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Published: January 10th 2014
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Lumbini, anno 623 prima di Cristo. Una donna in attesa di partorire e' in viaggio verso casa quando, all'improvviso e nel bel mezzo della via, aggrappandosi al ramo di un vicino albero da alla luce un bambino che, nel corso di una vita ricca di peripezie e colpi di scena, sara' destinato a diventare il Buddha, l'illuminato, da cui prendera' vita una comunita' di discepoli che andra' col tempo a costituire una delle piu' importanti religioni del mondo.
E' con questa premessa che il Mercante si reca in pellegrinaggio a Lumbini, per trascorrervi in pace e meditazione il nostro santo Natale. Trovo accoglienza presso il grande tempio coreano dove, tra una stragrande maggioranza di devoti orientali, mi viene assegnata una camera nel vicino ostello per pellegrini; cominciano cosi' tre giorni di duro raccoglimento spirituale alternato a quotidiane fughe alla ricerca di soddisfazioni materiali, tra frugali mangiate a rigidi orari prestabiliti e spensierati pomeriggi a cavallo di una bici tra le decine di templi e monasteri sparsi per l'enorme parco recintato che circonda il tempio principale, quello della nativita'. Per poco piu' di due euro si puo' godere di una scomoda panca di legno su cui posare una stuoia per dormire,
di una fantastica colazione alle primissime luci dell'alba (6.30!), di pranzo e cena a base di dal bhat vegetariano in versione leggermente coreanizzata, con riso glutinoso integrale e kimchi di contorno: inevitabile una scappata al piu' vicino negozio, distante solamente un paio di scomodi chilometri, per rifornirsi di cibarie supplementari, trafugate di nascosto all'interno del tempio, lontano dagli sguardi di monaci piu' che comprensibilmente sospettosi.
Nonostante la grande somiglianza tra le vicende della nativita' buddista e di quella cristiana, il compleanno dell'illuminato non si festeggia il 25 di Dicembre, per cui non c'e' proprio una grande aria di festeggiamenti qui a Lumbini; decido quindi di dileguarmi e, approfittando di un attimo di distrazione da parte dei sempre solerti monaci coreani, fuggo dal sacro recinto del tempio, riuscendo ad attraversare il confine del paese col favore dell'oscurita'.
Mi risveglio dopo qualche giorno in India, per la precisione a Varanasi, la vecchia Benares, l'antica Kashi; anche qui il sacro fa parte del quotidiano, forse come da nessun'altra parte al mondo, per cui avro' modo di fare un'immersione completa nel cuore del pensiero e delle pratiche dell'induismo. Immersione che invece non faro' assolutamente nelle altrettanto sacre e potenti acque della Ganga,
l'epico fiume conosciuto da noi con il nome maschile di Gange; mi limitero' ad osservarlo da una distanza di sicurezza, aspettando che qualche temerario giapponese abbia il coraggio di immergersi ed abbandonare cosi' all'istante questo illusorio mondo terreno. Questa citta' riesce magnificamente ad essere un concentrato di tutto cio' che e' l'India moderna e, soprattutto, di quello che era il paese molti secoli fa, con le stesse usanze, gli stessi gesti e le stesse preghiere che ogni giorno vengono ripetute, dall'alba al tramonto, ininterrottamente ormai da almeno 4000 anni. Contemporaneamente, Varanasi viene anche presa d'assalto da un flusso enorme di turisti provenienti da ogni angolo del mondo, che riescono a trovare comode sistemazioni e ristoranti "meno sporchi" a pochi passi dalle rive del fiume, lontano dal traffico e dai rumori della citta' moderna.
Temendo gli effetti sul mio organismo di un'immersione troppo prolungata nell'ambiente delle centinaia di citta' sacre sparse per tutto il Nepal e l'India, decido di spostarmi piu' a Sud, nel cuore del paese, alla ricerca di qualcosa di nuovo che sia una boccata d'ossigeno e d'aria fresca per il mio stanco ed annoiato cervello....
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