti hanno preparato un Rum Punch da lui definito “strappa-mutande”! Ci offrono anche frutta fresca: ananas, banane e papaya... ottima! Verso le 16:00 siamo di nuovo a Caye Caulker e andiamo in albergo per farci una bella doccia. Dopodiché andiamo a farci un giro per le strade dell’isola e a ripensare a quello che abbiamo visto oggi. Verso l’ora di cena andiamo a cercare un posto per mangiare che non sia quello di ieri e mentre camminiamo sulla strada principale vediamo arrivare... sì, loro! I nostri amici di Gap! Così decidiamo di unirci a loro per cena, visto che la loro guida conosce un posto dove dice si mangi molto bene e si paghi poco. E, in effetti, è proprio così. Il ristorante si chiama Mara’s ed è più che altro un baracchino con dei tavoli e delle panche di legno all’aperto. Probabilmente se fossimo stati soli non ci saremmo fermati (tra l’altro è in una traversa di Front Street) e avremmo fatto molto male! È un posto a conduzione familiare e il figlio della proprietaria ha appena avuto un bambino... per questo c’è una gran festa, e si canta al suono dei tamburi... ascoltiamo la famosa musica garifuna. Ci sediamo ad uno dei grandi tavoli e ordiniamo. C’è chi prende gamberi all’aglio, chi carne... io prendo del pollo al barbeque con contorno di purè di patate e pane all’aglio, mentre Clint riprova con l’aragosta, ma stavolta stufata con una salsa all’aglio (beh, se non vi piace l’aglio... forse non è il posto giusto!!! No, scherzo, ci sono molte cose nel menù, ma queste sono le “specialità” della casa...). Mangiamo benissimo e le porzioni sono anche abbondanti. In due paghiamo solo 27BD!!! Ovviamente qui non prendono la carta di credito, ma la mattina avevamo scambiato dei traveller’s cheques in albergo per pagare l’escursione e ci sono rimasti dei contanti. Un’ultima curiosità... non hanno birra, ma la si può comprare mandando una ragazzo al vicino supermercato! Ci facciamo una bella chiacchierata e un po’ di foto con i nostri amici, perché sappiamo che dopo sarà quasi impossibile ritrovarci. Anche loro proseguono per il Messico, ma dopo 3 giorni e si fermeranno a Playa del Carmen, mentre noi partiamo domani mattina e andiamo ad Akumal. Mostriamo loro le foto dei lamantini e auguriamo loro di riuscire a vederli durante la gita che hanno in programma il giorno dopo! Dopo cena ci facciamo una passeggiata fino allo split e al bar Lazy Lizard, dove Tracy fa amicizia con altri Inglesi e decide di farsi il bagno tutta vestita... davanti al bar, infatti, c’è un’area di mare illuminata a giorno da alcuni fari e molta gente che nuota. Noi però non ci buttiamo... abbiamo appena mangiato e poi domani mattina abbiamo la lancia alle 7:30 e ci aspetta una lunghissima giornata di viaggio. Salutiamo così i nostri amici, scambiandoci gli indirizzi email e riproponendoci di rivederci chissà dove e chissà quando. E poi riattraversiamo l’isola, visto che il Tree Top’s è dall’altra parte dello split. Dopo aver finito di fare le valige ci addormentiamo, contenti di tornare in Messico, ma allo stesso tempo un po’ melanconici perché sappiamo che la vera avventura finirà domani, una volta arrivati ad Akumal...


