Vacanze al mare Made in China


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Asia » China » Hainan » Sanya
February 3rd 2013
Published: February 26th 2013
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So che molti di voi scuoteranno la testa, pensando che il Mercante dopo tutto questo tempo trascorso in Oriente abbia dato fuori di matto, ma credetemi, vi posso assicurare che, almeno nel loro paese d'origine, i prodotti cinesi non sono poi cosi' male e la qualita' non e' quella di infimo livello da noi conosciuta nella lontana Europa. E' con questa ferma convinzione che decido quindi di prendermi una vera e propria vacanza "Made in China" tutta a base di sole, mare e palme da cocco; il luogo prescelto, nonche' l'unico adatto a tale scopo nel bel mezzo dell'inverno, e' la grande isola di Hainan, al largo delle coste del Guangdong, ed ormai a latitudini ben piu' che tropicali (il tropico del cancro passava per la tiepida Guangzhou...): qui il governo cinese sta promuovendo con tutte le sue forze lo sviluppo turistico della provincia, con lo scopo dichiarato di fare del posto una destinazione vacanziera di livello internazionale. Quali saranno le basi su cui si e' progettato questo sviluppo? E quali saranno i primi risultati? Ancora una volta il Mercante si prendera' il gravoso impegno di andare a dare un'occhiata e, armato di infradito ed occhiali da sole, lo ritroviamo in quello che e' a tutti gli effetti l'epicentro di questi grandi, epocali cambiamenti: Sanya. Per prima cosa bisogna ammettere che le basi su cui costruire non mancano di certo: temperature che oscillano tra i 30 ed i 20 gradi tutto l'anno, cielo limpido ed azzurro, mare blu quasi gradevolmente caldo e chilometri di spiaggie di sabbia bianca, per non parlare poi del verde delle palme da cocco che aiuta a riposare la vista messa a dura prova dai colori brillanti e luminosi di questo ambiente cosi' piacevolmente diverso da tutto cio' che il resto della Cina ha da offrire nella sua lunga e grigia stagione invernale. La citta' e' sicuramente in rapida espansione ed i suoi interminabili ingorghi stradali ne testimoniano le prime conseguenze, ma la sua incantevole posizione, racchiusa alle spalle da montagne ed affacciata sul mare con due grandi baie che ne riparano la costa, contribuisce a mantenerne intatta l'atmosfera e la vivibilita'; meta prediletta dai piu' freddolosi tra i cinesi del continente, in occasione del capodanno lunare e' del tutto impossibile trovare una camera a buon prezzo e le cifre durante questo periodo di altissima stagione subiscono sconsiderati aumenti anche del 150%; la presenza piu' vistosa e' pero' forse quella dei numerosi turisti russi, che si concentrano perlopiu' dalle parti della baia di Dadonghai, dove ormai tutto, dai negozi ai ristoranti, riporta cartelli bilingue, con a volte il russo addirittura come unica lingua utilizzata; sempre nella stessa zona si trova anche il miglior ostello della citta' e l'unico bar sulla spiaggia aperto fino a tarda notte, il tutto concentrato in un tranquillo quartiere sufficientemente lontano dal caos e dal trambusto del centro. Per essere una spiaggia di citta', Dadonghai non e' mai troppo affollata, forse per il timore tutto orientale di esporsi ai raggi del sole e scurirsi cosi' la pelle: prevalentemente bambini e uomini adulti osano avventurarsi in costume da bagno durante le ore piu' calde, mentre donne e giovani aspettano che si avvicini il tramonto oppure sfidano il pericolo bardandosi con lunghe tuniche, cappelli a larghe falde e l'immancabile ombrellino parasole; piu' frequentata ma sicuramente meno attraente e' la lunga e stretta spiaggia della baia di Sanya, in pieno centro, mentre, qualche chilometro fuori citta', la baia di Yalong ospita tutti i piu' grandi ed esclusivi hotel, lasciando a noi pezzenti solo un breve tratto di spiaggia pubblica dove poter godere della pace di questa zona. Mi dirigo ora sulla costa orientale dell'isola, nella sonnolenta citta' di Boao, con lo scopo di testare le attrattive di una parte dell'isola di Hainan meno battuta dai grandi flussi turistici internazionali: qui, come c'era da aspettarselo, i prezzi sono quasi dimezzati (7 euro per una singola), l'ambiente è più rustico ed autentico e la spiaggia praticamente deserta; le giornate trascorrono lentamente tra una tazza di tè, qui il passatempo più diffuso, ed un'avventurosa nuotata tra le acque agitate del Mar Cinese Meridionale, mentre al calar della sera ci si può sfamare in una delle numerose bancarelle che lungo la strada propongono di cucinarti ogni genere di prelibatezza anche solo lontanamente commestibile, il tutto annaffiato dalla miglior birra locale marca "Anchor" (60 centesimi per mezzo litro). L'unica nota negativa è rappresentata dagli enormi complessi residenziali costruiti a poche centinaia di metri dal bagnasciuga e frapposti tra il centro cittadino e l'accesso alla spiaggia; la natura si sta però prontamente prendendo la sua rivincita sulla sfrontatezza dell' uomo e, a seguito di uno dei numerosi tifoni che si abbattono sulla costa ogni stagione, la nuovissima passeggiata costruita sul lungomare è già franata rovinosamente nel mare, lasciando a tutti gli esterefatti visitatori una chiara testimonianza della forza degli elementi contrapposta alla fragilità (stupidità, arroganza...) dell'essere umano. L'isola di Hainan non è però solo spiaggie e mare: l'interno è in gran parte montuoso e ricoperto da una densa foresta tropicale; quasi nel suo centro geografico si trova il suo punto più elevato, la cima della montagna dalle cinque dita, il Wuzhishan. In questi territori, fino a poco tempo fa del tutto inesplorati, vivono le due minoranze etniche presenti sull'isola: i Li ed i più sfuggenti Miao; prorio per questo motivo mi spingo fino al piccolo villaggio di Shuiman, ai piedi del Wuzhishan, con la speranza di poter avvistare i mitici uomini gatto, ma forse anche solo per prendermi una pausa dai ritmi frenetici della dolce vita balneare assaporata sulla costa. Perso tra il folto della vegetazione e le umide nebbie del mattino, mi ritrovo piacevolmente sorpreso dal constatare anche qui tra i Li l'abitudine di masticare noci di areca accompagnate da foglie di betel, come in tante altre parti dell' Asia e soprattutto del subcontinente indiano (il "Paan"), testimoniata dalle numerose macchie sanguinolente che decorano l'asfalto ed altri punti strategici lungo la strada; nessuna notizia invece degli uomini gatto, rifugiatisi da tempo nelle zone più impervie dell'entroterra, anche se arriverò poi a scoprire che il termine "Miao" non è altro che l'appellativo cinese utilizzato per indicare la grande famiglia delle popolazioni Hmong, presenti anche in altre zone del paese e dell'Asia Sud-Orientale; una doccia fredda per me che, attrezzato per l'occorrenza di finta pelliccia con tanto di lunga coda, già pregustavo sensazionali avventure in compagnia di rarissimi felini antropomorfi, con racconti in grado di far impallidire quelli sui più celebri uomini cinocefali delle Andamane, già narrati da un collega nel suo invidiato Libro delle meraviglie. Poco importa comunque, rincuorato dalla consapevolezza che anche i prossimi viaggi mi condurranno verso terre lontane e misteriose, popolate da altre strane genti in attesa che un solitario mercante si avventuri fin dalle loro parti, sempre masticando paan naturalmente....


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