Diario di viaggio di un Mercante tra le montagne dell'Himalaya


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Asia » Nepal » Annapurna
December 3rd 2013
Published: January 4th 2014
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Giorno 1: Autobus da Besi Sahar a Bhulbhule: si riempie di vecchiette e ci tocca salire sul tetto; viaggio breve ma con vista da prima fila sul grande Manaslu. Superato il primo ponte sospeso si comincia a camminare: ottime sensazioni, le gambe ci sono; lungo la strada polverosa accetto il passaggio su di un trattore guidato da un ragazzino di non piu' di 10 anni: trasportiamo acqua. Evito cosi' la parte piu' brutta di tutto il tracciato (lavori in corso per costruire una centrale idroelettrica). Dal bhat a pranzo; arrivo a Ghermu dopo poco piu' di 4 ore di camminata, ma ho rubato. Guest-house accogliente, doccia calda e charas della valle; dal bhat a cena. Tremendo mal di spalle, collo e schiena, ma per il resto il fisico regge bene.

Giorno 2: Sveglia di buon'ora (alba alle 6.30) e subito via: l'ambiente circostante comincia a farsi sempre piu' selvaggio; lascio la strada principale, usata da sporadiche jeep, e comincia finalmente un vero e proprio sentiero di montagna su e giu' per i fianchi, attraversando tanti piccoli villaggi; dal bhat a pranzo. Arrivo a Tal dopo 6 ore ed un paio di salite insidiose, ma ancora niente di che; nessuna vetta innevata in vista. Guest house di fianco al fiume e di fronte ad una alta e sottile cascata; le spalle migliorano.

Giorno 3: Si entra nella regione di Manang, ma ancora per tutto il giorno si cammina in una angusta e tetra valle. Giornata pesante: 7 ore di camminata quasi tutte in salita, ma per fortuna nel pomeriggio (dal bhat a pranzo) cominciano gli avvistamenti del Manaslu, con cime innevate in primo piano e la vetta principale seminascosta sullo sfondo, ma e' pur sempre qualcosa. Arrivo sfinito a Koto: primo avvistamento del gruppo dell'Annapurna; niente acqua calda, niente doccia, ma almeno sono in compagnia; dal bhat per cena. Compro carne secca di yak.

Giorno 4: Colazione al caldo in cucina e pronti per la partenza: non vedo l'ora di cominciare a camminare, mi sento bene e questa e' una sensazione davvero strana. 5 ore di cammino abbastanza semplici, ma comunque tutte in salita; dal bhat a pranzo. Arriviamo a Pisang alta nel primo pomeriggio, ancora con il sole ma molto vento; visita al vicino monastero durante la preghiera dei monaci; magnifica vista sull' Anna 2 dal balcone della guest house. Dal bhat per cena.

Giorno 5: Niente acqua al risveglio: tutto ghiacciato. Parto di buon'ora ma un paio di precipitose fughe tra la boscaglia mi rallentano la marcia; si sale di poco e si incontrano antichi villaggi ricchi di storia e cultura (religiosa): chorten, gompa, bandiere di preghiera e muri mani ovunque (stupa trek). Nel pomeriggio si sale verso un altopiano incantato: sabbia del deserto, rovine del passato, boschi radi di pini e cipressi contorti dal vento; lo sguardo per tutto il giorno spazia abbondantemente su Anna 2, 4, 3 e Gangapurna, mentre voltandosi dall'altra parte spuntano anche le vette del gruppo del Chulu, tutte sopra i 6000 metri; mi lascio poi alle spalle l'imponente mole del Kangaru Himal, di quasi 7000m. Arrivo a Manang dopo 8 indimenticabili ore ed un sacco di foto.

Giorno 6: Giornata di riposo ed acclimatamento: incredibilmente ne approfitto per una scappata alla vicina grotta di Milarepa ed ancora piu' su fino ai 4300 metri dove allungando una mano si puo' arrivare a toccare il ghiacciaio dell'Anna 3. Tutto bene, ma fino a quando? Mi rifornisco di noci e cioccolato per i giorni duri a venire. La valle di Manang ricorda il Ladakh.

Giorno 7: Deviazione verso il lago Tilicho: 7,5 ore per raggiungere il campo base (4150m): salita gradevole tra mandrie di yak, sfuggenti bharal, frane e pinnacoli di roccia simili a quelli che si ritrovano in Cappadocia. Arrivo a destinazione stanco ma non sfinito; camera gelida senza bagno ne luce: spero di doverci rimanere una sola notte.

Giorno 8: Zero gradi esatti al risveglio: fuori l'acqua gettata a terra ghiaccia all'istante; meglio non pensarci ed incamminarsi subito verso il lago. Dopo due ore di salita si entra in un'ampia valle completamete imbiancata, circondata da montagne e ghiacciai; mi sento assolutamente solo tra il bianco della neve ed il blu del cielo, una sensazione irreale. Raggiungiamo il lago ma il vento non da tregua (il mio termometro non puo' scendere sotto i -10) ed impedisce di gustarsi appieno il panorama; al ritorno tirata unica fino a Shree Kharka. Niente luce ne fuoco durante la cena: sfodero il mio sacco a pelo.

Giorno 9: Risveglio a -1 in camera. Sbaglio strada in partenza ma recupero; si cambia versante e si entra in una nuova valle, quella che ci portera' verso il Thorung La. Dal bhat a Yak Kharka ed arrivo, dopo 5 ore, a Ledar, con il sole che ancora ci riscalda; mi lavo ad una fontanella non ancora del tutto ghiacciata. Oramai non mi accorgo quasi piu' dei 10 chili che mi porto sulle spalle; la Gangapurna mi osserva dalla finestra della camera.