11th October 2004 – Caye Caulker-Akumal
Ci svegliamo prima della sveglia puntata per le 6:00 a causa di un terribile e rumorosissimo temporale! Fuori si sta scatenando un vero e proprio diluvio universale! E pensare che noi dobbiamo prendere una piccola barca a motore per arrivare a Belize City! Già temo per la nostra incolumità... E mentre ci prepariamo continuo a temere perché il temporale non accenna a placarsi! Avevamo prenotato un “taxi” (che qui sono golf karts), ma non si vede e così, sotto la pioggia, ci avviamo a piedi con le valige verso il molo. Almeno ci sono meno fulmini... ma continua a piovere e mi sa che se va avanti così ci bagneremo fino al collo e rischiamo di prenderci un bel raffreddore, visto che ci aspetta una lunga giornata su autobus muniti di aria condizionata!!! Arrivati al molo incontriamo di nuovo la coppia di ragazzi italiani dell’escursione di ieri. Anche loro tornano in Messico e faremo la stessa strada almeno fino a Tulum. Saliamo sulla lancia e ci sistemiamo sotto un telone che serve per non bagnarci. Infatti continua a piovere e c’è anche molto vento. Per fortuna la traversata è abbastanza tranquilla e, dopo un’ora, arriviamo a Belize City. Recuperiamo i bagagli e usciamo dal terminal. Prendiamo un taxi collettivo (che costa 3BD a testa, e NON di più, come volevano farci credere!) e ci facciamo portare alla stazione dei bus dove, alle 9:15 in punto partiamo (anzi, per la verità con qualche minuto di anticipo, cosa che ci dicono essere prassi... uomo avvisato...). Ci fermiamo ad Orange Walk dove vediamo molti Mennoniti, con i loro cappelli di paglia e pantaloni con bretelle... molto interessante, sarebbe bello poterne sapere di più e avere tempo per fare un giro da queste parti... ma ora proprio non possiamo... magari la prossima volta. Dopo circa 3 ore arriviamo alla frontiera. Prima si passa quella del Belize, dove ci chiedono ben 37,50BD a persona come tassa d’uscita (per chi è solo in transito la tassa è invece di “soli” 30BD p/p!). Poi risaliamo sull’autobus e andiamo alla frontiera messicana, che dobbiamo passare a piedi e con le valige, per poi tornare sull’autobus. Arriviamo a Chetumal verso le 13:45 ora del Messico (12:45 in Belize) e il bus ci lascia al supermercato San Francisco de Asís, di fronte alla stazione degli autobus di prima classe, dove andiamo a prendere i biglietti dell’autobus delle 14:30 per Tulum (ADO 122 pesos p/p). Per fortuna troviamo posto e possiamo rilassarci. Prendiamo due panini in stazione e aspettiamo che arrivi l’autobus. Come sempre partiamo puntualissimi. Non abbiamo idea di quanto tempo ci voglia per arrivare a Tulum, ma speriamo di essere lì prima che faccia buio, visto che dovremo proseguire fino ad Akumal. Effettivamente arriviamo molto prima di quanto potessimo sperare... alle 17:00 siamo già lì! Prendiamo le valige e chiediamo in stazione come fare per arrivare ad Akumal. Ci indicano un piccolo autobus che parte tra 10 minuti e che ferma anche lì. Perfetto! Saliamo e, per soli 10 pesos p/p, l’autobus ci lascia proprio all’entrata del nostro albergo. Qui c’è da fare una piccola premessa... Siamo stati molto combattuti sulla scelta del luogo dove fermarci per passare gli ultimi giorni al mare. Il problema era che non volevamo andare in un posto come Playa del Carmen per diversi motivi: non siamo persone mondane e ai locali e alle discoteche preferiamo il mare... oltretutto non siamo nemmeno amanti delle spiagge. Quando dico “mare” intendo dire snorkeling. Volevamo un posto tranquillo dove potere fare snorkeling e rilassarci, dopo tutti quei giorni passati in giro svegliandoci alle 5:00 o alle 6:00... All’inizio avevamo pensato a Tulum, ma dopo qualche ricerca abbiamo visto che il rapporto qualità-prezzo delle cabañas non ci convinceva... chissà, magari non abbiamo trovato il posto giusto... Alla fine abbiamo deciso per Akumal perché, facendo ricerche sui posti migliori per lo snorkeling, abbiamo visto che era il “posto per noi”. E in effetti non è male per lo snorkeling. Alla fine, confrontando varie strutture e prezzi abbiamo deciso per un’opzione per noi inusuale: un villaggio all inclusive. Pur avendo viaggiato molto e in posti molto diversi non eravamo mai stati in un vero e proprio villaggio turistico, e mai avevamo provato la famosa formula “all inclusive” e questo sempre per scelta. In questo caso però abbiamo fatto un’eccezione visto che eravamo alla fine di una lunga avventura itinerante e faticosa e cercavamo il relax. Abbiamo scelto l’Akumal Beach Resort (http://www.akumalbeachresort.com) perché è una struttura piccola, quasi “familiare” e non è il tipico resort della Riviera Maya in cui per raggiungere la spiaggia si deve prendere il pulmino o cose simili. È un hotel a 3 stelle e per la sua categoria è anche piuttosto buono. Tra l’altro abbiamo scoperto che è a gestione italiana e che si può facilmente prenotare nelle agenzie di viaggio di qui (anche se la clientela è internazionale). Noi però lo abbiamo prenotato via internet, anche perché abbiamo trovato una buona promozione. L’animazione poi non è affatto “invasiva”... quindi si può tranquillamente evitare di partecipare alle varie attività se non lo si vuole. Siamo arrivati verso le 17:30 e ci hanno dato il famoso braccialetto... che incubo! Scegliamo quello di chi parla inglese, in modo da mimetizzarci un po’... e poi tanto tra noi parliamo in inglese. Avevamo una camera all’ultimo piano dell’edificio 6, di fronte al mare, con una vista mozzafiato. Posto molto tranquillo e, pur essendo pieno al 70%, mai affollato. Dopo una bella doccia, ci prepariamo per andare a cena, ma prima passiamo per il bar per “qualche” aperitivo... Dopo la cena a buffet (sempre buona), torniamo al bar dove la sera ci sono due ragazzi che suonano e cantano e poi andiamo a letto presto... siamo esausti.


12th October 2004 – Akumal
Oggi ci svegliamo un po’ più tardi... finalmente un po’ di relax. Andiamo a fare colazione (ottima) e decidiamo, altra cosa inedita per noi, di prenotare una cena al ristorante italiano del resort per questa sera. Dopo quasi 3 settimane la voglia di pasta e sapori nostrani si fa sentire... Poi facciamo un giro informandoci su quale sia la parte migliore della spiaggia per andare a fare snorkeling. Scopriamo che è la parte sulla sinistra, vicino al villaggio di Akumal... così, ogni volta, andremo lì a nuotare. Oggi è proprio una bella giornata di sole! Così la passiamo in acqua... qui il mare sembra una piscina: esattamente il mar dei Caraibi che ci si immagina, da cartolina... caldo e con tutte le sfumature del blu, del turchese e del verde. Verso la riva l’acqua è azzurra e assolutamente trasparente visto che il fondo è sabbioso. Poi, man mano che si va verso il mare aperto, l’acqua diventa sempre più blu. La barriera corallina qui non è molto lontana dalla riva e, teoricamente, la si potrebbe raggiungere anche a nuoto. Noi non arriviamo proprio fino a lì per via delle correnti... ma in gruppo si potrebbe anche fare. Fuori dall’acqua fa veramente molto caldo e il sole brucia... che bello! Dopo pranzo facciamo un riposino e poi ozio... Purtroppo non possiamo tornare a fare il bagno nel pomeriggio perché il tempo si guasta e pioviggina. La sera andiamo a cena al ristorante italiano... che errore! Essendo un resort a gestione italiana pensavamo di trovare una cucina più o meno originale se non addirittura un cuoco italiano... Macché?? Fa veramente schifo!!! Scopriamo anche che lo chef è messicano... Era molto meglio il buffet del ristorante principale! Per il dopocena si ripete la stessa cosa della sera precedente. Rimaniamo estranei alle varie attività di animazione perché, come già detto, non è il tipo di vacanza che preferiamo, anche se lo staff sembra bravo.