Giorno 10: Giornata semplice per acclimatarsi: 5 ore di lenta, graduale salita. A pranzo (dal bhat), senza vento, il sole e' cosi' forte che mi costringe a rimanere in maglietta. Arriviamo al campo alto che ci offre una quasi confortevole area relax, ma la camera si presenta piena di spifferi : temo per la notte a 4890 metri e le eventuali sortite al cesso fuori in cortile.

Giorno 11: Sveglia alle 5 per una colazione veloce, ma tutti i cuochi ancora dormono. Lampada in testa ci avviamo in fila indiana verso il passo. Ci arriviamo dopo due ore e, nonostante il vento incessante, riusciamo a scattare le immancabili foto di rito. La discesa si presenta piu' facile di quanto temuto ed il caldo si fa via via soffocante; visita veloce al santuario di Mukhtinath e pomeriggio sulla terrazza dell' hotel Bob Marley. Notte ghiacciata.

Giorno 12: Sonno rasta e salto la sveglia. Attraversiamo un piccolo altopiano dal cui bordo si puo' godere di una stupenda panoramica sul massiccio del Dhaulagiri; pausa pranzo (dal bhat) nel piccolo ed isolato villaggio di Lupra (stiamo percorrendo un sentiero secondario) dove ancora si pratica l'antica religione Bon, ma il monastero e' chiuso e nessuno ha la chiave. Entriamo nella valle del Kali Gandaki, ci lasciamo alle spalle l'alto ed inaccessibile Mustang e raggiungiamo Jomson percorrendo il ghiaioso letto del fiume. Compro mezzo chilo di formaggio di yak; dal bhat e doccia bollente, la prima da circa una settimana.

Giorno 13: Percorriamo sempre l'ampio letto del fiume dove il forte vento alza piccole ma fastidiose tempeste di sabbia; attraversiamo e seguiamo poi il nuovo percorso tracciato tra i boschi, lontano dalla via principale. Visitiamo Marpha con le sue case imbiancate e sovrastate da imponenti cataste di legna, simbolo di ricchezza. Ottimo brandy di mele. Dal bhat in un piccolo ristorante locale ed arriviamo, dopo un triste giornata buia e ventosa, a Kalopani: guest house sempre piu' lussuose.

Giorno 14: Sveglia con vista su Nilgiri (7061m), Anna Sud e Dhaulagiri. Partiamo alla grande e ci lasciamo tutti alle spalle; seguiamo la strada verso Ghasa ma ad un certo punto si interrompe per il crollo di un ponte: cerchiamo di risalire e ridiscendere invano lungo il corso del fiume ma alla fine desistiamo; rientriamo a Kalopani sfiniti ed al buio percorrendo al stessa strada a ritroso (ganja trek), dopo 10 interminabili ore.

Giorno 15: Sfiniti dalla disavventura del giorno precedente, aspettiamo per ore un mezzo che ci porti fino a Tatopani; ci riusciamo in 7 ore utilizzando un camion ed una jeep. Recupero energie; agrumi quasi maturi pendono dagli alberi nel cortile della guest house.

Giorno 16: Parto e subito inizia un'infinita salita a base di gradini irregolari della durata di circa 7 ore, tra campi coltivati ed una serie continua di piccoli villaggi dalle case colorate; dal fondovalle risaliamo fino a Ghorepani, dove si viene ripagati dalla vista su tutto il massiccio del Dhaulagiri, dall'Anna Sud, Hiun Chuli e cime seminascoste di Anna 1 e Machhapuchhre.

Giorno 17: Alba mancata di poco a Poon hill e poi subito via attraverso foreste di rododendri su e giu' per valli; la stanchezza comincia a farsi sentire: tappa lunga e fin qui la piu' dura. Arrivo dopo 7 ore a Chomrong quasi in completa solitudine; per tutto il giorno vista sul sacro Machhapuchhre.

Giorno 18: Di nuovo in forze pronto per il tappone himalayano: 9 ore che mi porteranno vicino alla meta del campo base: le prime 5 di gradini in saliscendi mi spezzano le gambe, ma poi una salita lenta e graduale mi ridona fiducia ed energie. La valle innevata del Modi Khola al tramonto risulta quasi poetica; notte al Machhapuchhre Base Camp.

Giorno 19: Subito dopo l'alba mi dirigo verso l'Annapurna base camp, dove la vista spazia praticamente su tutto; riesco cosi' a vedere da vicino l'Annapurna 1 per la prima volta dopo 18 giorni di cammino, ma gia' dopo pochi minuti la sua cima viene incappucciata dalle nuvole. Ridiscendo per lo stesso sentiero dell'andata e passo in poche ora dal bianco accecante dei ghiacciai al verde intenso della foresta tropicale. Avvisto scimmie (langur) tra i rami degli alberi. Notte a Sinuwa con panorama stupendo sulla valle dalla veranda.

Giorno 20: Giornata conclusiva, con uno, due giorni di anticipo sul previsto; discesa tranquilla fino a Chame, poi il sentiero diviene una strada in parte carrabile, con perdita di fascino e punte di tristezza depressiva. In 8 ore sono a Nayapul e prendo al volo un bus per Pokhara, dove termina questo viaggio a zonzo tra le montagne dell'himalaya nepalese.


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7th January 2014

Exploring Nepal
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