13th October 2004 – Akumal
Ci svegliamo presto, tanto per non perdere l’abitudine... visto che il tempo non promette niente di buono, abbiamo deciso di andare a visitare il nostro ultimo sito Maya: Tulum. Dopo colazione usciamo e fermiamo al volo un colectivo che, per 15 pesos p/p ci porta a Tulum zona archeologica. Dall’incrocio si devono ancora fare una decina di minuti a piedi prima di arrivare all’ingresso del sito e già da lì cominciamo ad essere attaccati da quello che è il vero e proprio flagello di Tulum: le zanzare! Ce ne sono miliardi! Non ne avevamo mai viste tante in vita nostra... e sono resistenti a qualunque tipo di repellente! Tanto che ci chiediamo, sorpresi, perché le autorità non facciano niente per cercare di risolvere il problema. Abbiamo chiesto agli impiegati e ci hanno detto che non hanno avuto l’autorizzazione a fare la disinfestazione... ma come, gli hotels la fanno e i siti archeologici no?? Mah! Nel frattempo comincia anche a diluviare! Che fortuna eh?? A farla breve, il sito di Tulum, già architettonicamente non esaltante, non si è potuto mostrare al meglio in quella che è la sua particolarità: il panorama. Il mare era comunque turchese, ma con il sole (e senza la tremenda tortura delle zanzare) sarebbe sicuramente stato più bello. Facciamo un giro rapido e dopo un’oretta siamo già fuori... Sulla strada del ritorno cominciamo ad incrociare le varie comitive di turisti che vengono con i tour organizzati. Un consiglio... anche se andate SOLO in un villaggio (cosa che personalmente, mi sento di sconsigliare perché si perde il Messico vero che è quello più interessante), almeno organizzatevi le escursioni da soli. Fatevi 2 conti... noi per visitare Tulum abbiamo pagato 15 pesos p/p dall’hotel al sito, 38 pesos p/p per l’ingresso (+ 30 per la videocamera) e 15 pesos p/p per tornare in hotel. Totale? 98 pesos a persona (meno di 10 US$)! Pensateci, quando vedete i prezzi delle escursioni negli alberghi. Inoltre muoversi in Messico è facilissimo... quindi...
Prima di rientrare in hotel per pranzo, andiamo a Tulum città per prendere i biglietti del bus espresso (airport express), Playa del Carmen – Aeroporto di Cancún, per il giorno della partenza (Riviera, 65 pesos p/p). Visto che ci siamo, chiamiamo anche la compagnia aerea per confermare il volo, e poi, per l’ora di pranzo, siamo già di ritorno. Purtroppo continua a piovere tutto il giorno... quindi niente spiaggia... d’altronde è il rischio che si corre ad andare in bassa stagione... Anche stasera, dopo cena (stavolta al ristorante a buffet) passiamo un’oretta al bar ad ascoltare un po’ di buona musica e poi a nanna.


14th October 2004 – Akumal
Oggi c’è un sole fantastico! Meno male... Così andiamo in spiaggia sia al mattino che al pomeriggio. Al mattino però facciamo l’incontro più emozionante della giornata: vicino alla barriera corallina vediamo moltissimi pesci, tutti uguali, che continuano a girare in circolo. Sono veramente tanti... saranno 200! Ci avviciniamo per vederli meglio e all’interno del cerchio vediamo un... barracuda piuttosto grosso! Che meraviglia! Ha dei denti da brivido!!! Nel pomeriggio torniamo in mare, ma non lo troviamo più, in compenso vediamo altri pesci colorati. Per il resto, la giornata prosegue bene e in relax totale. Questa volta ci facciamo tentare e, dopo cena, assistiamo a uno degli spettacoli dell’animazione al teatro del villaggio... non male.


15th October 2004 – Akumal
Ultimo giorno intero di vacanza... e il cielo è grigio... però ancora non piove, quindi ci affrettiamo ad andare in spiaggia per goderci questo mare il più possibile. Appena arrivati al nostro solito posto, una coppia di Americani ci dice di aver avvistato alcune tartarughe nelle vicinanze! WOW! Questo era il motivo principale per cui avevamo scelto Akumal (che significa “spiaggia delle tartarughe”!)... ci buttiamo subito in acqua e esploriamo la zona dove ci hanno detto di averle viste, ma niente... Non siamo mai stati fortunati con le tartarughe in realtà... Ma questa volta non ci diamo per vinti e continuiamo a cercare. Vediamo delle barche di escursionisti un po’ più al largo e decidiamo di andare dove sono loro pensando che magari sappiano dove si trovano. Chiediamo e ci dicono di averne viste vicino alle loro barche... così andiamo anche noi. Quando stavamo perdendo ogni speranza... la vedo! È sul fondo ed è grandissima... chiamo subito Clint e la tartaruga comincia a muoversi e si avvicina a noi, alla superficie. E poi comincia a nuotare, e noi con lei. Sembra un angelo per come muove le “zampe”... Che animale straordinario: così massiccio e allo stesso tempo così delicato e quasi fragile. Sono così vicina che potrei toccarla, ma non lo faccio: non voglio spaventarla. La seguiamo a lungo, fino a quando comincia a nuotare velocemente verso il mare aperto. Solo allora la “lasciamo andare”, ma rimaniamo incantati ancora a lungo. Siamo anche riusciti a farle un breve video e, ancora ora, ogni volta che lo rivediamo, rimaniamo rapiti... Subito dopo comincia a piovere... anzi a diluviare, così usciamo e andiamo a recuperare la nostra roba. Purtroppo quello è stato l’ultimo bagno ad Akumal, perché questa pioggia non ci abbandonerà per tutto il resto del viaggio. Una piccola nota sullo snorkeling: sia in Belize che ad Akumal è stato bello e abbiamo fatto delle esperienze indimenticabili, ma chi si aspettasse qualcosa come le Maldive rimarrebbe deluso. Alle Maldive ci sono più specie di pesci tropicali, ce n’è una varietà infinita. Qui invece ci sono meno pesci, ma più coralli (in Belize) e soprattutto è più facile vedere animali come le tartarughe o i grandi squali/mante (che qui si vedono anche facendo del semplice snorkeling) e animali tipici esclusivamente di qui, come i meravigliosi lamantini! A cena siamo entrambi un po’ tristi perché sappiamo che il giorno dopo dovremo lasciare questa regione del mondo per tornare a casa... e, anche se siamo stanchi, dopo 22 giorni non è facile! Come non è facile fare le valigie per l’ultima volta... ci viene il magone!


16th October 2004 – Akumal-Cancún-Milano
Oggi avremmo voluto fare l’ultimo bagno, ma piove a dirotto e c’è un forte vento... quindi dobbiamo rinunciare. Decidiamo così di riposarci il più possibile visto che il volo sarà lungo e faticoso. Optiamo anche per un late check out (15 US$) in modo da poter rimanere in camera fino all’ultimo minuto, dal momento che piove. Verso le 15:15 lasciamo la camera e, dopo aver fatto il check out, ci avviamo verso la strada per prendere il colectivo per Playa del Carmen (20 pesos p/p), dove arriviamo in meno di mezz’ora. Sempre a piedi e con le nostre valigie, affrontiamo l’ultima fatica: dobbiamo andare fino alla stazione dei bus (altri 10 minuti buoni). Arriviamo in anticipo e aspettiamo pazientemente che arrivi l’espresso delle 17:00 per l’aeroporto. Arriviamo alle 18:00 in punto e al check in c’è una coda infinita! Temiamo di metterci ore... il problema è che c’è una ragazza che controlla i biglietti per vedere chi deve ancora pagare la tassa di uscita (la nostra per fortuna era già inclusa nel biglietto) e poi un addetto alla sicurezza che fa aprire le valige a MOLTI sfortunati (per fortuna non a noi, altrimenti non sappiamo se saremmo riusciti a richiuderle tanto erano piene alla fine!) e solo allora c’è il vero e proprio check in. Quando tocca a noi, ci danno le carte d’imbarco per questo volo e per quello da Madrid a Milano. Al Duty Free compriamo 2 bottiglie di mezcal (sì, quello col verme!) e 1 di kaluha, per spendere gli ultimi pesos e poi ci rechiamo all’area imbarchi. Ci fanno salire quasi subito e partiamo ancora una volta in orario. Il comandante ci informa che la durata del volo sarà di 8h50! Ma come?! Così poco?? Meglio! Meno tempo si passa sull’aereo meglio è, visto la scomodità dei posti in Economy Class. Il servizio a bordo è sempre un po’ scarso e la cena non è un granché, ma tanto, essendo un volo notturno, lo passeremo quasi tutto dormendo (tanto che non riesco nemmeno a vedere il film “The Terminal” che mi incuriosiva tanto!).

17th October 2004 – Milano
Quando ci svegliamo ci dicono che arriveremo con ben 1 ora di anticipo! Wow! Non mi era mai successo di arrivare così presto... Atterriamo a Madrid e, con calma, cambiamo terminal per andare all’imbarco dell’ultima fatica. Anche questo volo è più corto del previsto e arriviamo mezz’ora prima alla Malpensa, dove, per fortuna, troviamo tutti i bagagli e li troviamo intatti... Sulla strada di casa facciamo un bilancio di questa esperienza, che è sicuramente positivo, e ripensiamo a tutte le cose che abbiamo visto e fatto e a tutte le persone che abbiamo incontrato durante il cammino... è un’esperienza unica, che non dimenticheremo mai e che speriamo di ripetere, magari esplorando in modo simile un’altra zona dell’America Latina...

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